Janeleggedinotte
Il male non ha eroi
Il male non ha eroi
(Antonj Donegà, Jacopo M. Pagliari)
Come sempre quando leggo un romanzo, la mia attenzione è catturata da uno o due personaggi principali, che di solito fungono da catalizzatori della trama, a dire il vero il più delle volte mi affeziono soltanto a uno o due personaggi.
Succede probabilmente a tutti i lettori di proiettare aspetti del Sé, scissi e rimossi, nella trama e nei suoi personaggi, tuttavia a volte inciampi in una storia diversa dai soliti thriller in circolazione, con quell’atmosfera gotica, terrificante e che ti genera un’inquietudine di fondo rafforzata da quel chiodo fisso che si ficca nel tuo cervello, “Ma come andrà a finire?”. Questo è l’effetto che mi ha sollecitato la lettura de “Il male non ha eroi” ambientato nella Londra del primo conflitto mondiale, vede come protagonista un ragazzino dai capelli rossi, William che dietro la promessa di ricevere una ingente somma di denaro, entra in una sontuosa villa nel quartiere di Soho, e ruba un antico artefatto. Ignaro di aver generato un “cataclisma”, poiché tutti sembrano volere il prezioso oggetto, Will si ritrova a scappare per le vie di Londra. Il rocambolesco inseguimento, produce effetti inaspettati, prima di tutto l’incontro con la fantastica Elisabeth (Betty) cantante e ballerina in un night club, tosta e provata da un ex marito manesco, si lascia intenerire dal giovane fuggitivo e lo prende sotto la sua ala. Da questo momento in poi, un’escalation di eventi piomba addosso a Betty e Will, e altri personaggi perfettamente disegnati a livello psicologico, si inseriscono nella trama. Senza nulla togliere alla dimensione storica perfettamente ricreata, per esempio nel flashback in cui il lettore viene catapultato nella suggestiva città di Praga (1593), nella cornice di una comunità ebraica sottomessa e schiacciata dai primi segni di antisemitismo, qui l’incontro fra Yosef il gigante buono e la giovane Sarah Malach, sarà determinate per comprendere le gesta dei protagonisti, ma ciò che mi ha colpito è la volontà femminile intesa come attitudine all’emancipazione in Betty e Sarah.
Due donne che provengono da epoche diverse, sommerse dalle difficoltà, la prima lotta a colpi di pistola per salvare sé stessa dalle angherie maschili, e difendere il giovane William che si è cacciato in un guaio più grosso di lui, la seconda deve superare una grande prova di coraggio se vuole cancellare definitivamente Il Concilio dei Dimenticati, un ordine segreto di natura esoterica che riconduce i suoi piani ad un antico testo della Quaballah, capeggiato dal sadico Barone.
L’atmosfera alla Sherlock Holmes è perfettamente ricreata, fra un colpo di pistola e una mattanza di corpi appesi sui luridi e umidi muri londinesi, Betty aiutata dal Divinatore e da Dixie, scoprirà come usare l’antica scatola per difendersi da un imminente attacco. La trama è ricca di colpi di scena, e vi terrà sulle spine. Mi è impossibile ignorare Angus Thunderbeane, l’umile pescivendolo che si trova di punto in bianco nel ruolo di scultore del ghiaccio per un lavoro commissionato da una misteriosa fanciulla, e proprio come Betty, avrà l’opportunità di cambiare il corso della sua vita.
Consigliato a chi ama i thriller dall’ambientazione storico-esoterica, perché questo romanzo vi lascerà col fiato sospeso, sollecitando la vostra curiosità, con un epilogo che fa riflettere sulla genesi di una profonda ferita storica inferta all’umanità. Anche le relazioni fra i personaggi spingono nella direzione di un’autocorrezione come succede all’americano Dixie e al Divinatore, si odiano in modo feroce, tuttavia nel corso degli eventi riescono a entrare in mediazione nonostante le irremovibili divergenze. Tutti i personaggi del romanzo attraversano, secondo il mio punto di vista, un processo consapevole di metamorfosi psicologica, sudano le pene dell’inferno ma ce la fanno, superando dei grandi ostacoli e migliorando sé stessi. Il male non ha eroi, quindi… come giusto che sia.
- VIA
- Nerina Elena
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