Vignettopoli
Al Via il primo studio finanziato dal Fondo Daniele Amanti
Roma, 8 settembre 2010. Distrofia Muscolare Duchenne: un cromosoma artificiale per aprire la strada al trapianto di staminalei autologhe. Al via uno studio che interessa anche le mutazioni meno comuni della patologia, condotto dal team di Giulio Cossu, finanziato da Parent Project Onlus attraverso il Fondo Daniele Amanti. Sarà un cromosoma à la carte il prossimo passo per avvicinarsi alla terapia della distrofia muscolare di Duchenne.
I ricercatori del team di Giulio Cossu, della Divisione di Medicina Rigenerativa del San Raffaele di Milano, hanno avviato uno studio di ricerca per correggere geneticamente le cellule muscolari distrofiche di topo mediante un cromosoma artificiale umano e procedere al trapianto autologo, cioè senza donatore. Finanziato da Parent Project Onlus, attraverso il Fondo Daniele Amanti, la prima fase del progetto durerà tre anni.
La distrofia muscolare di Duchenne, rara patologia che porta alla degenerazione muscolare in un bambino maschio su 3.500, è dovuta a una mutazione nel gene della distrofina, proteina con ruolo strutturale e regolatorio nella cellula muscolare. I vari approcci terapeutici per correggere geneticamente le cellule difettose di chi ne è affetto, incontrano degli ostacoli a causa della complessità di questo gene, come ad esempio la sua grande dimensione. Con il cromosoma artificiale il gruppo milanese, in collaborazione con i ricercatori giapponesi della Tottori University, intende creare uno strumento ad hoc per affrontare queste difficoltà: da una sorta di ‘menù genetico’ i ricercatori potranno scegliere sequenze codificanti per la distrofina, sequenze regolatorie, fattori di differenziamento e proliferazione per ingegnerizzare il cromosoma in laboratorio e inserirlo poi in mesoangioblasti, le cellule staminali muscolari che servono al trapianto.
Con questo approccio, si dà la possibilità di correggere geneticamente i mesoangioblasti difettosi estratti dallo stesso paziente affetto da distrofia e procedere al trapianto autologo, evitando le complicanze del trapianto cellulare da donatore eterologo ed eliminando così il problema della compatibilità e le problematiche legate alla necessaria immunosoppressione. Il progetto di ricerca si affianca agli studi internazionali più promettenti per individuare una terapia.
“La terapia con cromosoma artificiale potrebbe essere applicata a qualsiasi paziente ma è lunga, complessa e molto costosa”, spiega Giulio Cossu. “Noi tutti ci auguriamo che nel frattempo altre terapie geniche più immediate funzionino e, in questo caso, i pazienti che sono eleggibili dovrebbero iniziare il trattamento. Tuttavia questo approccio terapeutico dà sicuramente speranza a quel 20-25% di pazienti che hanno delle mutazioni meno comuni che rischiano di restare escluse dalle tecniche genetiche oggi in fase di studio.” Il progetto è alla sua prima fase di sperimentazione sui topi. “Alla fine di questi tre anni vorremmo poter dimostrare che cellule umane corrette in questo modo sono in grado di formare distrofina in topi distrofici immunodeficienti. Non è pensabile in tre anni andare più lontano di così. Se tutto va bene, ci vorrà almeno il doppio degli anni prima di provare queste cellule sull’uomo”.
Difatti, uno degli studi più avanzati e promettenti a livello internazionale nel campo della terapia cellulare per la DMD è quello italiano portato avanti da Giulio Cossu dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano. La ricerca è basata sull’utilizzo dei mesoangioblasti, particolari cellule staminali normalmente associate ai vasi sanguigni identificate dal team di Cossu nel 2002 come cellule capaci di rigenerare il tessuto muscolare danneggiato e ripristinare la sua funzionalità. Uno degli aspetti più interessanti dei mesoangioblasti è che se introdotte nella circolazione sanguigna queste cellule sono in grado di migrare fuori dall’endotelio dei vasi e colonizzare i tessuti circostanti.
Il lavoro di Giulio Cossu riceverà, in tre anni, un finanziamento di 280 mila euro da Parent Project Onlus attraverso il Fondo Daniele Amanti nato nel 2009 per individuare e sostenere progetti di ricerca per le mutazioni meno frequenti tra quelle che causano la patologia. Un traguardo importante per l’associazione e, soprattutto, per Fabio Amanti, ideatore del Fondo e padre di Daniele, un bambino di tre anni e mezzo a cui è stata diagnosticata una mutazione molto rara nel gene della distrofina a soli sei mesi d’età.