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Oleandro bianco
La purezza e la perfezione dell’Oleandro bianco (Nerium Oleander), lo rendono inviolabile, esteticamente bello e aggraziato, ma può un fiore così perfetto essere anche crudele e avido di amore?
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E’ il leit motiv della pellicola di Kosminsky, in cui la magnificenza di questo fiorente arbusto si scontra con la sua velenosità, causata dalla presenza in ogni singola parte, di glicosidi cardiotossici. Ingrid Magnussen affascinante artista concettuale, conosce bene le potenzialità nocive dell’Oleandro, pianta di cui si circonda nella sua casa, con grandi fiori bianchi sinonimo di purezza e ingenuità, e dalle cui foglie estrae un infuso velenoso che fa bere al suo fidanzato, colpevole di averla tradita. Ingrid ha una figlia adolescente, Astrid che è cresciuta senza un padre, solitaria e sensibile, ingenua poiché la vita non l’ha ancora forgiata. Non appena la madre viene condannata a trent’anni di prigione, comincia il viaggio della ragazza in alcune famiglie che la prenderanno in affidamento.
Ogni incontro che la ragazza farà, sarà sempre intervallato dalle visite di Astrid alla madre detenuta. I dialoghi in carcere fra Astrid e la madre, rivelano quanto la figlia sia succube del magnetismo materno, la totale abnegazione al suo volere, il desiderio di identificarsi con la sua perfezione e il disprezzo della mediocrità. L’identificazione con la figura materna rappresenta per Astrid un momento di crescita e di autodistruzione al tempo stesso, poiché Ingrid appena ne ha l’opportunità cerca di denigrare la madre palliativa di turno. Al tempo stesso, crea un collante sempre più forte con la figlia, nonostante la lontananza forzata, riesce a dominarla, ad esercitare il controllo verso la sua creazione (la figlia). In apparenza sembra darle dei buoni consigli, Ingrid dice ad Astrid di rafforzare se stessa, di esprimere la sua personalità in modo autonomo, in realtà il veto della madre finisce sempre con umiliare il bisogno di amore della figlia e il suo desiderio di creare dei legami affettivi duraturi con l’altro relazionale. Ed ogni volta riesce a spezzare il suo desiderio di unione con l’altro, per questo motivo lascerà senza nemmeno una parola il fidanzatino Paul, incontrato in un istituto per minori.
Oleandro Bianco è un film che aiuta a comprendere quanto, nella vita di una donna, possa incidere nella struttura della sua personalità, l’identificazione con un buon modello materno, le metamorfosi di Astrid nell’aspetto e nel comportamento non sono casuali, lei sta cercando se stessa perchè, quando si specchia con sua madre quello che vede non le piace. Per di più, le famiglie cui viene affidata non posseggono quei requisiti in grado di garantire condizioni di vita accettabili per un adolescente. Star,
è un ex spogliarellista, alcolizzata gelosissima del suo compagno, non appena prende in affidamento Astrid, si dimostra ostile e diventa paranoica nei suoi confronti.
Un giorno arriva persino ad accusarla di aver sedotto il marito, così prende una pistola e le spara. Qualche mese dopo, la ragazza viene affidata ad una giovane coppia sposata, lei si chiama Claire è insicura e gentile, un’attrice che tenta di sfondare nel mondo del cinema e più che una mamma, si rivela una buona amica per Astrid. Il carattere fragile ed eccessivamente emotivo della donna, la condurrà sulla soglia della disperazione, quando il marito le chiederà di rinunciare ad Astrid. Claire si toglierà la vita, e la ragazza si sveglierà nel letto a fianco a lei, distrutta per aver perso per l’ennesima volta una persona cui voleva bene. Le figure femminili che la protagonista incontra, di volta in volta, si presentano caratterialmente instabili, nevrotiche e fragili psicologicamente, nettamente in contrasto con la personalità di Ingrid, forte, irremovibile nelle sue scelte, narcisista, perfetta anche con la divisa da detenuta, è lei che da dietro le sbarre riesce a influenzare lo stato emotivo e le scelte di Astrid. A questo punto, la giovane comprende che nessuno potrà eguagliare sua madre e soprattutto che il suo amore possessivo soffocherà sempre qualsiasi relazione che cercherà di instaurare.
La scelta di passare alcuni mesi con Rena, una donna ucraina che rivende abiti ed oggetti usati nei mercati, rappresenta un momento di ribellione verso Ingrid, un acceso scontro fra le due, farà si che Astrid per ripicca nei suoi riguardi, adotterà uno stile punk, tingendosi i capelli di nero esprime il desiderio di allontanarsi dall’influenza della madre, bionda ed eterea. In questo film amore e odio si alimentano a vicenda, la ricerca di amore di Astrid è ogni volta frenata dalla rabbia patologica della madre, offuscata e soppressa da un’identificazione inconscia con un Sé cattivo, che la porta ad odiare con distacco tutto e tutti. Ingrid dice: e Astrid, assimila il messaggio della madre, e lo attualizza lasciando l’amico Paul, e minacciando con un coltello una ragazza dell’istituto. Astrid diventa l’estroflessione dell’odio della madre, la quale inconsciamente vuole uccidere un oggetto specifico della fantasia inconscia e i derivati consci di tale oggetto. Ingrid elimina l’oggetto (fidanzato) che l’aveva umiliata, ed insegna alla figlia a difendersi dall’amore. Astrid cerca di combattere la distruttività della madre, cerca di conquistarsi una propria isola felice, mediante Paul e il disegno, ma a volte crolla e cede all’odio, così si tinge i capelli e comincia a fare affari con la commerciante russa, diventando scaltra e senza scrupoli.
Ingrid dice: da questa frase si evince come il rapporto con la figlia si caratterizzato da continui attacchi di odio inconsci, perchè Ingrid vuole distruggere in modo vendicativo le relazioni oggettuali della figlia? La sua crudeltà ed onnipotenza, derivano dall’aver esperito un attaccamento alla madre frustrante che ha generato una fissazione a una relazione traumatica, in cui la madre, oggetto d’amore necessario e fondamentale, ha a sua volta distrutto ogni possibilità dell’infante di stabilire una relazione gratificante con l’oggetto ideale completamente buono. Quindi Ingrid, a sua volta ha avuto una madre persecutrice che le ha istillato un’identificazione con l’oggetto cattivo e il desiderio vendicativo di annientarlo per ripristinare l’oggetto buono.
Il cammino di Astrid verso l’indipendenza affettiva dalla madre, è difficile ma alla fine sostenuta dalla sua sensibilità artistica, e dall’affetto sincero di Paul, giunta la maggiore età deciderà di distaccarsi da Ingrid definitivamente. Astrid metterà da parte l’odio e la vendetta inconsciamente proiettata dalla madre, e rinuncia definitivamente a cercare una famiglia sostitutiva perchè in fondo non ne ha bisogno veramente, l’amore di sua madre ha invaso tutto di lei e quello che le rimane è andare avanti con la sua vita da adulta, insieme a Paul. L’ultima valigia che chiude, segna per Astrid un nuovo inizio, finalmente lontano dalla madre e più vicina all’amore.
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa
Per info e consulenze: nerinazarabara@gmail.com