Il Lettorante
La prima e l’ultima giovinezza
Se scriviamo come Eraclito, possiamo dire che la giovinezza è la prima vecchiaia mentre la senilità è l’ultima giovinezza. In effetti, le età di un uomo si confondono e non c’è mai uno spartiacque netto tra l’una e l’altra.
Se la saggezza è una delle caratteristiche della vecchiaia, non è infrequente incontrare qualche giovane più maturo di un adulto. E’ stato detto che talvolta la gioventù non finisce mai e, in effetti, si può incontrare un adulto con piglio giovanile che magari quasi avvicinandosi al secolo cammina con passo sostenuto. Tuttavia c’è differenza tra un adulto ancora giovane almeno nello spirito e un adulto dal piglio giovanilistico, appunto per questo ridicolo, perché non sa invecchiare. Sapere invecchiare è un’arte sulla quale hanno meditato tanti pensatori e scrittori fin dall’epoca greco-romana. La senilità, anzi, era considerata un’età di privilegi, l’età della raccolta, della maturità di carattere, del controllo dei sensi, dello spegnersi delle passioni. Mentre la giovinezza è considerata l’età dell’anarchia, egli entusiasmi, dei divertimenti. La superficialità non appartiene specificamente a nessuna età in particolare, ma è possibile sempre, in quanto connotato più del carattere che del tempo. Invece, la spensieratezza sembrerebbe più appartenere alla giovinezza, età della “beatitudine”. Così l’innocenza, una certa “innocenza”, rimanda alla gioventù, mentre è della senilità la pazienza, il calcolo, e una certa tenerezza. Si parla anche di una “tenera età”, ma in un senso differente, ossia nel senso di una personalità ancora incerta, instabile, e malleabile. Il tempo sembra indurire il carattere e i sentimenti e dunque la senilità si caratterizzerebbe per uno stare più vicino ad una quercia, mentre la giovinezza avrebbe la malleabilità di un giunco. Ma bisogna essere capaci di invecchiare, è un’arte che richiede attenzione e pratica. Si dice che taluno invecchia male; è perché probabilmente non è capace di allontanarsi dalla passione giovanile. Passione giovanile; è ilo fuoco dei sensi. Il sesso è certamente un’espressione del corpo che lungo gli anni cambia con le età. Ecco, il corpo è il luogo in cui le stagioni della vita esercitano se stesse e si esprimono. Il corpo ha il suo invecchiamento che non sempre coincide con quello della mente. Il corpo è percorso dal tempo che scandisce le sue stagioni. Un corpo giovane è un corpo flessibile, agile, attivo, reattivo, mentre un corpo senile rallenta, pesa, necessita di un’attenzione che il corpo giovane non ha. Mentre si dice che la gioventù “passa”, la vecchiaia non passa più e tutti i cambiamenti alla fine si fermano.
C’è stata un’epoca in cui si “scoprirono” i giovani, diventando una categoria, protagonista assoluta della scena sociale e politica. Sono stati gli anni del “68”, anni in cui la senilità sembrava essere assente, Il mondo parlava giovane e si sentiva giovane. Oggi, invece, si parla di società invecchiata vecchia, di invecchiamento di ogni cosa. Oggi è “bello” essere vecchi. Si è passati da una società dei figli(dei fiori) ad una società di “nonni”(almeno in Italia). Un’età che non compare quasi mai nelle letture e nelle analisi sociologiche è l’”età di mezzo” o la mezza età, che corrisponde all’età adulta, in cui la persona abbandona la giovinezza per raggiungere una formazione matura e tuttavia non è ancora entrata nella dimensione della senilità. Luigi Pirandello pubblicò nel 1913 un romanzo appunto dal titolo “I vecchi e i giovani”; età delle illusioni, la giovinezza, età del disincanto la senilità. Ma c’è un sentimento che rimescola le carte e le età, per concludere, è l’amore, capace di ringiovanire e di invecchiare colui che ne viene catturato. Amore giovane, giovane amore, amore maturo e vecchio, vecchio amore. Si dice, appunto che l’amore non ha età; ecco, pure ha le sue stagioni, le stagioni del cuore. Età dell’amore.