Editoriale
La leggenda del Paese di Bengodi
“Sono otto milioni i veri ricchi in Italia, tutti gli altri…si danno da fare”. Nasce nel Medioevo la leggenda del paese di Bengodi, un sogno che nella mente delle persone di allora, suppliva a una realtà dove c’era la fame, la miseria, le malattie… Il Boccaccio nel Decamerone, in modo scherzoso riferisce a Calandrino del favoleggiante paese, facendosi beffe della sua condizione di recluso che si era scelto lontano da Firenze per sfuggire alla peste.
Bengodi o il paese della Cuccagna, è stato spesso ripreso da grandi autori, antichi e moderni, serviva, ironicamente, a evidenziare un malessere diffuso. Oggi, come allora, la favola resiste e si attualizza, installandosi nel teleschermo di casa. Dall’Albania, guardavano la nostra televisione e sognavano l’Italia, il nostro Paese era il loro Bengodi. Illusi, come lo siamo noi oggi, rapiti da “illusionisti” che si muovono tra luccichii e paillettes nell’incessante opera di persuasione volta a solidificare il loro “negozio” a discapito delle nostre povere botteghe a conduzione familiare.
Guardiamo al Bengodi nella speranza di poter partecipare alla rappresentazione elitaria. Che importa se ci imbarbarirà, rimbambirà o se cominceremo a pensare che sarebbe stato meglio fare l’escort o il tronista che studiare. E la politica? Non se la fila più nessuno, tutti se ne interessano proprio perché è in questo rinverdito teatrino che si muove la ricchezza, si avverte il potere e non per altro!
Nel paese di Bengodi, attraverso le gesta dei suoi abitanti, si confonde la storia reale con quella ideale, al solo scopo di allontanare l’attenzione della gente dai veri problemi e ,tra una querelle e l’altra, si muovono le piazze, si accendono gli animi, si raccolgono proseliti. I proseliti del nulla, che muovono aria fritta perché qualcuno gli fa credere che non è vero, che è così che si riscrive la storia del Paese. Il nostro o il loro?
Abbiamo esultato davanti allo strumento mediatico che favoriva l’alfabetizzazione e per effetto boomerang, abbiamo ottenuto un’istruzione dal basso profilo culturale con conseguente offuscamento delle capacità critiche e spettacoli di varietà a non finire.
Siamo diventati un “gregge” che pende dalle labbra dell’attore di turno, dalla pubblicità sapientemente orchestrata: a noi le merendine e agli otto milioni di “ricchi” la Mercedes, nuova bella e fiammante. A pensare con la nostra testa, facciamo proprio fatica. Tra uno slogan e l’altro, la manipolazione della massa involgarita segue la parola “demagogica” che forgia solo false opportunità per tutti, promesse che non vengono mantenute, produce caos, mette uno contro l’altro, facendo dimenticare le vere priorità, i problemi per i quali nessuno si dispera e fa nulla. Siamo solo interessati ai problemi di quattro tizi che tutto fanno, tranne quello per cui sono stati eletti.
“The show must go on”
E giù pagine di parole: editoriali bacchettoni per opera di moralisti dall’inchiostro facile; d’indifferenti senza profilo morale; di menefreghisti ad oltranza; di opportunisti che cavalcano l’onda per acquisire audience; di figli dei fiori in rinascita che professavano l’amore libero e che oggi plaudono al tam tam mediatico nel quale non si sarebbero mai riconosciuti trent’anni fa; di folle di lavoratori che attraverso la lotta avevano acquisito dei diritti inviolabili e oggi sono costretti ad abbassare la testa per colpa di chi non ha nessuna intenzione di guadagnare qualche miliardo di euro in meno; di donne indomite e liberate, che si schierano con altre donne che del loro corpo ne fanno una merce di scambio e dei miei scritti, che non sanno più dove andare a parare.
I siti delle escort, ieri prostitute, oggi donne manager del sesso, proliferano nel web e raccolgono sempre più estimatori che, insieme ai politici, fanno parte del vivace mondo di Bengodi, dove succede tutto e il contrario di tutto, ma ci si diverte un casino.
Mai, come in questi ultimi anni, tutto è fermo, tutto stagna e il “tanto non cambia niente” comincia a riflettere il pensiero di sempre più persone che comincino ad avere le tasche piene di tutti quei discorsi riferiti a escort bambine con le mani piene di soldi, a uomini di mezza età in imbarazzo a causa di feste colorate, o a signori che si sorprendono per immobili che si trovano tra capo e collo, ed altri ancora, che sbattono via migliaia di euro per vizietti che difficilmente riescono a nascondere.
