Speciale S.Natale
Feste e solitudine- Il Natale degli altri
Una delle feste tanto attese ma anche tanto discusse, è arrivata e se n’è andata, il Natale. Il suo avvento, è d’impatto riconoscibile ovunque grazie alle luminarie che decorano le vie e le piazze di ogni città. Anche il famoso detto “a Natale tutti sono più buoni” in un certo senso conferma questa sua particolare attitudine nel rendere tutto speciale e importante.
Come tutti sanno, la tradizione Cristiano–Cattolica, riconosce nel 25 Dicembre la commemorazione della nascita di Gesù Cristo. Una ricorrenza che si ripete nel tempo ed ha il compito di rendere presente ed eterno un attimo della storia umana. Ma come viene vissuto il Natale? E’ davvero, per tutti, un momento di celebrazione religiosa? O forse dovremmo dire, è davvero, solo e soltanto, un aspetto di una credenza religiosa? Lo abbiamo chiesto alla gente, che ha vissuto come noi, queste feste natalizie. Tutto ciò che negli altri mesi era dato per scontato, col Natale sembra richiedere attenzione. Ogni cosa prende vita, come per farne ricordare l’esistenza.
Costanza, 32 anni, impiegata statale, risponde: “ Onestamente, non lo so più. Una volta era riunirsi con la famiglia, con gli amici, andare alla messa di mezzanotte e poi scambiarsi i regali. Era l’occasione per riavvicinarsi ai valori che si perdevano durante l’anno. Col tempo ho poi smesso di amare il Natale, anzi, lo vedevo come un mero momento commerciale, uno di quei giorni in cui hai aspettato la tredicesima per spenderla nei negozi; e, infatti, ho perso l’entusiasmo. Quest’anno ho scritto una lettera a Babbo Natale. Sai di quelle cose che fai e non sai bene neppure perché? Ecco. E poi tanto lui non esiste! Invece, mi sono dovuta ricredere, perché, qualche giorno dopo, ho incontrato una persona che mi ha riportato dentro i valori del Natale; e allora tutto è diverso! Torni dentro le cose semplici con uno spirito rinnovato, con nuovi propositi per te stessa e per gli altri. Credo di aver assistito, per la prima volta, alla magia del Natale. In questi giorni riflettevo sul perché molta gente odi il Natale, io non lo odiavo ma da qualche tempo non riuscivo più a viverlo realmente; così ho pensato che probabilmente quello che rappresenta, quando stai male, non riesci a coglierlo proprio perché si è troppo presi a stare male. Sì, forse è così, anche perché il Natale è la festa dell’amore per eccellenza”. A parte la bella opportunità di rivedersi con persone vicine e lontane, su cui siamo tutti abbastanza d’accordo, Il Natale è la straordinaria occasione per riflettere, proprio come dice Costanza.
Molto spesso, gli adulti dimenticano la reale origine di questa ricorrenza nascondendosi magari dietro ad un credo religioso che è, alcune volte, soltanto di facciata. Lucrezia Claudia, 45 anni, di Roma, libera professionista, ad esempio, non si sente vincolata da nessun credo religioso e dice del Natale: “E’ la festa dei bambini! Ricevono regali, ci sono i parenti, è una grande festa di famiglia, per loro e per noi adulti che li aiutiamo a vivere nel modo giusto questo evento. A dire il vero l’ipocrisia intorno al Natale, mi mette molta tristezza e anche rabbia. Col passare del tempo, ho perso un po’ di fiducia nei sentimenti che accompagnano il Natale. E’ tutto business, soldi, commercio, guadagno, vendite; mi mettono tristezza e rabbia queste parole così terrene rispetto ai sentimenti che congiungono col Natale. In questo c’entra sicuramente l’egoismo dell’essere umano che neanche in queste occasioni riesce a placarsi. Io, nel mio piccolo, cerco di vivere il Natale tutti i giorni. Il 25 Dicembre, nella mia famiglia ognuno dona all’altro poesie e pensieri che strappano una lacrima o un sorriso; gli unici regali che siamo felici di ricevere.” Oltrepassando le critiche, ovvie, sul consumismo natalizio, è importante semmai, per la nostra vita e per quella delle persone che ci possono essere care, ritrovare in questo evento l’occasione per chiudere il bilancio di un anno e aprire il prossimo all’insegna di ciò che veramente è l’essenza dell’individuo, che lo guida nelle sue scelte e che lo conduce a realizzare la sua realtà, cosicché l’essere umano