Vignettopoli
Sognare una grande abbuffata!
Avete presente le donne floride e cicciottelle raffigurate nei quadri di Fernando Botero? Con il loro corpo pienotto, descrivono un modello femminile atipico per i canoni di perfezionismo estetico della società contemporanea. Sul viso di queste donne, i sentimenti sono rarefatti, possono sembrare tristi, in certi quadri serene, ma mai euforiche. A dispetto delle movenze che le rappresentano ballerine o musiciste, e all’emozione dipinta nel loro viso, il corpo parla, esprimendo allegria e creatività . L’ostentata magrezza delle modelle e delle attrici che spopolano fra le giovanissime, l’espressione di una società che diventa sempre più malata di edonismo e che preferisce il masochismo di un fisico scarno e debole, a un sano rapporto con il cibo. Per questo motivo, chi non riesce ad avere una relazione equilibrata con la “tavola”, si ritrova in mondi onirici che mettono in scena conflitti irrisolti e desideri proibiti, attraverso simboli culinari portati all’eccesso. Il cibo una delle metafore utilizzata dall’inconscio per mettere l’accento su un problema che il soggetto non vuole affrontare nella vita reale, o perché nega l’esistenza di un problema altrimenti intollerabile, o perché non totalmente consapevole, in entrambi i casi, se il problema di natura relazionale, ci sono buone probabilità che si ripercuoti nello stile alimentare. Il rapporto con l’altro, il genitore, la mancanza di amore, la difficoltà a socializzare, diventare un individuo indipendente e separato dalla simbiosi con il nucleo familiare, questi e altri motivi possono scatenare disordini alimentari di diverso tipo, e di conseguenza uno stato di insicurezza con il proprio corpo. E’ interessante come il mondo onirico metta in scena con efferata precisione i conflitti legati al cibo.
(A, Rimini.)- A. soffre di fame nervosa, un disturbo alimentare meno grave, rispetto all’anoressia, ma che comunque le crea disagio e che si manifesta sempre in occasione di momenti topici della sua esistenza, come gli esami e un recente trasloco. << Mi trovavo al supermercato, mi sentivo in affanno, prendo un carrello e comincio a riempirlo di dolci, biscotti, ciambelle, dolci di qualsiasi tipo e arrivo alle casse e inizio a mangiarli velocemente, mi ingozzo, mando giù senza masticare.>>
Nello scenario onirico, la sognatrice rivive le sue paure attraverso l’abbuffata dal carrello dei dolci. Il modo di mangiarli voracemente, suggerisce in questo caso, uno stile relazionale deficitario che si nutre di prevaricazione ed egocentrismo, un bisogno di dominare l’altro e di avere sempre l’ultima parola. La parola dell’altro non assimilata e digerita a livello psichico, ma inglobata velocemente, in questo modo il suo significato soppresso. Consigli, critiche, gesti di affetto che provengono dall’altro relazionale, sono rifiutati a priori e la pulsione che sollecita questo movimento la paura di entrare dentro se stessi, e imparare ad accettare difetti e fragilità dell’Io. il tempo che passa veloce e che rischia di portar via tutto il contenuto del carrello, scandisce il tempo dell’inconscio.
Desideri ai quali il soggetto non riesce a dare una risposta adattiva, perché quando lo stimolo della fame o del vuoto di stomaco, prendono il sopravvento, normalmente codificati soltanto come sensazioni endogene, queste ultime proprio perché causate da problematiche personali irrisolte, diventano sintomi psicogeni dell’inconscio. Chi sono coloro che minacciano di portare via il carrello? Sono gli “Altri”, oppure modelli di comportamento negativi interiorizzati e il timore di essere giudicati. Il soggetto desidera soddisfare un determinato bisogno, ma non lo fa perché teme il giudizio dell’altro, il rimprovero non viene dal mondo relazionale, ma da un Io debilitato da un’esasperata autocritica e da un atteggiamento mentale inflessibile. Nella scena finale, in cui A. si specchia ma non vede niente, indica che è vittima di una destrutturazione psichica, in cui l’ansia ha preso il sopravvento cancellando la vera identità, in cui non riesce a mettere a fuoco i suoi reali bisogni psicologici.