Editoriale
Waco: donne adesivi e noir
Waco (Texas). Waco, una ridente cittadina degli States, capoluogo della Contea di McLennan nel Texas, sale nuovamente alla ribalta, dopo essere stata tristemente famosa per un grave fatto di cronaca che l’ha vista teatro di un assedio del FBI, nel 1993. Una setta, i “Branch Davidians” separatisi dalla Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, cominciò a far vita comune in una fattoria guidata da un “messia”, David Koresh, che tenne per 50 giorni sotto scacco la città.
La vicenda, dopo il tragico epilogo, non fu mai realmente chiarita, ancora oggi gli americani si chiedono fino a che punto i federali non fossero rei del processo di degenerazione, culminato con un grosso incendio che lasciò sul campo i corpi orrendamente bruciati di 74 persone. Il “messia” che era a capo dei dissidenti della chiesa avventista, fu impiccato.
Chi dice dagli stessi federali e chi, dai suoi seguaci. La vicenda, di per sé allucinante, si tinse di riflesso di nuove tinte noir, con la comparsa Timoty McVeigh, considerato un terrorista dai federali e autore dell’attentato a Oklahoma City, due anni dopo il tragico evento di Waco. Il gesto fu fatto dal McVeigh, per ritorsione per i fatti avvenuti nella cittadina texana e fomentare un governo federale, dallo stesso terrorista ritenuto tiranno. 169 le vittime del suo orrendo gesto. Vent’anni dopo, ecco che ancora il 19 aprile chiama l’attenzione dei media sulla cittanina tristemente nota: una fabbrica di fertilizzanti salta in aria, bilancio tra viittime e feriti, altissimo. E adesso il “marketing noir”, sempre a Waco.
Viviamo in un mondo malato ma questa non è certo una novità.
Viviamo in un mondo pieno zeppo di contraddizioni ma anche questa non è certo una novità.
Un po’ fa sorridere e un po’ arrabbiare il perbenismo inverosimile delle persone che, in fondo, sono le stesse che guardando la televisione, plaudono ai dissidenti siriani, gioiscono di come un popolo combatta per difendere la propria libertà ma poi, puntano il dito verso i tanti che approdano sulle nostre coste, rasentano il razzismo più sfrenato. Eppure, sono le stesse persone, che hanno sostenuto quando sfilavano in TV con le loro povere vite e che vengono indicate con gli appellativi di: “Quelli lì”, “Quella gente là”.
Lo stesso metro di pensiero viene applicato a troppe cose che stridono con gli atteggiamenti perbenisti e benpensanti esaltati nel Web e dintorni. A questo proposito non è nemmeno così lontana la notizia che contrasta con il tanto decantato “femminicidio”, neologismo nato per dare, secondo noi, un contentino alle donne urlanti, che chiedono leggi più ferme e severe a chi si macchia di orrendi crimini che investono la loro persona. Esiste una statistica che dice che viene uccisa una donna ogni due giorni.
E cosa succede in Texas, precisamente a Waco?
Una ditta che crea adesivi di ogni dimensione si inventa una foto: una donna legata dentro un pick-up e la commercializza sotto forma di un adesivo. La notizia fa il giro del mondo e la ditta, autrice di tanta meraviglia creativa, comincia ad incassare, grazie ad una pubblicità che offende la donna.
Nel giro di poco, è sulla bocca di tutti, tranne che sulle nostre, scegliendo di non nominarla, per evitare di aggiungere oltre al danno causato anche alla “donna”, anche la beffa.
La pubblicità è l’anima del commercio, difatti, il titolare della ditta che intervistato, si dice tronfio e contento, nonché soddisfatto di come i suoi guadagni si stiano, moltiplicando alla faccia di sua moglie che, con un diamante in più, manderà giù anche questo boccone.
A questo punto, non vale nemmeno la pena che noi, si punti il dito contro questo sgorbio della creatività, né verso la di lui amata moglie e, ancora di più, tacciamo sulla madre, sorella, zia, nonna o figlia eventuale del commerciante ma ci soffermeremo su colei che ha permesso che tutto questo avvenisse: la donna che ha posato per la foto. Sì, su di lei puntiamo il dito. Impiegata presso la ditta che commercializza l’orrenda visione e vende a chi, tra una smorfia e l’altra, mosso da curiosità, da voglia di sapere o di stupire o da chissà cos’altro ci chiediamo noi, ha acquistato e continua a farlo, l’adesivo in questione. Ma prima di stupirci degli strani comportamenti che il business rende evidente sullo stile: “Se ci guadagno, uccido anche mia madre”, è doveroso evidenziare che, le cronache texane comunicano notizia di diverse decine di telefonate fatte al 911 dai passanti, che dopo aver visto l’adesivo gigantesco – che a dirla tutta è di egregia fattura e trae in inganno chiunque grazie al sapiente gioco di prospettiva- denunciavano quello che secondo loro stava avvenendo ma nessuno, diciamo nessuno e lo rileviamo anche (ed è qui il nostro stupore), si è veramente avvicinato per capire cosa stesse succedendo.
Siamo in America, la terra che più di ogni altra, esprime, la capacità di superare i brutti comportamenti radicati nell’animo umano, li combatte da sempre e da sempre si solleva con fervore, contro chi attenta le minoranze; Obama, è una conferma del grande Paese che è l’America; Waco, il suo brutto rovescio della medaglia. Voi penserete che un’intera città non possa essere colpevole di quanto è successo, alla fine è stato un imprenditore avido e spregiudicato che ha sicuramente zero stima delle donne; Waco diventa la città simbolo di come gli uomini si muovono con i loro trofei (le donne).
Non è cambiato niente, se lo fosse stato, quest’uomo e la sua segretaria, l’agenzia che ha creato la campagna pubblicitaria più offensiva verso la donna sulla faccia della terra, ora, sarebbe in manette. Sì, in manette. Perché essere buonisti, ad oltranza, serve solo ad uccidere più donne: nell’animo, nel fisico e nel cuore. Cerchiamo di ricordarcelo quando facciamo shopping. Ancora una volta per meri fini economici, la donna è vittima sacrificale in anni in cui le violenze su di lei si sprecano; la foto, potevano anche risparmiarsela, noi preferiamo illustrare il pezzo con una foto che ritrae una donna, fotografata da un’altra donna, che spalle all’obiettivo ammira uno spaccato del porto che le sue braccia cingono, in tutta serenità. La sensazione che si evince, è quella di una donna che è in pace con se stessa e guarda davanti a sé, ciò che di bello l’ambiente del porto presenta.
Foto di Cinzia Salamanca e Gabriella Ferrari (Barcellona- il porto in bianco e Nero)