Vignettopoli
L’ISLANDA DI LUTHER BLISSETT
A metà degli anni ’90 uno spettro si aggirava sulla carta stampata: Luther Blissett. Prima c’era l’informazione ufficiale conformista e manipolata e c’era la controinformazione che cercava di ristabilire la verità.
C’era una vergognosa sproporzione di mezzi a favore della prima e pure molta faccia tosta nel nascondere l’evidenza, ma c’era ancora un brandello di pudore che impediva di sfondare definitivamente la barriera tra vero e falso: si ammantava, si metteva in evidenza quello che non aveva ragione di essere in evidenza, si faceva un po’ di maquillage alla verità, ma un po’ di rispetto per i fatti, e che diamine, c’era. Poi arrivò lui, Luther Blissett. E incominciò a rifilare patacche colossali alla stampa, alla radio, alla televisione e a tutti i mezzi di comunicazione che le rimbalzavano come cretini, oltrepassando tutte le soglie del ridicolo. Ruppe l’argine tra verità comode e scomode e inquinò le acque di entrambe, l’informazione entrò in cortocircuito e non ci si capì più niente. Tanto per dare un’idea della gloria delle sue gesta una volta un quotidiano rese pubblica la confessione di una prostituta che ammetteva di aver infettato intenzionalmente dell’AIDS migliaia di clienti e Bologna conobbe momenti d’isteria collettiva.
Era una leggenda metropolitana che girava da anni, ma sia il quotidiano, sia tre quarti di Bologna si bevvero quella palla siderale: l’altro quarto erano quelli non in età da riproduzione. Per la precisione Luther Blissett non era una biografia, ma un soggetto collettivo: della serie “chi prima arrivava la sparava grossa”. Se si fosse trattato solo di goliardia questo fenomeno non sarebbe stato degno di menzione, se non per rilevare lo stato di rimbambimento universale degli attori e dei fruitori dell’informazione. Si trattava invece di un gesto politico conseguente a quest’analisi: l’informazione “di regime” è bugiarda e non è possibile batterla dall’esterno contrapponendole la verità “rivoluzionaria”: bisogna roderla dall’interno come un cancro, spezzarne i circuiti, mandarla in tilt. Insomma dalla “verità è sempre rivoluzionaria” di Gramsci alla “bugia è sempre rivoluzionaria” di Luther Blissett. Dalla gioiosa goliardia di Luther Blissett che si divertiva a mandare in black out la comunicazione alla triste malafede dell’ideologia il passo è breve. Il Luther Blissett bizzarro e mattacchione è invecchiato ed è diventato subdolo e torbido: la bufala dell’Island che ha ripudiato il debito sovrano non serviva a scardinare alcun sistema di diffusione di una realtà da rotocalco, era solo rigurgito ideologico: la realtà non è quella che si desume dall’analisi, ma è la proiezione della propria visione del mondo.
Brutto seme, l’ideologia: non risparmia niente neanche la più chiara evidenza dei fatti. Non c’è niente di peggio per la democrazia, che invece è confronto dialettico fondato sull’onestà dei punti di vista. Quindi siccome è un po’ difficile che in Italia passi l’idea stravagante e nel contempo atroce che si possa dichiarare default, allora diventa lecito inventarsi di sana pianta che l’Islanda l’ha fatto, ed ora sono tutti felici e contenti: solo ai tempi del fascismo si era arrivati ad un tale livello di mortificazione della realtà. E’ sconcertante come si possa confondere un gallinaio che discute sul nulla con la democrazia. Che non è solo assenza di bavaglio, ma qualcosa di più impegnativo: confronto aperto con cognizione di causa. Perché se non sai di cosa stai parlando la tua opinione è ininfluente e alla fine le decisioni ti passeranno sulla testa. E, soprattutto, discussione deve vertere su dati presentati onestamente. Perché viviamo in un’era d’informazione frammentata, policentrica, fondata su saperi specializzati, per cui per il cittadino che non appartiene alla “casta” di un sapere particolare è già difficile in partenza avere uno sguardo “consapevole” su eventi e processi complessi, figuriamoci se in questo caos comunicativo s’inseriscono mestatori intenzionali che confondono ancora di più le acque. Sedicenti rivoluzionari che danno il colpo di grazia ad una democrazia che si sta già svuotando per “incompetenza”. Perché sappiamo sempre meno di questo mondo che diventa sempre più grande. Mai come adesso la verità è stata rivoluzionaria, mai come adesso la menzogna è stata reazionaria.