Il Carnevale di Venezia: bellezza e veritÃ
Venezia. Il Carnevale rappresenta da sempre una festa del popolo, che ha origini antichissime. Le prime manifestazioni che richiamano il Carnevale risalgono a 4000 anni fa quando le dinastie faraoniche prevedevano feste e riti in onore della dea Iside, che simboleggiava la fertilità dei campi e il perpetuo rinnovarsi della vita. Venezia.
Il Carnevale rappresenta da sempre una festa del popolo, che ha origini antichissime. Le prime manifestazioni che richiamano il Carnevale risalgono a 4000 anni fa quando le dinastie faraoniche prevedevano feste e riti in onore della dea Iside, che simboleggiava la fertilità dei campi e il perpetuo rinnovarsi della vita. Da allora diverse culture hanno raccolto il significato del travestimento adattandolo alle proprie usanze, i Romani per esempio celebravano le feste in onore di Saturno, chiamate i Saturnali in cui venivano sospese le norme che regolavano i rapporti umani e sociali, fra schiavi, plebe e patriziato. Giorni in cui erompevano per le strade costumi estrosi ed esplosioni di frenesia incontrollata. Ancora oggi, mascherarsi per un giorno e indossare i panni di “un altro” è un modo per uscire dall’ordinario, per trasgredire ed esprimere velleità artistiche latenti, e talvolta desideri infantili repressi.
Coriandoli, frittelle e la voglia di mascherarsi non ha risparmiato nemmeno la sottoscritta. Di fatti, vestita da dama del Medioevo ho affrontato per la prima volta nella vita, il mitico Carnevale di Venezia. In occasione della mia uscita in maschera, l’entusiasmo e la sete di allegria, mi ha letteralmente travolto, tanto da farmi dimenticare le mie scarse doti con l’ago e il filo. Ho sempre considerato l’arte del cucito, un’attività per pochi eletti ed avevo ragione.
Infatti, quando ho deciso di lanciarmi in questa splendida avventura, insieme agli amici dell’’Associazione culturale Gente in Armonia di Riccione, ho ammirato il grande impegno e l’abilità che le signore più esperte hanno dedicato alla cucitura dei tessuti di velluto smerigliato foggiando i nostri abiti di immensa bellezza. Il tema scelto dall’Associazione è stato Re Art๠e i Cavalieri della tavola rotonda, accompagnati dagli arcieri, scudieri e dalle Dame. Gli abiti tutti realizzati a mano, con maestria e pazienza dai componenti dell’Associazione compresi le armature, elmi e scudi, hanno richiesto anche da parte degli uomini, capacità manuali e creative impensabili.
Una giornata di sole meravigliosa ha accolto in nostro arrivo Venezia e subito abbiamo notato una variegata kermesse di costumi, dirigersi in ogni direzione. Pierrot danzanti, il Doge di Venezia, e alcuni travestimenti tipici Veneziani come la bauta, una mantellina nera abbinata a un cappello a tricorno nero e a una maschera bianca che cela il viso, detta larva.
Il fulcro dello spettacolo era in Piazza San Marco, inutile dire che per arrivarci abbiamo camminato a passo di tartaruga, pressati da turisti euforici, alcuni a mezzogiorno già ubriachi, che insieme agli irriducibili giapponesi, ci fermavano ogni tre minuti per immortalare con tecnologiche macchine fotografiche, i nostri costumi. In piazza, il gioco delle maschere ha preso il sopravvento, musica e risate a non finire, valzer veneziani e persino noi Dame abbiamo ballato tenendoci per mano.
A fianco ai costumi più tradizionali, c’erano anche maschere contemporanee che ritraevano personaggi del telefilm poliziesco CSI, e del RIS. Una s
cena del crimine, bersagliando di scherzi gli ignari spettatori. Uomini e donne agghindati con tutine e cuffie bianche, ciabattine azzurre mimavano l’analisi di una scena del delitto.
In questi frangenti di allegria, in cui ti senti catapultato in un’altra dimensione così diversa dalla realtà , non si può fare a meno di notare come il piacere edonistico che comporta dare il proprio personaggio in pasto allo sguardo del pubblico, sia in grado di sollecitare un sentimento di benessere e appartenenza al gruppo, o meglio a una collettività multietnica che in quel giorno di scherzo e gioia, dimentica le divergenze e le difficoltà del vivere quotidiano.
Così lo sguardo accigliato e pensieroso del vu cumprà , si tramuta in un sorriso di beata spensieratezza e coloro che chiedono l’elemosina si confondono nella folla, e coperti di coriandoli non trasmettono quel tipico sentimento di tristezza che di solito, colpisce chi ascolta le parole dette persone meno fortunate. Allo stesso modo, genitori e figli si stringono vicini e ognuno con la sua maschera, ritrovano l’affetto in un abbraccio dimenticato, scordando per un po’ bisticci e incomprensioni. Al ritorno dalla nostra sfilata, prima di salire sul traghetto, ho conosciuto una signora francese, originaria di Grenoble, la quale ammirata dai costumi, mi ha raccontato che da giovane aveva fatto la sarta per una ditta di Parigi che produceva abiti per il teatro, e con una punta di invidia si è complimentata per il risultato del nostro lavoro, svelandomi che avrebbe voluto indossare anche lei il mio abito rosso corallo.
E’ proprio vero, il Carnevale di Venezia con i suoi travestimenti unita alla cornice storico culturale della città , non a caso definita la più bella del mondo, regala sensazioni uniche e forti emozioni che si riflettono negli sguardi coperti e misteriosi di migliaia di maschere, accorse per narrare in pochi giorni, il ricordo di un’epoca passata, la tradizione, il gioco nello stare insieme e il sentimento di pace che li accomuna. Il traghetto era già partito, quando alle mie spalle il tramonto su Venezia, rendeva l’atmosfera magica e indimenticabile.
* Lo Speciale Carnevale di Venezia è firmato da Nez e Marco Sarti per le immagini fotografiche riservate a Edizioni Damiano*
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