Costume & Società
“NON ESISTONO CAUSE PERSE” LO DICE L’AVV.DI STRADA
In Italia, sono sempre di più le persone che vivono in condizioni di disagio e le città, mostrano il rovescio della medaglia di una società opulenta, che traccia sempre più marcatamente, una linea di divisione tra chi ha e chi non ha. C’è un professionista, l’avv. Antonio Mumolo, che vi presentiamo in questa intervista, che da sempre si occupa degli ultimi, in costante aumento.
Chi è Antonio Mumolo e come nasce l’interesse per le fasce disagiate?
Come tante persone in Italia, fin da ragazzo ho dedicato parte del mio tempo al volontariato. Ero a Brindisi, la città in cui sono nato, quando arrivarono gli albanesi. Una umanità dolente bisognosa di tutto, stipata in una nave alla deriva della storia. Andai alla Caritas di Brindisi e mi misi a disposizione per tutto ciò che potevo fare. Ho visto famiglie vivere letteralmente in strada. Poi sono venuto a Bologna a studiare, sono diventato avvocato. E’ stato allora che ho pensato che potevo fare di più. Potevo restituire parte della mia fortuna a chi non aveva più niente utilizzando ciò che avevo studiato, potevo mettere la mia professione al servizio di chi non aveva la possibilità di pagare un avvocato.
Cosa si intende con avvocato di strada e quali target si rivolgono a Voi?
Facevo volontariato con l’associazione Piazza Grande, a Bologna, che si occupa delle persone senza dimora. Con gli altri soci volontari, anch’io scendevo in strada, una volta la settimana, per offrire un the caldo a queste persone e soprattutto per parlare con loro. Appena si è saputo in giro che ero un avvocato, a me chiedevano sempre e solo consulenze giuridiche. Ho capito che in strada c’era una grande fame di diritti e che potevo dedicare una parte del mio tempo libero al volontariato anche utilizzando le mie competenze professionali.
Così è nata l’idea di Avvocato di strada, una associazione di volontariato che offrisse tutela giuridica gratuita alle persone senza dimora (www.avvocatodistrada.it). Ciascuno di noi può dedicare qualche ora del proprio tempo libero al volontariato: visto che esisteva questa necessità, ho pensato di provare ad organizzare una risposta.
Siamo partiti in pochissimi ma a poco a poco sono arrivati molti volontari: non solo avvocati, ma anche neolaureati che potevano darci una mano nelle ricerche di giurisprudenza o pensionati che ci potevano gestire la segreteria. Una volta costruito un team di sessanta persone a Bologna, abbiamo provato a replicare quest’esperienza in altre città italiane. Sono passati vent’anni. Oggi siamo presenti in 59 città in Italia, le più grandi, dislocate in tutte le regioni. Con mille avvocati volontari, siamo lo studio legale più grande d’Italia e siamo anche quello che fattura meno, cioè zero. Gli utenti non pagano nulla. Inoltre, se si vince la causa e la controparte viene condannata a pagare le spese legali, l’avvocato, per statuto, deve devolvere il suo onorario all’associazione.
Quali sono i problemi maggiori che si trovano ad affrontare le persone che seguite?
Ai nostri sportelli si presentano ogni giorno persone che vivono in strada, uomini e donne, giovani o anziani, italiani o stranieri che hanno problemi di vario genere. Ci sono persone che si rivolgono a noi perché sono state multate perché dormivano su una panchina o perché hanno preso un foglio di via e sarebbero obbligati a lasciare la città dove si trovano. Altri si rivolgono a noi perché hanno subito aggressioni o sono stati derubati, perché hanno problematiche legate al recupero crediti di lavoro, al diritto previdenziale, alla patria potestà e ai figli minori. Poi ci sono tanti altri che si rivolgono a noi per uno dei problemi principali da noi affrontati: quello della residenza anagrafica. Chi vive in strada perde presto la residenza, e con essa viene privato di tanti diritti fondamentali: non riesce a trovare un lavoro, non può aprire una partita IVA, non può più votare, non può ricevere nemmeno il reddito di cittadinanza e non ha diritto alle cure nemmeno al medico di base e quindi può curarsi solo attraverso il pronto soccorso. In Italia la residenza anagrafica è talmente importante che la legge obbliga i Comuni ad iscrivere all’anagrafe tutte le persone che vivono in un dato territorio, anche se dormono in strada. I Comuni, però, troppo spesso, e con varie scuse, preferiscono negare la residenza a chi vive in strada, come documentato in una nostra recente ricerca (https://www.avvocatodistrada.it/senza-tetto-non-senza-diritti-il-nostro-rapporto-di-ricerca-su-residenza-anagrafica-e-persone-senza-dimora/).
Allora interveniamo noi, per ottenere attraverso i Tribunali un diritto ingiustamente negato.
Come avviene il reinserimento nel lavoro di chi lo ha perduto e con quali realtà religiose e non collaborate?
Noi non ci occupiamo di reinserimento lavorativo ma lo rendiamo possibile, restituendo alle persone il loro diritto alla residenza. Una volta ottenuta la residenza le persone possono rivolgersi ai vari soggetti sul territorio che si occupano di far incontrare domanda e offerta di lavoro.
Collaboriamo poi con tante altre associazioni, laiche e cattoliche e con i servizi sociali dei vari territori. Collaboriamo, tra le tante associazioni, con Emergency, Medici senza frontiere, Caritas, Papa Giovanni XXIII.
