MIGIROUNFILM
La vita è meravigliosa
“Buon Natale! Buon Natale!” E’ l’augurio felice di un uomo che corre per le strade di una cittadina dove lui è nato, cresciuto e sognava il suo futuro, George Bailey di Bedford Falls. Voleva girare il mondo, viaggiare, conoscere usi e costumi di altri paesi, ma la vita gli riserverà altro.
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George Bailey, è proprio uno di noi, con i suoi sogni nel cassetto, le sue ambizioni e quei traguardi mai raggiunti, un uomo che si scontra ogni giorno con la vita a causa di vicende che lo toccano fortemente, portandolo ad assumersi grandi responsabilità, suo malgrado, che lo porteranno a deviare il percorso di vita che si era prefissato, continuamente, spostando i suoi sogni a data da destinarsi. Una lotta perpetua contro le avversità è il cammino del giovane Bailey, ma lui c’e’ sempre per tutti, non si tira mai indietro, si prendeva le responsabilità… degli altri.
Alla morte del padre, deve rinunciare a proseguire gli studi universitari per occuparsi dell’azienda di famiglia, una piccola cooperativa edilizia che si occupa di elargire prestiti ai più bisognosi. Il bel film di un regista che amo molto, Frank Capra è interpretato da James Stewart, che di per se, è figura simbolo del cinema americano, ma anche di spicco da un punto di vista umano nella società americana, per gli alti valori che l’hanno portato a distinguersi anche nella vita. Stewart, interpretando George Bailey, alla fine ci mette del suo, da far risultare così vero un personaggio di fantasia.
La vicenda narrata, ricalca mirabilmente la metafora del vivere, di come sia importante comprendere che ogni persona nella costruzione del proprio futuro, è sì, fondamentale, ma che la vita ci riserverà sempre delle sorprese che possono deviare un cammino che si credeva certo.
Le continue difficoltà che toccano la famiglia Bailey, sono le stesse che ognuno incontra o può incontrare sul proprio cammino e che nello specifico impediranno a George di realizzare i suoi sogni, di farsi strada nella vita, anche se questo non gli impedirà di diventare il cittadino più stimato ed esemplare di Bedford Falls. La piccola azienda di famiglia dove George riveste la carica di presidente, è il piccolo gioiello di generosità che si contrappone alla banca di Potter, questi è l’acerrimo rivale in affari dei Bailey, un uomo avido che da sempre sogna di assorbire la piccola realtà dei Bailey.
A Bedford Falls tutti devono qualcosa a questa generosa famiglia, ma soprattutto la devono a George, che pur di non vedere infranto il sogno del padre, accantona il suo. Un’incondizionata generosità che lo porta ad essere sottilmente ammirato anche dallo stesso nemico Potter, che in cuor suo, culla il sogno di poterlo avere nel suo staff e per riuscire a concretizzarlo non mancherà di tirargli uno scherzo mancino che butterà George nella più grande delle disperazioni e a chiedersi che forse sarebbe stato meglio che non fosse mai nato!
E’ una fiaba sociale, il realismo del cinema americano ben si sposa con quello dei più grandi registi italiani dai quali ha attinto, e che nel dopoguerra confezionarono veri e propri capolavori cinematografici dove l’uomo e i suoi sogni, diventavano i protagonisti di un’Italia che voleva farcela nonostante tutto.
Il film mi riporta alla mente Zavattini e Totò il buono. Il protagonista, un giovane semplice e senza storia si adoperava per gli altri, affinché questi sentissero meno gravosa la loro condizione di vita da barboni. La realtà vissuta da Totò è differente da quella penetrata da George. Il primo nella bidonville alle porte della grande metropoli, e il secondo nella cittadina di Bedford Falls, ma tutti e due impegnati per migliorare lo stile di vita delle persone che a loro si rivolgono.
Totò si distingue con scherzetti, piccoli accorgimenti per rendere più vivibile uno spazio abitativo ricco di niente, con invenzioni per aumentare la capacità di apprendimento delle persone che popolavano con la loro disperazione la città di latta e cartone, nel tentativo di render loro il quotidiano più leggero. George, prestando denaro, piccole somme ad interessi bassi che quando ritornano, reinveste per costruire case che poi consegna a chi non ce l’ha. Questo suo impegno verso la comunità, lo porterà a realizzare il Villaggio Bailey. Totò e George, realizzano i sogni degli altri, ma non i loro! Ma continuiamo a guardare con la mente la pellicola che scorre mostrandoci la vita di George, per arrivare al giorno fatidico che porterà scompiglio nella famiglia Bailey.
Uno zio smemorato erroneamente lascia una forte somma in un giornale, nella banca di Potter, questi, avendo notato il disordine in cui si muove l’uomo e visto il denaro dimenticato, decide di appropriarsene e facendolo, George si ritrova a rimpiangere di essere nato! A causa dello smarrimento-furto, il fisco avvisato da Potter, è già sulle sue tracce, credendolo reo di essersi appropriato del denaro.
Quanti Potter avete incontrato sul vostro cammino?
