Editoriale
L’EU A KIEV: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA
“Il viaggio della speranza” non si è trasformato in quello che il mondo sperava: una possibile pacificazione da parte dell’Ucraina, per riuscire ad aprire dei negoziati seri e impedire lo sfociare di una terribile Terza Guerra Mondiale.
Lo spettacolino che ha accolto i tre “coraggiosi” nonostante la preoccupazione globale, aveva un suo schema, tutto sotto i riflettori, visite guidate sulla tragicità degli eventi e, il risultato atteso da Zelensky, dalle parole di Draghi (l’Italia vuole l’Ucraina in Europa) e degli altri partecipanti all’incontro che hanno ribadito il concetto espresso dal nostro Premier, facendolo proprio ‘la UE vuole l’Ucraina’.’ La domanda sorge spontanea, direbbe Marzullo: ma Zelensky lo sa, che è solo il primo passo, non l’accettazione veloce, di una strada che dovrà percorrere e che comporta delle regole? Che l’aver ribadito un concetto ampiamente espresso dall’Europa ed è quello che siamo tutti per la Pace.
Si, pare l’abbia capito o quantomeno, in base alle dichiarazione e ringraziamenti che fa, pubblicamente, ha compreso che è solo il primo passo. Ma c’è un desiderio di accelerazione che preoccupa e non solo l’Europa. Il 21 giugno, Draghi, riferirà, in Parlamento. Le comunicazioni del Presidente del Consiglio, dovrebbero toccare l’annosa questione, armi e gas, visto che la stampa ha tuonato a vuoto e la Costituzione non impedisce l’invio o quantomeno, non per offesa ma per difesa del nostro Paese. Certo è, che le scappatoie interpretative, le troviamo sempre.
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- Carolina Spark