Oltre la metà dei nostri sportelli sul territorio sono stati aperti presso sedi messe a disposizione dalle Caritas. Lo sportello psicologico e gli alloggi convenzionati
Noi ci occupiamo di tutela dei diritti. In alcuni casi, vicino ai nostri sportelli, sono nati quelli degli psicologi di strada, che aiutano le persone senza dimora anche dal punto di vista psicologico.
Storie particolari che ha conosciuto
Ce ne sono tanti, ma le vorrei raccontare il primo caso in assoluto che abbiamo seguito. Faccio una digressione: la questione per cui veniamo contattati più spesso è la residenza, cioè l’iscrizione all’anagrafe del Comune in cui si vive. È la madre di tutte le nostre battaglie ed è dirimente perché, senza residenza, dalla strada non si esce. E non è vero che le persone finiscono in strada per scelta. Nel 99 per cento dei casi sono padri divorziati, lavoratori licenziati ma difficilmente ricollocabili perché over 50, imprenditori falliti, pensionati, persone che sognano di tornare ad avere un tetto sopra la testa. Cosa succede quando una persona non riesce più a pagare l’affitto? Succede che viene sfrattata e qualcuno va a vivere nel suo ex-appartamento, ottenendo appunto la residenza. In quel momento viene cancellata l’iscrizione all’anagrafe di chi abitava prima in quell’appartamento. Peccato che in Italia alla iscrizione all’anagrafe (ovvero alla residenza) siano legati alcuni diritti fondamentali. Senza residenza non si può usufruire dei servizi sociali e previdenziali (reddito di cittadinanza compreso), non si può firmare un contratto di lavoro né aprire una partita Iva, si perde il diritto di voto, si ha diritto soltanto al pronto soccorso e non al medico di base. Pensiamo a cosa significhi in tempi di pandemia.
La prima persona che si è rivolta a noi aveva avuto in passato problemi con l’alcool, passava le notti in un dormitorio pubblico e voleva provare a rientrare nel mondo del lavoro, come pranoterapeuta. E voleva farlo onestamente, rilasciando fattura. La Camera di Commercio ha respinto la richiesta di apertura della partita Iva, perché la persona era priva di residenza; il Comune ha respinto la richiesta di residenza; così siamo subentrati noi. Abbiamo scritto all’ufficio anagrafe e, di fronte a un nuovo “no”, abbiamo fatto causa d’urgenza al Comune di Bologna. Quella causa l’abbiamo vinta.
Dopo una settimana, abbiamo scritto al Comune di Bologna chiedendo la residenza per le altre quattrocento persone ospitate dai dormitori bolognesi ed il Comune ha accolto le richieste. Grazie a questo, c’è chi ha potuto chiedere la pensione, c’è chi ha potuto fare domanda per una casa popolare, c’è chi ha potuto cercare e trovare un lavoro. Tanti sono usciti dalla strada. Eppure, ancora oggi la maggior parte delle cause di cui occupiamo è relativa proprio alla residenza, perché tanti Comuni sono restii a concederla.
Il ruolo dei servizi sociali e della politica
Io ho sempre cercato di coltivare la mia passione per la politica.
Sono stato segretario per 3 anni della storica sezione “Bolognina”, che ho aperto alle associazioni di volontariato. Sono stato consigliere comunale a Bologna ed oggi sono Consigliere regionale in Emilia Romagna. Sono stato relatore della prima legge di contrasto alle mafie della regione Emilia Romagna. Ho presentato, e fatto approvare, una proposta di legge per dare un medico di base alle persone senza dimora, che oggi in Emilia Romagna possono usufruire del medico di base come tutti noi e non solo di prestazioni di pronto soccorso.
Il volontariato è molto importante, è la risposta sociale a bisogni che esistono, ma la politica è ancora più importante perché, attraverso le leggi, può risolvere quei problemi alla radice e dare risposta a tutti i cittadini.
Come nasce il giornale Piazza Grande e chi vi collabora?
Nel 1993 a Bologna, in una fumosa assemblea che si teneva in un dormitorio pubblico, decidemmo, in tante e tanti, di realizzare un giornale di strada, redatto e distribuito dalle persone senza dimora, con il fondamentale aiuto di giornalisti professionisti che insegnavano alle persone senza dimora come scrivere i “pezzi”.
L’idea era che vendere un giornale era molto diverso che tendere la mano per chiedere l’elemosina e poteva diventare un lavoro che consentisse alle persone di uscire dalla strada.
Il giornale si chiamava Piazza Grande e attorno al giornale nacque l’Associazione amici di Piazza Grande, che aveva lo scopo anche di ideare e realizzare progetti di auto aiuto che consentissero alle persone in difficoltà di rientrare nel mondo del lavoro
Tante le iniziative sorte negli anni: dopo il primo giornale in Europa redatto e distribuito dai senza fissa dimora (“Piazza grande”) nacquero due cooperative sociali, una sartoria, un bicicentro, una compagnia teatrale e tanto altro.
Prossimi eventi con persone da Voi seguite
Avvocato di strada organizza, ogni anno, decine di eventi pubblici, riunioni, seminari e iniziative finalizzate a discutere dei temi della povertà.
Tutte queste iniziative sono riportate nel nostro sito il cui indirizzo è www.avvocatodistrada.it
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