L'Opinione di
Arriva d’oltreoceano la ricetta della produttività
Primo premio un viaggio alle Bermuda, secondo un televisore al plasma da 40 pollici; e come medaglia di bronzo un bell’hi-fi. Il palmares-tipo del dipendente modello potrebbe presentarsi più o meno così, giurano gli esperti di organizzazione aziendale.
In periodi di magra per i “vecchi” incentivi della new economy (le sempre più incerte stock-option) un numero crescente di compagnie statunitensi ha preso a ricompensare i dipendenti più meritevoli con regali veri e propri. O meglio, con un sistema ad accumulo che consentirà loro di trasformare nei più svariati oggetti i punti collezionati. Hai venduto, in un certo mese, più dei colleghi? Cinquecento punti. La tua presentazione multimediale ha incantato clienti e superiori? Trecento punti. E così via. Per ogni punteggio una merce diversa, e – come nel caso dell’uovo e della gallina – il vincitore può decidere se optare per un regalino piccolo subito o per un regalone poi.
Il gigante canadese delle telecomunicazioni Nortel Networks è tra le compagnie che hanno adottato con successo il nuovo sistema: ben 25.000 lavoratori dello stabilimento di Brampton, in Ontario, hanno ricevuto i punti-premio, e il 40 per cento di essi li ha già riscattati ottenendo in cambio dal kit di strumenti per il bricolage al dispositivo per idromassaggio da applicare alla vasca da bagno. I direttori del personale delle varie aziende partecipanti sostengono che il regalo più gettonato del 2000 è stato il lettore Dvd, anche se molti hanno preferito scambiare i crediti cumulati con buoni-volo di programmi frequent flyers. Ma al di là della ricompensa scelta, la maggior parte dei dirigenti interpellati a riguardo è concorde nel dichiarare che nei prossimi anni il sistema diventerà uno standard nel mondo dell’incentivazione aziendale. «Il fatto – spiega Israel Niv, amministratore delegato della società specializzata BeyondWork – è che, di fronte ad un regalo vero e proprio, l’impiegato tende ad essere più riconoscente di quanto non sarebbe per il corrispettivo in denaro. In fin dei conti, se vi dessero due milioni di lire cosa ci fareste? Dedotte le tasse e altri oneri vari, li usereste probabilmente per pagare le varie bollette o per sanare altre odiose incombenze; se invece vi arriva un bell’apparecchio per Dvd, ogni volta che lo vedete o lo accendete scatta la vostra riconoscenza nei confronti del datore di lavoro che ve lo ha donato». Charles Schwab, il più popolare broker americano per famiglie, ha addirittura avuto l’idea, in sinergia con la banca Wells Fargo, di utilizzare i servigi della BeyondWork per allestire una sorta di catena di negozi on-line, dove i dipendenti possono trasformare in beni materiali i punti acquisiti.
Diremo dunque addio ai vecchi “premi-produzione”? Sembra di sì. C’è infatti da aggiungere che – come l’economista Jeremy Rifkin insegna nel suo “L’era dell’accesso” – le esperienze di tipo mentale lasciano un ricordo sicuramente più indelebile rispetto a quelle materiali; e che dunque il felice ricordo di una vacanza ai Tropici, o semplicemente di un pomeriggio trascorso in compagnia di un bel film in dolby-stereo, è più incentivante di un assegno equivalente. Tuttavia c’è anche chi, sottovalutando forse l’indole umana, ironizza: è il caso della società di consulenza aziendale ThobeGroup, per la quale «non si può pensare di comprare la lealtà dei manager con un piatto di lenticchie». Ma in fondo, aggiungiamo noi, in un caso o nell’altro è solo questione di zeri.