Vignettopoli
E’ complicato
E’ veramente complicato innamorarsi di nuovo di un ex marito? Secondo la regista Nancy Meyers, un revival fra ex coniugi è un evento conflittuale, divertente e potenzialmente catastrofico. Jane e Jake divorziati da dieci anni, con una brillante carriera a sorreggerli e figli felicemente realizzati, non sono proprio il modello di separati cui le pagine dei giornali e i tg ci hanno abituato negli ultimi anni.
I protagonisti di questa intelligente commedia vivono nella società americana dove “tutto è possibile”: Jane è una raffinata imprenditrice ed è proprietaria di una pasticceria molto in voga nella città di Santa Barbara. Jake, l’ex marito che si è risposato con una donna molto giovane, è un avvocato di grido. Entrambi quindi hanno sopportato bene la loro condizione di separati, grazie anche a una carriera gratificante, il che non è poco, e cosa ancora più importante, sono riusciti a mantenere dei rapporti sani e affettuosi con i loro figli. Ad aggiungere idillio all’idillio, è che il rapporto fra i due ex coniugi cammina sui binari della cordialità e dell’amicizia. Quindi cosa c’è di complicato?
La vicenda di Jane e Jake è interessante perché mostra che un evento traumatico come la rottura di un matrimonio, resta inevitabilmente tale e cela un sottofondo di crisi, anche quando le persone coinvolte fanno di tutto per andare d’accordo. Le dinamiche psicologiche coinvolte quando un legame di lunga durata si spezza, sono molto complesse, non solo per via dei sentimenti in gioco, o per il timore di restare soli, ma perché gli effetti collaterali si giocano dentro una matrice stratificata di relazioni, indispensabili per la vita di ciascun essere umano. In questa matrice relazionale, i soggetti principali sono in quest’ordine, figli, genitori dei rispettivi ex coniugi e amici. Ciascun soggetto porta con sé delle necessità narcisistiche che erano soddisfatte quando la coppia era unita. Certezze, abitudini e bisogni affettivi che si sfaldano lentamente, non appena la coppia vissuta come “ancora di salvataggio psicologica” si divide.
La coppia sposata regge molti equilibri senza rendersene conto, garantisce una continuità nella tradizione di famiglia, permette ai figli di trovare al ritorno da scuola le stesse consuetudini di vita dei propri coetanei, e perché no…riempie di orgoglio le rispettive suocere. Questi sono solo esempi, nel film è la reazione dei figli, lo sgomento associato a un sentimento di paura, che è illuminata dalla regia della Meyers. Ma non nel modo in cui ci aspettiamo. I figli sono spaventati dalla possibilità che “mamma e papà “ tornino insieme. Dopo dieci anni di separazione, la matrice relazionale familiare aveva ristabilito dei nuovi equilibri atti a garantire sicurezza e benessere.
Il riacceso colpo di fulmine fra Jane e Jake ha l’effetto di un elettroshock.
Durante la cerimonia di diploma di uno dei loro figli, rimasti soli, i due cenano insieme e si scolano diverse bottiglie di vino. Fra un bicchiere e l’altro, riaffiorano i ricordi più belli di un matrimonio durato diciannove anni, e dopo un ballo sfrenato sulla pista, i protagonisti over 50 scoprono di provare ancora una forte passione l’uno per l’altra e finiscono a letto insieme. Jane intrattiene all’insaputa di tutti, una relazione clandestina con l’ex marito, una scelta che la rende ansiosa, perché si deve confrontare con un ruolo inaspettato, mai “recitato” prima, quello dell’Altra Donna.
Jane diventa la rivale della donna che otto anni prima gli aveva “sottratto” il marito. Jane, finalmente esce fuori dall’immagine ideale di manager in carriera e madre perfetta, per catapultarsi dentro una dimensione più leggera della sua esistenza. Jane lascia che il desiderio occupi il posto della ragione, e il nuovo atteggiamento mentale è catalizzatore di energie positive e di nuovi amori. Infatti, Jane inizia un flirt con Adam, un architetto divorziato al quale ha assegnato il compito di ristrutturare la cucina della sua abitazione.
Il triangolo amoroso è un’esperienza proibita ed eccitante, così la vive la nostra protagonista la quale nonostante gli evidenti dubbi, ci è finita dentro per caso, ovvero lasciando parlare il cuore. Il cibo è un altro aspetto fondamentale in questo film, esso è legato al desiderio di emancipazione sessuale della protagonista, che si esprime attraverso il progetto di allagare le dimensioni della cucina. La casa e soprattutto la cucina, simbolicamente rappresentano il luogo in cui Jane esercita il convivio familiare, in cui il cibo assume il potere di unire le vite di tante persone. Il rapporto di Jane con il cibo, in particolare i dolci, è indicativo per capire la psicologia del suo personaggio. Jane ha fatto dei dolci la sua passione di vita, che ha sublimato trasformandola in un affare remunerativo. In diverse scene, osserviamo Jane preparare dolci prelibati per i figli, una in particolare ha destato la mia attenzione, quando una sera mostra ad Adam come preparare un croissant al cioccolato. In questo caso Jane usa il cibo in modo seduttivo, creare un dolce non è più un affare o un affare di famiglia, ma per la nuova Jane è qualcosa di personale.
Il gioco della seduzione iniziato con Jake si esprime nel nuovo rapporto con il cibo, un amore ritrovato. Jake e il cibo sono simbolicamente sullo stesso piano: divertenti, godibili e appassionati. Jane ha riscoperto nei dolci la seduzione, mentre con Jake ha ritrovato la passione fisica. Il pregio di questo film sta proprio nel fatto di aver reso così sottile e profondo il legame inconscio fra cibo e sessualità. Meyers sconfigge tutti i tabù . Se la società patriarcale ci ha insegnato che la donna è realizzata solo quando si prende cura dei figli e del marito, la realtà cinematografica e non, ci dimostra il contrario: Jane è indipendente economicamente e accetta con serenità l’abbandono della casa da parte dei figli. Se la vecchia generazione voleva che una donna separata, lasciata dal marito tenesse il lutto per tutta la vita, sappiamo bene (e per fortuna) che ci sono anche altre strade da percorrere. Jane non solo riaccende un amore spento, ma si lascia travolgere anche dai sentimenti che prova per Adam. Non è più sconveniente o moralmente riprovevole che una donna ami due uomini contemporaneamente, o si senta sedotta dal rischio e dall’avventura. Jane sperimenta entrambe le cose e ciò produce degli effetti positivi sulla sua autostima.
Trovo interessante e “politically correct” quando il cinema dedica maggiore attenzione al sesso fra ultra cinquantenni. Jane e Jake personaggi della finzione, vivono una sessualità genuina e reale. La passione è una risorsa dell’Io, come un seme che può germogliare a qualsiasi età, e sinonimo di vita. Jane si lascia andare nella mente, diventa meno rigida e inflessibile, il suo corpo la segue e il desiderio ricomincia a scorrere nelle sue vene. L’aver perso Jake dieci anni prima, non è più una “sottrazione” di amore, la protagonista riconsidera il lutto subito (il divorzio) in modo più sereno, lo accetta come un evento importante e indispensabile per entrare in contatto con se stessa e comprende che Jake è stato, ma non sarà il compagno di vita.
Dr.ssa Nerina Zarabara
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