Editoriale
Il rintocco del “de profundis” dei partiti
Silvio Berlusconi: “Non c’è un mio erede; l’unico leader in politica ora è Renzi” – La frase rimbalzata nei social in un nano secondo, ha raggiunto a tappeto, coloro i quali nella vicenda vogliono solo trovarci il peggio, al fine di poterlo lanciarlo in faccia a Renzi.
Il Cavaliere, parlando a Rtl 102,5, si è espresso sul Referendum, definendolo “pericoloso per la democrazia”. Le riflessioni sui giornali si sprecano su questa frase che è a compendio di una serie allucinante di prese di posizione dell’imprenditore, che lasciano il tempo che trovano.
La chiave di lettura della sorprendente (?) “mossa” berlusconiana? Niente di stupefacente, si tratta solo di esplorare un nuovo paradigma politico e che sta cambiando la scena che attualmente è trafficata da personaggi che non sanno quasi niente di chi li ha preceduti, non sanno cosa ci stanno a fare sulle tavole del palcoscenico politico, continuando a fare il verso ai loro predecessori titolati, al solo scopo di ricoprirne i ruoli di primo piano che via via, saranno i loro. Il potere dei partiti si sta azzerando inevitabilmente ma nessuno pare accorgersene. I giovani si stanno affermando in un modo o nell’altro. Nemmeno questo può essere fermato.
Per i ‘partiti, il De Profundis è cominciato da qualche anno. Un solo leader c’è, ed è Renzi. Bisogna essere ciechi per non vederlo, Berlusconi ha ragione. Il resto è solo caos, al momento incomprensibile ma domani?
Dalle parole di Silvio Berlusconi, si evince una strana saggezza mista a nostalgia che fa intravedere quello che sta accadendo in un movimento nato al suo seguito, caduto successivamente in disgrazia, a causa delle troppe promesse e attività ludico ricreative.
Ai posteri l’ardua sentenza ma lui, è l’ultimo vero protagonista sulla strada del tramonto.