Editoriale
E’ tutto in prestito nella vita
“Tutto ci può venire tolto, quando si scompare. E’ tutto in prestito nella vita. Tutto” (Gianni Agnelli.)- 24 Gennaio 2003, nel giorno in cui tutta la famiglia a Torino pronta a riunirsi in quella che fu la prima officina FIAT, per decretare il rilancio dell’azienda, muore Gianni Agnelli. Per la gente comune “l’Avvocato”.
Una morte preannunciata da gravi sofferenze, ma che non ha colto, certo impreparato il Signor FIAT che già da tempo aveva deciso di investire il fratello e il nipote come “nuovi comandanti” a capo dell’industria di famiglia. Mancavano solo le ultime formalità , ma l’Avvocato non era amante di queste cose. Cerimoniali inutili e noiosi che sarebbero potuti diventare addirittura opprimenti per un uomo dinamico come lui. Gianni Agnelli chiude gli occhi sul mondo che tanto amava con la solita riservatezza ed educazione che lo hanno caratterizzato durante tutta la sua vita e che gli hanno permesso di essere tanto amato, non solo dalla “gente che conta” ma, soprattutto dalla gente comune.
L’Avvocato lascia un mondo che lo ha sempre visto come protagonista: un capace capitano di industria, ineccepibile stratega economico, uomo ricchissimo ma soprattutto umile. Infatti, i due aggettivi che pi di altri caratterizzano la figura di Gianni Agnelli sono proprio l’umiltà e la signorilità che lo hanno fatto diventare un simbolo, non solo dell’economia, ma anche della vita degli italiani. Una volta disse di s “io non posso essere d’esempio a nessuno. Tutto quello che ho l’ho ereditato compreso gli uomini che hanno amministrato il mio patrimonio”. Questo può essere vero ma alla base c’era sempre lui. Il Signor Fiat, acuto conoscitore della gente e delle cose, con la capacità innata di anticipare i tempi, facendo anche scelte impopolari e opinabili, ma pur sempre scelte che si rivelarono, in seguito, perfettamente adeguate alla risoluzione del problema. Un vero stratega, un esempio vivente di imprenditore a tutto tondo. Seppe perfettamente superare momenti di dura depressione economica come la crisi petrolifera e gli “anni di piombo” tempi in cui il terrorismo imperversava senza risparmiare nessuno. Non ebbe paura di vendere il 15 per cento del pacchetto azionario del Gruppo Fiat al colonnello libico Gheddafi perché in quel momento il denaro gli avrebbe permesso di risollevare le sorti dell’azienda. Mossa economica svolta nella piena consapevolezza che fosse necessaria per poter poi riacquistare ci che aveva venduto. Aveva ragione salva il patrimonio della tanto amata Fiat e dieci anni dopo ricompra tutto, riportando le società del gruppo al pieno splendore. Tutto ci che Gianni Agnelli ha fatto si rivelato efficace. Tutto niente escluso.
Dalle minime espressioni esteriori alle pi difficili scelte imprenditoriali. Gianni Agnelli e resterà un mito: il suo atteggiamento, il suo modo di parlare con quell’inconfondibile erre, il Cartier d’oro portato sul polsino della camicia, lo stivaletto Tod’s calzato, con estrema disinvoltura, sotto abiti eleganti, le mani curatissime, persino la sua effervescente vitalità . Tutto ha contribuito alla consolidazione della figura del Sig. FIAT. Era solito, durante il fine settimane, prendere l’elicottero la mattina per andare a sciare in Svizzera, per poi, durante il pomeriggio riprendere il jet privato per tuffarsi nel mare di Sardegna. Tutto era permesso ad Agnelli, tutto tranne i sentimenti. E, probabilmente il velo di tristezza, che caratterizza il suo sguardo dimostra come un uomo di successo, con tutto il mondo ai piedi fosse, fondamentalmente insoddisfatto per la mancanza di affetti. La morte precoce dei genitori, la morte di un figlio incompreso, la morte del nipote tanto amato. Tutte tragiche scomparse che non solo hanno segnato il volto dell’Avvocato aggiungendo di volta in volta qualche ruga in pi, ma che hanno segnato in modo irreparabile l’animo di un uomo, che, probabilmente, come spesso accade, chiuso troppo in se stesso, troppo impegnato a risolvere i problemi economici contingenti per poter avere il tempo da passare con i figli o con la moglie. Riportando le sue parole dette durante un intervista, credo si possa meglio capire, la vera mancanza di Gianni Agnelli: ” Non ho la stoffa del pedagogo e dell’educatore, tendo a lasciare che la gente faccia quello che pi gli piace”. Ma il prezzo da pagare, per la paura di amare, persino i figli, della paura di prendere delle responsabilità che riguardano altre persone, e non semplici conti contabili, si paga cara: il figlio si gettato dal cavalcavia di una strada in Liguria e nessun conto corrente bancario può riempire tale perdita. Forse questo uno dei prezzi che la vita ci costringe a pagare quando si troppo concentrati “a fare soldi”. E la vita non ha risparmiato nemmeno Gianni Agnelli che di soldi ne aveva davvero tanti.
Ciao Avvocato.