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Al Castello degli Agolanti Fabrizio Pavolucci
Riccione. Un ragazzino giovane ma acuto, dallo sguardo penetrante di chi sa il fatto suo: Fabrizio Pavolucci, trentenne riminese doc, è questo ed altro.
La sua mostra al Castello degli Agolanti di Riccione ha riscosso un grande successo, e fra una tela figurativa e l’altra, dove campeggiano i più disparati sentimenti dell’animo umano, l’ho conosciuto meglio.
-Fabrizio, com’è nata la tua passione per la pittura?
“Sono diplomato ragioniere e di mestiere sono imbianchino, ma da sempre ho coltivato questa passione, da piccolo disegnavo fumetti e dal 1999 frequento la scuola serale di disegno di Miramare diretta da Enzo Berardi, un nostro concittadino grande disegnatore. Ho apprese le varie tecniche via via, prediligo la pittura ad olio, a matita, a carboncino, inoltre ho frequentato un corso ad Urbino per imparare l’incisione su lastra di zinco. Ho iniziato a esporre nel 2003 e ultimamente ho partecipato alla realizzazione dell’affresco di Liliana Quadrelli all’ospedale di Rimini, il soggetto e il mare e sarà inaugurato più avanti.” Quali sono i tuoi soggetti preferiti e a quali pittori ti ispiri principalmente?
“I miei quadri sono ritratti di amici e parenti che, per gioco e per simpatia nei miei confronti, si sono lasciati raffigurare in vari momenti, dalla chiacchierata al the alla lettura di un libro. Ci siamo messi in gioco utilizzando uno speciale specchio in plexiglas deformate che modifica radicalmente i connotati, facendo apparire il viso quasi sempre più paffuto e rotondo, comunque tutto come forma di divertimento.
Ho realizzato una serie di ritratti dei maggiori jazzisti di tutti i tempi ma quasi tutte le mie opere restano a me che poi le espongo, quasi nessuno tiene in casa propria il ritratto di altri! I pittori che seguo per la maggiore sono quelli dell’800, Fattori, Mancini, Michetti.”
Qual è, secondo te, il panorama della pittura emergente nel Riminese?
“Conosco tanti validi talenti, Giovagnoli di Rimini, Samorì di Forlì, e vado quasi sempre alle loro mostre, ho notato che è tornato di moda il figurativo intero che impone un certo studio di proporzioni, luci ed ombre, colori, e secondo me ci vorrebbe un maggior numero di scuole che insegnassero i rudimenti pittorici, perché, grazie al cielo, gli spazi non mancano, anche se gallerie e musei andrebbero gestiti meglio a livello di organizzazione. Nella nostra zona c’è un folto sottobosco di talenti, molti dei quali diplomati all’Istituto d’Arte di Riccione e di Pesaro, però penso che i Comuni dovrebbero incentivare di più la loro diffusione. A Riccione il Castello degli Agolanti è uno spazio ottimale ma è un po’ fuori mano, mentre la Pinacoteca di Villa Franceschi è l’ideale, ho seguito il concorso di illustrazioni per bambini, “Illustrissimi”, e come riminese posso affermare che la mia città si impegna maggiormente su altri fronti più contingenti, l’arte è un po’ secondaria.”
– Dove ti potremo ammirare prossimamente?
“In giugno esporrò a Cervia in una collettiva con altri pittori della zona e in settembre, sempre a Cervia, ci sarà una mia personale”.
Mentre mi soffermo davanti alle tele di Fabrizio noto una certa rassomiglianza con Escher e Botero e i simpatici visi deformati, fra i quali il suo, ammiccano come se fossero vivi, costituendo una sorta di Commedia Umana balzachiana sullo sfondo di assolati paesaggi di campagna e mare che riportano alla memoria collettiva lo scenario romagnolo,da sempre fucina di immensi talenti.