Vignettopoli
La ricerca della felicità
La felicità è un bene prezioso, irrinunciabile e difficile da raggiungere, ma proprio per questo vale la pena combattere per ottenerla. Questo sembra essere il messaggio di fondo del film “La ricerca della felicità” tratto da una vicenda realmente accaduta all’americano Chris Gardner, il quale passò diversi anni della sua vita ad inseguire il sogno di diventare un affermato broker, e vi riuscì, dopo sacrifici enormi e sei mesi trascorsi al limite della sopravvivenza.
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E’ un film che suscita tante domande, che fa arrabbiare e commuovere. Trainati dalla vicenda di Chris, l’identificazione con l’eroe sfortunato non da tregua ed ogni cosa che gli capita, sempre di carattere negativo, lo avvicina emotivamente allo spettatore. Chris è perseguitato dalla “cattiva” sorte, il film ci racconta che è un venditore di scanner radiografici per gli ospedali, ed ha difficoltà a chiudere dei contratti, per questo motivo la moglie che fa la cameriera è costretta a fare i doppi turni per pagare l’affitto. Riceve molti no, e nonostante questo non si perde mai d’animo e trova sempre la forza di alzarsi e di ricominciare. Come se non bastasse, la moglie lo abbandona da un giorno all’altro lasciandogli l’onere di crescere il figlio di 6 anni. Il fisco gli resetta il conto in banca e senza un soldo e nemmeno un tetto sulla testa, Chris si iscrive ad uno stage di selezione non retribuito, rivolto ad aspiranti broker.
La ricerca della felicità è un film anti – depressivo, la vicenda offre molti spunti per capire quanto sia importante credere in se stessi, stimolare la forza dell’Io ed attivare meccanismi di difesa adattivi di fronte agli ostacoli. Chris fa esattamente il contrario di quello che farebbe la maggioranza della gente nella stessa situazione, quindi sostituisce le difese immature con difese mature e adattive. Analizziamo passo dopo passo gli ostacoli che incontra l’aspirante broker, rintracciando in tre fasi principali, i momenti topici della sua crisi esistenziale : 1) quando gli rubano lo scanner e non avendo venduto niente sino ad allora, non ha i soldi per l’affitto; 2) quando la moglie lo lascia per trasferirsi in un’altra città; 3) quando il fisco gli porta via tutto e finisce insieme al figlio in un ricovero per barboni.
Per quanto riguarda il primo ostacolo, Chris invece di stare fermo e lamentarsi per l’accaduto (help reject complaining), si impegna a trovare lo scanner rubato e nel frattempo continua a vendere gli apparecchi rimasti, quindi utilizza un comportamento in modo adattivo, per uscire da una situazione di conflitto (acting out positivo) . Molti al suo posto avrebbero mollato tutto, eppure Chris non si perde d’animo e continua a sperare in un’occasione migliore. L’abbandono della moglie appare un momento di egoismo materno e di disperazione coniugale acuta, … lo rimprovera di essere un sognatore, una persona poco concreta, e inaffidabile, la donna è evidentemente frustrata dal lavoro poco gratificante che svolge, e disillusa dalla vita, ha perso la capacità di credere in qualcosa di buono per se stessa, e di conseguenza opera inconsciamente una scissione del mondo, in totalmente cattivo o totalmente buono. Per…, Chris appartiene al mondo totalmente cattivo e va eliminato, è un ostacolo quanto il figlio di sei anni. Chris anche in questa difficile situazione, si comporta apprezzando ciò che ha, cioè il figlio ed incanalando la delusione e la rabbia per il distacco della moglie, in un comportamento costruttivo, così continua imperterrito a vendere gli scanner, porta il figlio all’asilo e contemporaneamente inizia lo stage presso un’importante azienda.
