Vignettopoli
Il diario di Bridget Jones
Il diario di Bridget Jones racconta le ossessioni della donna contemporanea, attraverso le disavventure tragicomiche di una giornalista paffutella e sentimentalmente sfortunata. Bridget è la classica trentenne, alle soglie di una giovane maturità, incasinata con gli uomini e incompresa nel lavoro, dà sfogo alla sua nevrosi mediante una ricerca compulsiva del cibo, affiancando ad ogni sua scelta il giudizio della bilancia.
La bilancia è la migliore amica di Bridget, la quale non riuscendo ad amare se stessa con i suoi pregi e difetti, si ostina ad inseguire un modello fisicamente irraggiungibile in stile Kate Moss, costringendosi a restrizioni alimentari, per ricadere successivamente in abbuffate bulimiche non appena il fidanzato di turno si dilegua. Il film non tratta in maniera diretta il problema dei disturbi alimentari, ma lo tocca appena in modo superficiale, rappresentando la classica crisi emotiva femminile, curabile con una scorpacciata di gelato. La protagonista, ossessionata dal controllo del “peso”, desidera raggiungere un ideale di perfezione che dall’aspetto fisico estende ad ogni ambito della sua vita. E’ maldestra, ogni cosa che le capita non gira mai nel verso giusto, Bridget appare perseguitata dalla sfortuna, o meglio vive la sua vita in balia delle sue emozioni e non sa gestirle, con il risultato che si butta a capofitto negli eventi.
La “sindrome Bridget Jones” è in agguato e si ciba di due ossessioni: la carriera e un uomo ad ogni costo.
Diventare una giornalista di successo, è per Bridget Jones, il perno su cui ruota tutta la sua vita, quando recupera un po’ di autostima decide di trovare un lavoro all’altezza delle sue possibilità e possibilmente non sottopagata, abbandona la redazione di Daniel e fa il suo debutto per un network locale. Per la donna di oggi, avere un lavoro gratificante ed essere economicamente indipendente rappresenta la condizione essenziale per stare bene con se stesse. L’altra ossessione della donna contemporanea è trovare “il principe azzurro” ad ogni costo, la pretesa di conquistare l’uomo che racchiuda in sé tutte le qualità desiderate, è talmente forte che la povera Bridget accecata da un bisogno narcisistico di rispecchiarsi nella perfezione dell’altro, si butta a capofitto in una storia destinata a fallire.
Non appena questi due tasselli della personalità (lavoro e uomo) vengono a mancare, ecco che subentra nella Bridget di turno, il crollo psicologico. La vicenda della single più famosa del mondo, è narrata in chiave ironica e per questo motivo non offre spunti di approfondimento sullo stato psicologico del personaggio della finzione. Se trasportiamo la vicenda nella realtà, Bridget soffre di sbalzi d’umore, sostanzialmente è un po’ depressa e presa nel classico e scontato dilemma narcisista: Cosa voglio?
Se analizziamo invece da vicino il dilemma sentimentale, che ha come pretendenti l’arrogante Daniel Cleaver e il tonto Mark Darcy, rispettivamente l’ex capo belloccio e l’amico di infanzia razionale e riservato, si nota che nel primo tempo Bridget è affascinata da Daniel, è un’attrazione masochista che poggia su bisogni narcisistici di rispecchiamento e insicurezza reciproca, destinata quindi a fallire. Dall’altra parte, invece c’è il povero Mark Darcy masochista e dipendente da legami sadici con donne che lo schiavizzano per usarlo come appendiabiti, e attratto dalla mix insicurezza-goffacine di Bridget nella quale si identifica. Forse l’anima gemella, forse no; ma il film sempre restando in chiave “leggera” interpreta in questo modo la soluzione d’amore della protagonista, la scelta finale cade su Mark, che la accetta in toto, “peso” compreso.
La storia di Bridget suggerisce alcune domande su cui riflettere:
a) Ho un rapporto conflittuale con il cibo?
b) Mi piace provocare il sesso maschile?
c) Voglio essere al centro dell’attenzione, ma poi mi tiro indietro?
d) Replico sempre gli stessi errori con gli uomini?
e) Sono ossessionata dal mio aspetto?