Vignettopoli
La Gravidanza
La gravidanza è un evento importantissimo nella vita di una donna, rappresenta un momento di incubazione di sensazioni somatiche, desideri e paure, un’esperienza che innesca un forte cambiamento psicologico nella futura madre. La capacità insita nella donna di permettere la vita a una creatura, è stata presa in considerazione anche dalle culture più antiche.
Esistono molte divinità femminili, le dee, il cui compito era quello di vegliare sulla donna, nei momenti e nei passaggi più delicati della gravidanza. Svolgevano una funzione prettamente psicologica, poiché aiutavano le donne incinta a contenere ed elaborare lo sprigionarsi di emozioni molto diverse fra loro durante e dopo la gestazione. La dea greca Artemide, era considerata la forza della Creazione e le donne la invocavano al momento del parto, garantendosi così la sua assistenza. La forza della dea era tale che le donne si assicuravano un parto facile e indolore. Ella era una dea vergine, sorella di Apollo, appena nata si era occupata del parto della madre, la quale grazie al suo aiuto diede alla luce il fratello, diventando la sua levatrice. Artemide era anche una dea cacciatrice e violenta, descritta anche come dea della freccia e dell’arco e delle furie improvvise . A proposito della sua furia, si narra che uccidesse chi osava sopprimere animali femmina incinte e cuccioli appena nati. Grazie alle sue grandi doti, simboleggia l’abilità delle donne di raggiungere i loro obiettivi, giustificando anche l’uso dell’aggressività. Artemide non era la sola ad essere venerata.
L’egiziana Shait e la romana Carmenta, dee in grado di predire il destino del neonato, oppure la dea irlandese Ain, il suo compito era di proteggere i bambini che correvano il rischio di essere etichettati come figli illegittimi. Una dea molto importante per il popolo sumero ( è Mami, definita la “madre di tutti” e quindi la creatrice per eccellenza di tutte le cose. Secondo la leggenda, Mami diede il là alla sua fama procreatrice mescolando dell’argilla, dalla quale plasmò quattordici immagini di se stessa, che vennero disposte in due file, sette alla sua destra come uomini e sette alla sua sinistra come donne. Fra le matrici maschili e quelle femminili, mise un mattone, simbolo del guanciale delle donne sumere quando durante il travaglio usufruivano del potere creativo della Madre. La donna che diventa Madre, acquista un sapere innato, istintivamente entra dentro un “canale” collegato all’inconscio collettivo, in particolare attinge dal patrimonio di archetipi in grado di segnare il destino psicologico di “essere madre”. Gli studi condotti sugli archetipi femminili, hanno sottolineato la centralità dell’archetipo della Grande Madre. Esso nasce attorno al 7000 a.c.( neolitico antico) come concetto di una divinità religiosa femminile, alla quale viene attribuito il potere di generare tutte le cose viventi: piante, animali e uomini.
La psicoanalista Junghiana Jean S. Bolen, ha fornito un’interessante chiave di lettura di questo archetipo, svelando l’esistenza di ambivalenze che fanno diventare la madre, simbolo di luce quando dona la vita e si occupa del sostentamento psicofisiologico della prole, e simbolo della notte, di un inconscio notturno, segreto e potenziale strumento di morte. La Bolen, per giungere a questa affermazione parte dall’assunto in base al quale, in una stessa donna sarebbero presenti più dee, la cui conoscenza è fondamentale per la comprensione di sé e degli altri. Le dee di riferimento sono due: Demetra e Medea. La prima è la dea madre per antonomasia, in quanto possiede un istinto materno che non ha limiti. Il mito narra che Medea minacciata dal rapimento della figlia Persefone, da parte di Ade, il Dio della morte, folle di dolore e di rabbia per il tradimento subito da Zeus, decide di impedire che la terra dia i suoi frutti, provocando l’estinzione della razza umana, fino a quando non ottiene indietro Persefone, allora anche la terra torna fertile. In psicologia l’assunzione di un ruolo demetrico da parte di tutte le donne di una famiglia origina legami profondi di tipo patriarcale. Seguendo sempre la logica della Bolena, Medea è al contrario il lato oscuro, è la madre negativa la quale ferita dal tradimento di Giasone, per vendetta gli uccide i figli; la sua storia è descritta da Euripide e racchiude sentimenti forti e violenti, gelosia, tradimento, amore e vendetta.
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- patrizia santini
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