La ricerca della felicità , che si può tradurre nella vita di tutti i giorni, la ricerca di un benessere e serenità personale, sembra accanirsi sempre con chi riversa in condizioni economiche disastrose come il protagonista, oppure con chi crede veramente in se stesso tanto da sfidare tutto e tutti. Cosa accade al di qua dello schermo, nella vita reale? Quando hai un sogno o comunque sei convinto di avere talento per una professione rispetto ad altre più ordinarie, l’istinto ti porta di solito in due direzioni, o ti adagi all’andamento sfiduciato del mercato o delle persone che hai vicino, quindi, lasci perdere e orienti la tua vita verso una professione che non ti piace, oppure, lotti con tutte le tue forze perché come dice Chris a suo figlio “Non permettere a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa… se hai un sogno tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare. Se vuoi qualcosa vai e inseguila. Punto”. Certo è una scelta coraggiosa quella di Chris, e lo diventa al limite della follia, quando il fisco gli azzera il conto corrente ed è costretto a dormire con il figlio, in un ricovero per i barboni.
Forse un altro avrebbe abbandonato il progetto di diventare broker per fare un qualsiasi lavoro, pur di avere i soldi per pagare l’affitto, ma si tende sempre a ragionare in base a ciò che si deve fare, forse per non essere giudicati dalla società che ci guarda? E perché per una volta, invece non si sceglie di andare fino in fondo? Perché c’è un bambino “di mezzo”? Eppure il protagonista riesce a dargli da mangiare e da dormire anche nelle magre condizioni in cui riversa giusto in tempo per terminare le ultime settimane di stage. Visto che è una storia autobiografica, è naturale pensare che se Chris non fosse passato all’esame finale, probabilmente si sarebbe anche lui arreso, cercando un lavoro ordinario. Fortunatamente il film, e se non fosse così non lo avrei definito un film anti-depressivo, ci presenta una storia a lieto fine, uno dei tanti ( o dei pochi?) Chris che gliel’ha fatta, tirando fuori il meglio da se stesso.
Tre sono gli strumenti che utilizza di più, la perseveranza, l’umorismo e la creatività. Non demorde quando il suo capo, cerca di ostacolarlo rallentandogli il lavoro in ufficio, forse perché razzista oppure perché Chris è troppo bravo e mette in ombra qualcun altro… così, Chris parcheggia la macchina del capo, fa delle commissioni per lui e via discorrendo, ingoia rospi ma con stile, perché riesce a farsi apprezzare grazie alla sua abilità nel tessere relazioni amichevoli con i colleghi di lavoro, esibendo un naturale senso dell’umorismo e bontà d’animo. E’ diretto, schietto e al contempo educato e rispettoso. Qualità che dovrebbero essere apprezzate in un’azienda che punta a creare manager di successo.
La creatività intesa come capacità di trasformare un oggetto o una situazione in modo personale, originale attingendo da abilità personali che si avvalgono dell’intuizione e dell’ingegno. Chris, in un intricato su e giù per la città, come un bravo equilibrista, riesce a portare il figlio a scuola, a rivendere lo scanner rubato recuperandolo dopo un estenuante inseguimento e in quella che a mio parere, è la scena più bella di tutto il film, trasforma un momento drammatico e di dolore, in un gioco.
La scena si svolge in una stazione della metropolitana, Chris quel giorno non ha trovato posto nel dormitorio ( e non ha ancora venduto lo scanner), ed è seduto con il figlioletto in una sala d’attesa. Gli occhi del bambino sono tristi, forse è anche affamato, forse è solo consapevole del fatto che la madre li ha lasciati, in questo frangente di disperazione Chris usa la fantasia e coinvolge il bambino, in una situazione immaginaria in cui il piccolo può sostituire il dolore e la tristezza con input positivi.
La ricerca della felicità può aiutarci a riflettere sulle nostre speranze, i desideri quelli soddisfatti e quelli no, l’importanza di relazionarsi con gli altri in modo diretto ed equilibrato, l’amore paterno, l’egoismo e la consapevolezza che “puntare in alto”, senza aver guardato bene dentro di se stessi, non porta da nessuna parte.
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa
Per info e consulenze: nerinazarabara@gmail.com