Il Lettorante
Gesù: lo “sconosciuto” che mi ama tanto.
Gesù è un uomo o uno gnomo? Si muove tra parabole, sorelle delle favole, si muove tra bambini e profeti, tra discorsi celestiali e concreti. Chi sei tu Gesù, che hai cambiato i posti alla tavola dei re, hai cambiato l’acqua quasi in the, che hai rovesciato banconi nei templi, e ricostruito in tre giorni il tuo tempio. Tu che sei apparso empio agli scribi e farisei, che sei stato deriso come re dei Giudei. Chi sei tu Gesù, che evito in chiesa, ma poi incontro nel povero davanti al negozio della spesa, tu che hai cambiato il senso dell’amore, tu che hai dato al cuore un altro batterio. Chi sei tu Gesù, che ora odio e ora adoro, senza mezze misure, senza decoro, che mi fa parlare franco, anche quando mi siedo stanco nell’assemblea senza religione. Chi sei tu Gesù che mi visiti in prigione e mi dici che sono libero se sciolgo le mie catene e vado alla tua sequela.
Chi sei tu che sotto la vela della barca dei pescatori, hai stupito dei poveri signori con un trucco solo a te noto. Chi sei tu Gesù che resti a me ignoto pur nella piazza piena di gente di ti acclama senza capire niente, ignoto uomo che si proclama dio, senza ali, senza trono e senza leggio. Chi sei tu Gesù che proclami re un bambino, mentre il mio non ha né scarpe né calze; chi sei tu che non temi la contraddizione, né la prigione a causa della tua parola. Chi sei tu che non ti fai toccare, perché è “là” che devi andare. Chi sei tu Gesù al quale per dare voce devo salire sopra una croce, tu che dici al vento di tacere e parli ancora dell’amore non più come un dovere. Chi sei tu Gesù che dopo duemila anni, indossi i panni della tua rivoluzione e scuoti come l’albero, la ragione. Chi sei tu Gesù, se mi avvicino a te e, tu, ti lasci avvicinare; io ti vorrei abbracciare, uomo, ti vorrei baciare e non per venderti ai sacerdoti, ti vorrei baciare per toccarti il cuore e sentire echeggiare dalla tua bocca la parola “amore”. Chi sei tu Gesù, il figlio di Dio; perché figlio e non fratello? Come dici di essere nostro fratello. Sarebbe bello, Gesù fare una tenda, tu la donna ed io senza sandali. E in lontananza un suonatore di cimbali: hai mai danzato fino allo sfinimento? Chi sei tu Gesù che comunque mi fai contento con la forza dei tuoi discorsi, sono trascorsi duemila anni e ancora fanno lacrime negli occhi e non solo degli “sciocchi”. Chi sei tu Gesù, il mio Gesù, di me che non scendo al tempio, di me che non sento cantare i cori degli angeli, di me che alzo mai le palme al cielo. Chi sei tu il mio Gesù che non lascio morire in croce per me, perché preferisco avere te a fianco nella taverna, a parlare di prostitute sante e di questa vita eterna. Chi sei tu Gesù, il mio Gesù fatto di sorrisi e di collera e di canto, tu che non so immaginare nelle immagini e di cui pure sento l’incanto, tu infinita pazienza, scandalo per i miei sogni del mattino imbottiti di senso del divino. Tu, mio Gesù, mio perché ti sei fatto di tutti, mio perché hai rotto i flutti che frustano i bordi del mio cuore, tu che mi hai dato un amore non corrisposto, pure tu mio Gesù, non ti sei accorto che ti cancello per farti nuovo di segno, perché tu mi dia un altro segno, amore, tu Gesù martire e giocoliere, chi sei tu Gesù, un uomo “grande” a chi me lo chiede.
- VIA
- Roberto Borghesi