Vignettopoli
RIINA, DENTRO O FUORI? RICORDANDO GIUSEPPE DI MATTEO
“… ci sono cose che non si fanno con coraggio. Si fanno per continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli…” (Carlo Alberto Dalla Chiesa)
Riina sta male. La Cassazione interviene con l’art.27. Lo Stato di Diritto non deve essere vendicativo ma ha l’obbligo morale di applicare la giusta sentenza in relazione ad un personaggio che potrebbe ancora costituire un pericolo e, chi pensa il contrario, secondo moltissimi opinionisti ed esperti criminologi, fa un grave errore.
La domanda sorge spontanea: “Perché lui?” Provenzano stava peggio, ma non ha avuto l’onore dei domiciliari. Riina, anche dal carcere è stato il mandante di altri omicidi, insomma, un boss attivo che non ha mai collaborato con la Giustizia e mai, ha rivelato tutti i segreti che conosce.
Alla notizia della possibile scarcerazione per motivi di salute del boss è seguito un no corale da tutte le parti politiche, tranne una manciata di personaggi ma la gente, ha fatto e sta facendo la differenza, esprimendo lo stesso concetto “contro” in tutti i gruppi politici di Facebook, che su quest’uomo che non ha mai nemmeno minimamente pensato di “pentirsi”, si trovano d’accordo, nonostante la non condivisione di “tutto il resto”.
Liberando questo scarafaggio di uomo, si cancellano con un colpo di spugna, tutte le morti che fino all’ultimo giorno della loro vita, hanno servito lo Stato con lealtà e coraggio: Dalla Chiesa, Borsellino, Falcone…la lista è lunghissima! Come la lista di Riina che ha spesso affermato che aveva ordinato oltre 150 morti…
La figlia del Comandante Dalla Chiesa, ha fatto sentire la sua voce contro, ricordando quanta poca dignità fu concessa ai corpi straziati del padre, della moglie Manuela e dell’agente di scorta Russo, uccisi dalla mafia quel tragico giorno, 3 settembre 1982, a Palermo e che le loro membra non vennero nemmeno coperte da un lenzuolo sulla scena del crimine.
La Cassazione sancirebbe la convinzione, con questa-eventuale- sentenza (in)giusta- perché la Legge se applicata bene sempre e con tutti, prevede proprio questo, ma forse è arrivato il momento di trovare una giusta applicazione tra il mezzo con cui si devono rispettare le regole e il Paese, e la “pietas” che non può essere disattesa ma deve essere vista in ogni detenuto presente nelle carceri italiane e non può fare dei distinguo.
L’onorevole Bindi, ha commentato la news, affermando che il carcere può seguire le sue ultime ore con dignità come riesce a fare da sempre in questi casi, essendo attrezzati allo scopo. Ed io aggiungo: che se ci vogliono più carceri, si devono costruire ma nel rispetto di tutti, di chi sta dentro (ladri di polli e mafiosi) e di chi sta fuori (sapete quelle persone che non riescono nemmeno a farsi una visita per tempo ed han lavorato una vita intera nel rispetto delle regole?), la gente comune che magari ad un passo dalla pensione, qualcuno uccide per sbaglio o per “diletto”………
Ma una cosa ci tengo a dire, visto che in molti l’hanno dimenticato nel momento in cui han deciso di mettere mano all’art.27, ed è Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido per volere di Totò Riina per colpire il pentito della strage di Capaci, Santino di Matteo.
In ultima analisi, come dice sempre il mio direttore: “Si deve stare dalla parte di Caino ma senza dimenticare il povero Abele (NOI).”.
- VIA
- nicdamiano