possa ritornare finalmente dentro se stesso per poi, condividere con gli altri. Questa essenza si chiama “AMORE”, un termine ormai impoverito che viene associato a situazioni singole come “ l’amore di coppia” o addirittura considerato come un’utopia, qualcosa di astratto, di desiderabile ma non raggiungibile. Gli stati d’animo, che viviamo durante l’anno in modo scontato, durante il periodo natalizio si riaccendono con tutti i sentimenti che le accompagnano. Mara, 37 anni, della provincia di Verona, medico, alla domanda: “Cosa rappresenta per te il Natale?” inizia subito a raccontare dei pazienti che arrivano al pronto soccorso: “Anche quest’anno sarò in guardia medica le 24 ore della vigilia e, credimi, arriva di tutto, con la scusa di una ferita trovano nella sala d’aspetto ed in noi medici, un posto caldo dove sentire e vedere che qualcuno si prende cura di loro. Molti ad esempio sono anziani che si sentono soli e cercano nella figura del medico o l’infermiere, rassicurazione e protezione. Quando poi si sta male dentro, ci sono segni e sintomi che di fisico non hanno nulla, come la tachicardia, la fatica a respirare, i mal di pancia, che spesso vengono amplificati per far generare amore intorno. Sai, io sono un medico vecchio stampo, cerco di curare non di far guarire solo la malattia, e spesso sono le parole, le uniche cose importanti che non sempre sono parole mediche; anzi il più delle volte non lo sono per nulla. Ti racconto quest’aneddoto. Natale 2006. Una signora con sintomi simili a un attacco d’ansia entra nel pronto soccorso e rimane seduta in sala d’aspetto per pochi minuti, mi viene incontro e cerca di spiegarmi il suo problema, così la visito e faccio tutti i controlli di routine. Questa signora inizia a parlare della sua vita, delle sue cose, delle sue emozioni e abbiamo passato venti minuti a parlare del più e del meno, anche di sciocchezze; scatta la mezzanotte e le faccio i miei auguri in modo molto caloroso… abbracciandola e rassicurandola con parole sentite. Lei se ne va tranquilla e col sorriso, le era passato l’attacco d’ansia … sai, questa cosa dei finti malati fisici che vengono al pronto soccorso per cercare affetto e attenzioni? Lei non aveva nulla, infatti, se non bisogno di amore. Due giorni dopo ho trovato nel mio studio, tre presine che lei mi aveva fatto all’uncinetto. Ecco il Natale! La nostra società ha distrutto i rapporti interpersonali, nelle città poi è anche peggio, per cui chi ha ancora dentro di sé lo spirito del Natale dovrebbe cercare di portarlo con sé tutti i giorni e di trasmetterlo ad altri, o a chiunque abbia bisogno di ritrovarlo. Spessissimo capitano barbone, gente che vive per strada, ma sai… non tutti ci sono finiti per disgrazia, voglio dire…alcuni hanno scelto di vivere così e te lo dicono con onestà, andando proprio fieri della loro vita vissuta tra i cassonetti dell’immondizia, in stazione o in altri piccoli scorci di città.
E’ blasfemo per noi che possediamo una casa, una famiglia, i riscaldamenti, l’acqua, il cibo e tantissime altre cose, pensare di stare bene con una vita a dir poco misera; eppure alcune persone scelgono di vivere miseramente proprio come Gesù che nacque riscaldato dal bue e l’asinello sotto una capanna di paglia. Certo, non è facile neanche psicologicamente vivere nella miseria, oramai siamo pieni di cose e stimoli tecnologici e pensare di tornare sotto una capanna di paglia riscaldati dal respiro degli animali…beh… fa un po’ strano in effetti. Il Natale però è questo secondo me; spogliarsi di tutti i beni che possediamo e con cui ci nascondiamo durante l’anno, per mostrare e offrire la nostra essenza agl’altri e a noi stessi… perché no?! Non siamo abituati ad offrirci agli altri e ad amare noi stessi. Ecco, forse la miseria vera è questa, non quella materiale legata alla perdita di beni. Pensa che, il pronto soccorso dove lavoro, da proprio sulla più lunga e famosa strada del sesso del nord-est e di frequente la vigilia di Natale le prostitute scappano dalla loro vita di strada per venire da noi a cercare qualcosa da mangiare, chiacchierare con gli altri pazienti e con noi medici. Il Natale ha una magia speciale, l’ho sempre pensato”.