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BASTA CHE FUNZIONI
Boris e Melodie sono la coppia protagonista di questa effervescente commedia del maestro Woody Allen, alle prese di nuovo con i temi che preferisce: l’amore, il conflitto madre e figlia, la critica alla società e più in generale la crisi dell’uomo. In verità, come spesso accade nel linguaggio “alleniano”, il personaggio pilota dell’intera vicenda è un uomo egocentrico, nevrotico e intellettualmente superiore alla media.
Egli funge da mediatore anche per gli altri personaggi del film, la sua analisi impeccabile e logorroica della realtà è indispensabile per far emergere i conflitti e la mediocrità di chi gli gira intorno. L’Altro rappresenta per Boris Yellnikoff, fisico di fama internazionale, uno specchio narcisista in cui denigrare il mondo interpersonale con lo scopo di idealizzare se stesso.
Lo sfondo della vicenda narrata è ancora una volta New York, l’appartamento di Boris, in cui vive solo da quando è stato lasciato dalla moglie, è il crocevia dei personaggi principali della storia. La prima è Melodie, una giovane barbona del Mississippi che Boris ospita nel suo appartamento per una notte. L’atteggiamento rude e cinico dell’uomo non spaventa la giovane e sprovveduta ragazza, la quale con la scusa di voler trovare un lavoro, conquista la simpatia del padrone di casa fino a farsi sposare.
Che cos’hanno in comune un fisico di fama internazionale e una reginetta di bellezza in cerca di fortuna a New York? Assolutamente niente sul piano del reale ma in quello della finzione, che è poi la dimensione in cui ci s’innamora, molto. Melodie, è la classica bella ragazza, dolce, ingenua fino all’inverosimile e proprio per questo facile da gestire. La preda preferita di un uomo: una donna mansueta e disponibile. Boris rappresenta per la giovane Melodie, un sostituto paterno a livello inconscio, l’ancora cui aggrapparsi, le risposte che cerca dalla vita. La giovane idealizza l’intelligenza ostentata di Boris, e vi si rifugia.
Locandina film: Basta che funzioni di Woody AllenLa coppia inizia il suo gioco all’insegna di un copione ben preciso che si può chiamare “ Il professore e la lolita”, entrambi si muovono nel rapporto con strategie precise e automatizzate, finalizzate a trarre un vantaggio preciso. Boris, il primo giocatore denigra la stupidità di Melodie, in questo modo ricorda a se stesso quanto il suo sapere sia indispensabile agli altri, coltivando questa illusione rafforza un Io che appare ipertrofico ma sotto la scorza di cinismo, fondamentalmente fragile. L’altro giocatore, la partner attraverso il sapere di Boris, che cerca di far suo con scarsi risultati, s’illude di sviluppare un’identità unica e differenziata. Durante il primo periodo della convivenza con Boris, Melodie non riesce a integrarsi con i coetanei le cui opinioni giudica infantili e lontane dalla realtà, ciò che sta facendo è appropriarsi delle idee deliranti e iper-razionali di Boris, ma l’esercizio di questo “modello mentale” improntato al cinismo e alla razionalità la allontana dagli amici, e la fa sentire diversa. Melodie così come si era avvicinata a Boris alla ricerca di un guscio protettivo, se ne allontana non appena il primo baldo giovane, audace e nemmeno tanto intelligente, comincia a corteggiarla. La giovinezza e la stupidità, come direbbe Boris, hanno la meglio sul cervello del piccolo “vermetto” alias Melodie, e la giovane con un discorso importante e disinvolto, rompe il matrimonio con il burbero scienziato, mantenendo al contempo, quel fascino accattivante che l’aveva resa così “assurdamente” speciale agli occhi dello scienziato . Parallelamente, sopraggiungono altri personaggi, come la madre di Melodie.
Marietta, una cinquantenne fresca di separazione, giunge a New York all’improvviso e in preda alla disperazione chiede ospitalità alla figlia. Una donna repressa, religiosa e annoiata. Una donna che fugge perché soffocava dentro un matrimonio verso cui si era dedicata in modo unilaterale come se fosse la sua unica ragione di vita. Marietta la fuggitiva, evidente il parallelismo con la figlia Melodie, ha bisogno di ritrovare se stessa, di scoprire cosa nasconde sotto la maschera della massaia fedele e religiosa. Marietta rappresenta simbolicamente la crisi della donna moderna, la quale giunta a metà strada nella sua vita, si accorge di aver recitato un copione che non le apparteneva, e di essersi legata a un uomo fobico nei confronti delle potenzialità creative e femminili, per timore di affrontare un cambiamento.
Marietta amava scattare fotografie, ma il marito (John) le impediva di esercitare la sua passione con un atteggiamento passivo-aggressivo. Quando Marietta comprende che il tempo della sua vita sta scorrendo velocemente, fugge a New York. Qui, si leva la maschera e oltre a coltivare la passione per la fotografia, instaura un “menage a trois”, con due intellettuali newyorkesi che la stimano e la trattano come una Dea. Marietta trova in questa relazione a tre, un risarcimento per la sua autostima e scopre al contempo un piacere di natura sessuale prima a lei sconosciuto. Dopo il matrimonio fra Boris e Melodie, e la rinascita di Marietta, il regista svela un altro scenario di coppia molto attuale: l’amore omosessuale.
John, l’ex marito di Marietta, arriva in città con la speranza di riappacificarsi con la moglie, ovviamente il profondo cambiamento della donna lo sconvolge, per la prima volta comprende che la donna che aveva sposato non esisteva, era il risultato di un’identificazione immaginaria con un modello femminile rassicurante e inibito. Non è un caso che John, confidandosi con uno sconosciuto al bar, racconti che il sesso con Marietta non funzionava, non si sentiva a suo agio. John indossava la maschera dell’eterosessuale, e in un certo senso è grazie al coraggio di Marietta che per la prima volta osserva se stesso dentro lo specchio. E cosa vede? Un omosessuale. John, finalmente si libera dal moralismo, dalla paura, dalla ragione che lo imprigionavano dentro il copione del “marito-padre di famiglia” e insieme a un nuovo compagno, rinasce in un’identità più autentica.
Che ne è di Boris? Dopo essersi buttato per la seconda volta dalla finestra, atto simbolico di un esasperato sentimento depressivo di rifiuto e negazione, precipita sopra una sconosciuta. Ciò che il regista ci vuole dire dall’inizio del film è semplice e ben rappresentato dalla caduta di Boris sulla sua nuova compagna. Non serve impegnarsi tanto in una relazione, è il caso che domina la vita, gli eventi e anche l’amore, quindi, perché dannarsi tanto? Non serve il dramma, la passione esasperata per essere felici ma una relazione, che funzioni in modo spontaneo. Basta che funzioni, che il gioco della coppia dura il tempo che il caso avrà deciso di farlo durare. Così Boris, gettandosi dalla finestra, questa volta conosce casualmente una donna logorroica, intellettuale, e caparbia come lui, di professione “medium”. Forse più adatta a Boris, rispetto alla dolce e imbranata Melodie? Basta che funzioni!