Il Lettorante
Francesco- Chiara o della Castità
La castità; la parola rimanda alla disciplina, alla regola, alla “gestione” dei sentimenti e dei sensi. In funzione di un processo di purificazione che riporta la persona casta ad una rinnovata purezza e pulizia, come riscatto quasi da uno stato di malessere, di prova, di “peccato” e di colpa da superare.
La castità ha dunque una forte connotazione moralistica legata fortemente alla sessualità, come luogo di “sofferenza” delle contraddizioni dei sentimenti e dei sensi. La castità rimanda al “candore”, alla innocenza ritrovata in qualche modo. Il castità rimanda alla supposta età infantile come età quasi asessuata, o comunque non prossima all’amore. E in effetti, la castità apparirebbe distante dall’amore, dalla passione. O si può pensare ad essa come d un’altra modalità dell’amore, comunque più “freddo, più controllato, meno diretto. Eppure, non è così scontato che la castità rimandi alla freddezza, alla rigidità, al distacco. F. Nietzsche, questo filosofo del cui pensiero la interpretazione è stata tanto controversa, ha scritto le seguenti parole sulla castità in “Così parlò Zarathustra”: Sto parlando di cose sporche? Per me non è questo il peggio. Non quando la verità è sporca, ma quando è superficiale, scende malvolentieri nella sua acqua l’uomo della conoscenza. In verità, ci sono persone profondamente caste: esse sono più miti di cuore, ridono di più e più facilmente di voi. Ridono anche della castità e domandano: “Che cos’è la castità? Non è la castità una follia? Ma questa follia venne a noi e noi ad essa. Noi abbiamo offerto a questa ospite albergo e cuore: ora essa dimora in noi – e ci resti finche vuole!”Se analizziamo questo breve testo con attenzione notiamo alcune particolarità che fanno riflettere. In primo luogo, questo “elogio” della castità non proviene da un appartenente d un ordine religioso; anzi Nietzsche è stato un fiero avversario di qualsiasi forma di religione. Un laico, appunto. L’elogio si oppone ad una conoscenza “superficiale” che vorrebbe liquidare la castità come affare di frati e suore, e non già di ogni persona. Dunque, la castità per Nietzsche si svincola dalla pratica religiosa. “Ci sono persone profondamente caste”; E si caratterizzano, secondo Nietzsche proprio nel modo opposto a quella che la consueta immagine del casto come persona rigida, controllata, misogina magari, seria, distante dal mondo; esse sono “miti”, la mitezza, ossia la tenerezza le caratterizza, e il riso!! Ridono anche di se stesse, aggiunge Nietzsche attribuendo al casto una capacità di distanza dalla rigida e compassata serietà davvero inattuale. Poi associa la castità alla “follia”. E noi qui rimandiamo ad una particolare forma di “follia”; quella di Francesco di Assisi. E qui siamo rimandati alla “follia” del corpo che è la castità; essa porta il rapporto con esso ad un ascolto profondo dei sensi, della sensualità, altro ché distacco, ascesi: anzi si potrebbe concludere che la castità da un punto di vista nietzscheano è un’altra cosa da una pratica ascetica, semmai una pratica particolare della gioia e del godimento dei sensi. In questo senso è un “ospite” a cui offrire il “cuore”. Ma noi aggiungiamo che la castità non va mai vista come “tempo definitivo”; esistono pratiche temporanee legate a malattia, o il vecchio fidanzamento o vedovanza per esempio. Dunque; non la, ma “le” castità.
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- Roberto Borghesi