Vignettopoli
Di Cataldo- Millacci: horror tra le pareti di casa?
Roma. Poche ore fa abbiamo assistito ad una nuova evoluzione del social network. Inizialmente Facebook nacque come mezzo per decretare lo studente più popolare all’interno di un istituto scolastico americano, poi fu allargato anche ad altri istituti e nel giro di poco è diventata la più grande rete mondiale esistente.
Ci si trova di tutto: da vecchi compagni di scuola a uomini o donne in cerca di amore (che sia con la “a” maiuscola o minuscola poco ci interessa), proposte di lavoro, associazioni di volontariato, pubblicità e tanto altro ancora ma forse quello che è successo il 19 Luglio non era ancora accaduto: Facebook è passato dall’essere un social network d’intrattenimento a vero e proprio strumento di denuncia di abusi.
Così ha fatto Anna Laura Millacci, pubblicando nella sua bacheca immagini crude e raccapriccianti di “scene di violenza domestica”.
E’ la prima volta che succede una cosa del genere e ci piace pensare che, in un mondo vano e vanitoso, questo rappresenti un grande passo in avanti nella denuncia degli abusi sulle donne.
Fa notizia la cosa perché Anna Laura Millacci ha denunciato non un perfetto signor nessuno ma Massimo Di Cataldo, suo compagno da tredici anni e con il quale ha avuto anche una bimba.
Fa notizia perché se quello che scrive lei è vero, Massimo Di Cataldo non solo sarebbe da deprecare perché ha letteralmente massacrato di botte una donna, ma sarebbe anche colpevole di averle procurato un aborto.
Le foto, le avete viste ne siamo certi, non lasciano ombra di dubbio su quello che è successo e le sue parole sono tante piccole scaglie di ghiaccio che ti trapassano la pelle, ti lacerano i tessuti ed arrivano dritte al cuore: “Io il signor Di Cataldo, faccia d’angelo e aspetto da bravo ragazzo l’ho perdonato tante volte. Anche quando ero incinta, mi ha picchiata e Rosalù é un miracolo sia nata. Questa volta le botte me le ha date al punto da farmi abortire il figlio che portavo in grembo”.
Lui d’altro canto si dice esterrefatto ed assolutamente estraneo a queste dichiarazioni. Parla di denuncia, si dice senza parole ed intanto la Procura di Roma sta avviando un’inchiesta.
Tempo fa avevamo parlato di Rhianna e delle percosse subite ed eravamo pronte a scommettere sul suo perdono e sul nuovo inizio della sua storia d’amore.
Anna Laura Millacci scrive: “Sai…dopo tredici anni di un grande amore ma anche grandi sofferenze ho pensato di farti un regalo. L’ultimo degli infiniti che ti ho fatto in questi anni. Il più prezioso:
forse ora prenderai coscienza …visto che sembri sempre inconsapevole delle tue azioni come farebbe un bimbo di tre anni. Forse stavolta ti sto aiutando davvero.
Ti regalo la possibilità di fare un Upgrade. Quello di diventare finalmente un Uomo. E non lo faccio per rabbia ma per la nostra piccola Rosalù che ha bisogno di un padre e non di un fratellino piccolo e violento. Buona vita Massimino e buon premio Lunezia. Premieranno il tuo grande onore nei confronti di noi donne tutte”. Le madri sono capaci di grandi cose e sanno dare amore senza remore e Anna Laura Millacci non deve aver paura di far mancare qualcosa alla sua bimba perché, se tutto questo è vero, meglio donare tranquillità con un solo genitore che vivere nel terrore e nel silenzio del dolore.
Viviamo in uno stato garantista, dove la presunzione di colpevolezza non è reato e quindi, sebbene quegli scatti pubblicati in FaceBook ci facciano ribollire il sangue nelle vene, dobbiamo per forza dare il beneficio del dubbio a Massimo Di Cataldo, anche perché la ex moglie del cantante, intervistata da Il Messaggero, seppur desideri di non essere coinvolta in questa brutta storia, evidenzia un fatto degno di nota sulla Millacci, che oggi asserisce, con foto alla mano, di aver subito violenze dal Di Cataldo, infatti, si legge “Massimo mi avrà tradito con 500 donne, ma lei non gli dava tregua, nemmeno quando lui pensava di ricostruire la famiglia. Ha invaso la nostra vita quotidiana, ha fatto tanto male a Massimo e a me….” E ancora “Non so perché quella donna mi abbia coinvolta. Guardando il suo volto tumefatto scatta in chiunque l’istinto di solidarietà. Ma mi chiedo perché abbia aspettato 13 anni e non sia andata dai carabinieri a denunciarlo invece di pubblicare la foto sui social network?”
Una storia raccapricciante vomitata sul social network più famoso del mondo, dove menzogna e verità si nascondono dietro la stessa faccia; che la Magistratura, accerti quale che sia la realtà dei fatti, dove ancora una volta è coinvolta una donna. Guardiamo al lavoro degli inquirenti con fiducia, e che il “colpevole”- chiunque egli sia- venga consegnato alla Giustizia. Noi, spegniamo le luci su questa brutta storia, nella speranza di poterne riparlare solo quando sapremo chi è il colpevole, e se il Di Cataldo sarà riconosciuto tale, allora lasceremo che l’oscurità dei riflettori spenti e l’assordante suono del silenzio, lo circondano, a recitare un requiem su questi uomini che non meritano nemmeno tale appellativo. MAI!