Speciale S.Natale
Indagini festaiole – INCHIESTA SU BABBO NATALE
Quanti di noi almeno una volta nella vita non si sono sentiti raccontare la storia di Babbo Natale? Anzi, proprio in questo periodo dell’anno, quando, oramai sono imminenti le festività natalizie, la figura che domina la nostra fantasia proprio quella del vecchio e rubicondo nonno che nella notte pi magica dell’anno, arriva sulla sua slitta volante, a lasciare doni sotto l’albero ai bambini più buoni. Noi lo conosciamo con cappello e vestito rosso, bordati di pelliccia bianca come la neve, ma, in realtà questa immagine, giunta fino ai nostri giorni pi recente di quanto non si possa pensare. Cari lettori, Babbo Natale solo un personaggio frutto di fantasia? Oppure possiamo continuare a crederci anche se non siamo più bambini? Babbo Natale, o almeno un personaggio simile sembrerebbe realmente esistito nella storia: si tratterebbe di San Nicola, nato nel 270 d.C. a Patara nel sud della Turchia. Egli rimase orfano dei genitori ancora molto giovane, ereditando immense ricchezze di cui si servì per aiutare i poveri.
Anticamente si narrava che il giorno della sua festa, dispensava egli stesso enormi quantit di doni ai bimbi pi buoni. Una leggenda che si diffuse rapidamente in tutto il nord Europa, ma soprattutto in Olanda dove il Santo era chiamato Sinteer Klaas.
A seguito dellimmigrazione di molti olandesi nelle Americhe, la leggenda si diffuse anche nel Nuovo continente, dove il Santo incominci ad essere chiamato Santa Klaus. Una delle leggende più conosciute su San Nicola viene ricordata, anche, da Dante nella Divina Commedia.
Esso parlava ancor de la larghezza
Che fece Niccol a le pulcelle,
per condurre ad onor lor giovinezza.
(Purgatorio, canto XX- versi 31-33)
Un nobiluomo caduto in disgrazia si disperava per la sorte delle sue tre giovani figlie, per le quali non aveva una dote disponibile. Nicola volle aiutare la famiglia e, per tre notti consecutive, gettò dentro la finestra del loro castello tre sacchi di monete doro. La terza notte trovando chiuse tutte le finestre Nicola fu costretto ad arrampicarsi sul tetto per calare le monete giù dal comignolo. Loro cadendo si infilò nelle calze delle fanciulle appese ad asciugare vicino al camino e da allora rimasta la tradizione di appendere le calze la notte di Natale per ritrovarle la mattina seguente colme di doni.
Le spoglie di San Nicola, sono oggi custodite a Bari, città di cui patrono e un gruppo di antropologi inglesi coadiuvati da ricercatori italiani, sono riusciti a ricostruire al computer il volto di Babbo Natale. L’equipe di scienziati utilizzò i più moderni metodi di diagnostica per creare il volto per mezzo di raggi x e misurazioni delle ossa del Santo circa 54 anni fa quando la cripta fu aperta per un restauro.
Santa Klaus era un uomo sotto il metro e settanta di altezza, aveva lineamenti marcati e induriti da un naso rotto. Aveva carnagione olivastra, capigliatura ispida tagliata a spazzola e barba incolta. Il vero volto di Babbo Natale era praticamente orribile Per dirlo con le parole dell’antropologo Anand Kapoor se qualcuno si trovasse oggi quest’uomo in salotto la notte di Natale verrebbe istintivo tirar fuori una pistola. Nel nostro pensare comune, per Babbo Natale tutt’altro che orribile, anzi simpatico e grassoccio: un omone alto alto che arriva su una slitta volante trainata dalle sue fedeli renne: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder, Blitzen e Rudolph. Le renne volano trainando Babbo Natale? Sembra una leggenda, ma invece realtà, secondo quanto afferma un botanico scozzese: Ian Darwin Edwards.
Durante il rigido periodo invernale, la tribù lappone Sami beve il latte che producono proprio le renne, le quali si cibano, tra l’altro, di funghi allucinogeni. L’apparato digestivo di questi animali scompone le sostanze chimiche contenute nei funghi trasferendole direttamente al latte che quando bevuto viene ingerito anche dagli abitanti del villaggio, i quali vedendo passare la slitta con a bordo il grande sciamano, anch’egli stordito mentre torna a casa, credono davvero che le renne volino. Ma la figura di Babbo Natale, come la conosciamo oggi un’invenzione pubblicitaria: l’abito rosso bordato di pelliccia bianca, in realtà fu la trovata di un caricaturista americano, Thomas Nast, che nel 1860 illustrò una vignetta su un giornale disegnando Babbo Natale come un uomo vestito di rosso con il bordo di pelliccia bianca e con i pantaloni tenuti da una grossa cintura di pelle nera.
Immagine questa che piacque molto ai manager della Coca Cola che ne fecero il vessillo della campagna pubblicitaria natalizia della famosa bevanda.
La Coca Cola fu creata nel maggio del 1886 da tale Pemberton, un farmacista che come tanti all’epoca veniva definito dottore anche se mai fu trovata una traccia in merito alla sua presunta laurea in medicina. Indipendentemente da ci questo vero o presunto medico, riuscì a creare, secondo una ricetta ancora oggi segreta una bibita che diventò famosa in tutto il mondo e che sopravvisse alle critiche di anni interi. La bevanda venne chiamata COCA COLA proprio perché in essa conteneva, tra i vari ingredienti, oltre alla noce di cola estratti della foglia di coca. La noce di kola, che sono semi di un albero africano, contengono caffeina, una sostanza stimolante che aveva il potere di curare il mal di testa. Nel 1902 il Dottor Wiley del dipartimento di chimica degli Stati Uniti incominci un’agguerrita campagna salutista denominata Gli Stati Uniti contro 40 barili di Coca Cola. Un procedimento giudiziario che arrivò al culmine di una campagna denigratoria contro la bevanda responsabile di far diventare i giovani delle nullità a causa dell’abitudine di berla; secondo l’accusa, inoltre la bibita teneva svegli i ragazzi esponendoli maggiormente alla tentazione della masturbazione.
Gli avvocati della società americana cercarono di aggirare l’ostacolo della dimostrazione degli effetti innocui della bevanda sui giovanissimi sottolineando come la Coca Cola non arrivasse a quel pubblico.
Si dispose, pertanto, che nelle campagne pubblicitarie non venissero utilizzati bambini al di sotto dei dodici anni. L’unica arma che aveva la Coca Cola erano per i bambini stessi. Sarebbe stato troppo grave perdere quella preziosa fetta di mercato. I manager sapevano bene che l’unico modo di vendere la bevanda era attirare ad essa i bambini che avrebbero convinto le mamme a comprarla. Quale figura pi ùpotente di Babbo Natale?
Ecco che allora il Babbo, come lo conosciamo noi, diventò per anni interi il protagonista della campagna pubblicitaria della famosa bevanda. Leggende a parte l’importante avere lo spirito giusto per vivere serenamente il periodo pi bello dell’anno. Babbo Natale lo si può immaginare su una slitta o con in mano una bottiglietta di Coca Cola, ma la cosa importante continuare a sognare. Sognate cari Lettori, che si creda o meno a Babbo Natale, ognuno di noi ha bisogno di sognare e Natale, è il periodo migliore per farlo.
- VIA
- Silvia Vimercati