C’è chi ha avuto questa sfortuna e chi invece non l’ha avuta, o magari mai l’avrà, ma di Potter ce ne sono tanti e tutti li possiamo incontrare. La figura del magnate così caricata in avidità è rappresentativa del male in contrapposizione al bene rappresentato da George, questa forte dicotomia caratterizza la vicenda che si snoda nella graziosa Bedford Falls, tanto da far arrivare chi guarda il film, a fare il tifo per il buon George, ad immedesimarsi nelle sue vicissitudini, gioire delle sue piccole vittorie e dispiacersi delle sconfitte che gli capitano tra capo e collo. I
l personaggio Potter permette di delineare il personaggio Bailey, che ad ogni fotogramma si rafforza a suo danno. Le innumerevoli risorse di George, il suo donarsi agli altri, sono la sconfitta di Potter. “Sarebbe stato meglio se non fossi mai nato”… e qui comincia davvero il film e la vicenda umana di un uomo che, dopo averne passate di tutti i colori, si ritrova solo, senza più un briciolo di fiducia nelle sue capacità, la disperazione ormai è parte di lui, non vede futuro, ma solo una via d’uscita nel pezzo di carta che ha in tasca: l’assicurazione sulla vita e …i petali di Zuzu, la sua bambina. Il pezzo di carta che gli ricorda nella disperazione, che ha una sola possibilità di farcela, mentre il suo pensiero da forma ad un’amara constatazione (Valgo più da morto che da vivo!) e nel farlo medita il suicidio, alla vigilia di Natale sul ponte innevato alla periferia della città. Mentre il pensiero diventa sempre più prepotente ecco arrivare Clarence che lo precede con un tuffo.
La scena cambia, con un colpo di genio dato alla sceneggiatura costruita dallo stesso Frank Capra, Frances Goodrich, Albert Hackett e Jo Swerling, dando il là a qualcosa che lo spettatore non immagina nemmeno, rivivere tutto il percorso di vita della famiglia Bailey, senza George. Questo straordinario Angelo di seconda classe, deve guadagnarsi le ali, e per farlo, non deve permettere a George di realizzare il proposito suicida.
George è piaciuto tanto “lassù” e deciso che bisognava proprio dargli una mano, Clarence con la pazienza certosina e l’aria birichina che lo contraddistingue, alla fine riesce a prendere per mano George e a condurlo in una Bedford Falls mai nata, Pottersville.
Il nome fa capire quale sia stato il percorso di quella cittadina dov’è George non è mai nato.
Nel cimitero la lapide del fratello, eroe di guerra, che lui non ha potuto salvare dalle acque gelide del lago ed eroe non è potuto diventare. E non c’è il Villaggio Bailey, la gente è ancora nelle catapecchie di Potter e vive in miserevoli condizioni. Suo zio per il troppo bere è finito in un ospedale psichiatrico. Il bar dei suoi amici ha altri proprietari. Sua madre non lo riconosce come figlio e la casa dei suoi sogni, dove con Mary e i loro figli tentava di acchiappare la luna, è praticamente lo scheletro di se stessa e come nei film dell’orrore, orribile a vedersi….e Mary? Mary dov’è? Non si è sposata mai, ha finito col fare la bibliotecaria, e nel vederlo teme sia un malintenzionato, e spaventata scappa via urlando! …
Non c’è niente che ricordi il passaggio di George e nemmeno i petali di Zuzu che conservava con amore nel taschino del panciotto…Il percorso di vita delle persone che ama, è cambiato drasticamente, tutti stanno soffrendo, sono infelici, delusi o sono morti, come suo padre, soffocato dai debiti, suo fratello, annegato in un lago da bambino…e nemmeno George che non ha potuto continuare il sogno di suo padre. Lui non è nato e nulla si è compiuto. Un dura lezione che spaventa di fotogramma in fotogramma George Bailey, che teme di non poter riuscire più a recuperare il suo passato così pieno di difficoltà ma anche con tanta gente che gli voleva bene e dove lui alla fine si trovava bene.
George era un uomo ricchissimo e non lo sapeva, troppo preoccupato a risolvere i problemi di tutti.
Una lezione importante di vita che coglie di sorpresa anche lo spettatore più smaliziato, perché come George apprende che la sua vita è legata alla vita di tante persone, che se esiste è perché è l’anello di congiunzione di una catena di affetti infinita: amici, amori, figli genitori….
Cancellare tutto questo per George ha significato cancellare i suoi figli, sua moglie, sua madre, suo fratello, i suoi amici… non esistendo i suoi affetti, lui non era nessuno, non esisteva. Spesso nelle difficoltà non ci si rende conto, a causa della preoccupazione che ci sovrasta, che ci sono più persone vicino a noi che ci amano, di quante non immaginiamo nemmeno, ma non le vediamo, siamo diffidenti, non ci fidiamo, arretriamo anche ad un sorriso.
Si, i “Potter” ci saranno sempre, ma ci vogliono anche loro per rendere onore a belle persone come i George Bailey, al fine di comprendere la vita che non può essere facile se la si vuole penetrare nella sua totale completezza e bellezza. George comprendendone finalmente il valore di ciò che ha perduto, si ritroverà come per magia i petali di Zuzu nel taschino e dalla scoperta al “Buon Natale” urlato correndo tra le strade di Bedford Falls imbiancata di neve, il passo e breve. E via, sempre correndo verso la sua casa ritrovata, dove il suo mondo lo sta aspettando, la sua famiglia.
Si chiude il sipario di celluloide sulla notte più bella dell’anno per la famiglia Bailey, il suono di un campanellino tra gli addobbi dell’albero al centro della casa, informa George che Clarence si è guadagnato, grazie a lui, le ali.
Un film che vi consiglio caldamente, che mette in luce quei valori che oggi sembrano perduti, dove la famiglia, ha un posto di primo piano ed è il cuore vero della società verso la quale buttiamo un occhio solo a Natale. Un film che dovrebbe essere divulgato nelle scuole, e studiato per la fantastica metafora della vita che fa riemergere qualcosa che stiamo perdendo a causa di una società dove l’apparire sta distruggendo “l’essere”.
“Quante cose avrei voluto fare, invece non ho fatto nulla!”
A quanti di voi, guardando It’s a wonderful life “La vita è meravigliosa”, sarà venuto in mente almeno una volta un pensiero di questo tipo?
- VIA
- nicdamiano