Il Paese Italia è in balia di Bengodi, difatti, in quel luogo, gli abitanti si muovono su palcoscenici televisivi con giornalisti al seguito, trucco e parrucco. Dal più piccolo al più titolato degli onorevoli, li stiamo conoscendo tutti. Sono le nuove star. Le trasmissioni contenitore o di opinione, proliferano e dal giallo si passa al malaffare con una facilità da brivido. C’è sempre un duello politico in atto se fai zapping. Il piccolo schermo mantiene il trono e ispira, detta legge, condiziona e sposta l’interesse verso una partecipazione effimera ma che sembra sia animata da tutti. Ma siamo diventati solo un popolo malato di voyeurismo e di comparse oggetto.
Nessuno più si chiede se questo è giusto o sbagliato. Chi urla più forte, ha ragione. E tutti a urlare le parole di qualcun altro e mai le proprie. Chi lo fa a destra, chi a sinistra e chi, comincia a farlo anche da un centro resuscitato. E hanno tutti ragione a schiamazzare, questo è il problema! Ma il chiasso della gente? No, quello non si sente. E’ soffocato dalle mirabili azioni del popolo di Bengodi con i tappi alle orecchie che le parole o invocazioni d’aiuto non percepisce o non vuole ascoltare e sono sempre le solite domande mai rivedute e corrette: “E’ molto chiedere che si cominci a parlare dei problemi della gente e piantarla di sbatterci in faccia tutto questo “berlusconismo?”…o “Cosa c’importa di quest’uomo che butta i suoi soldi dalla finestra, troppi ne ha, continuerà a dormire la notte…” e ancora “Fate quello che dovete fare, l’importante è che almeno una forza politica pensi anche ai nostri interessi”
Secondo gli ultimi sondaggi, il 40% degli italiani non andrà a votare: indecisi, delusi, incavolati, astensionisti o inorriditi da un sistema che nessuno riesce a modificare. Quasi una metà del Paese Italia.
Il culto bengodiano vince sui problemi di un Paese che avrebbe bisogno di persone più serie alla sua conduzione ma è messo alla berlina in mezzo mondo. La scena è sempre quella: gli stessi protagonisti, gli stessi registi e le stesse comparse, noi, che assistiamo sempre alla solita rappresentazione.
Siamo così drogati dalla televisione parlamentare, da non riuscire più a smuovere nemmeno una cellulina grigia del nostro cervello per comprendere che nessuno, niente farà. Che sia l’ora di mandarli tutti in pensione? Di fissare un’età anche per loro, visto che per noi la ritoccano sempre? Chi l’ha detto che dobbiamo avere un Presidente con l’età del nonno? Un presidente del Consiglio che in una ditta qualsiasi sarebbe in pensione da un pezzo? Dove sono i giovani quarantenni che saprebbero muoversi meglio in politica – non ci vuole molto- ma non riescono ad emergere.
Le nuove leve ci sono, eccome… ma sono i delfini di gente che non ha la più pallida idea di cosa sia una visione d’insieme del nostro Paese perché troppo abbarbicati a convinzioni superate e ottocentesche. Siamo alle soglie del terzo millennio i balia degli umori di personaggi che nemmeno nel medioevo sarebbero riusciti a sopravvivere. Intanto, il popolo italiano ha una sfiducia netta nella magistratura, il paese è spaccato ed anziché raccogliere il 100% del consenso della gente, come dovrebbe essere, è messa alla gogna. Siamo al paradosso. Non si salva più nessuno. E andiamo avanti nella speranza che l’opposizione riesca a tradurre nella pratica un progetto di vita per la gente “qualunque” e poi, ci dimentichiamo che sono politici anche loro, in quello stesso paese di Bengodi.
A chi ci si deve affidare? Alla provvidenza! Continueremo a trastullarci con il telecomando alla ricerca di Santoro e Vespa, affinché intercedano per noi, alzino la voce al posto nostro? I giornalisti smuovono anche le montagne nel paese di Bengodi. Già, perché è proprio di quello che si continua a parlare: io, noi, voi… loro. Lì, si balla, si scrive, si gode e si mangia ma l’Italia è un’altra storia e ce la stiamo giocando a carte e quarant’otto. C’è chi chiede una tregua, che si ricominci a parlare dei veri problemi del paese Italia. Ma noi non siamo in guerra, quello che serve è il “buonsenso”. Zapping!
*Vignette di Nida per Edizioni Damiano. L’autrice del pezzo in un particolare della copertina del nuovo libro l’editoriale? di Gioia Corazza*