Janeleggedinotte
Non mi vendere mamma!
Poetica, visionaria, una scrittrice che seguo da tempo e che non manca mai di soddisfare il mio mondo immaginario, la sua scrittura libera e arguta vi conquisterà sin dalle prime pagine.
Ho scelto “Non mi vendere mamma!” perché l’autrice riesce a condensare in poche pagine, questioni complesse che gravitano nella vita di ogni donna di questo pianeta, il significato dell’essere madre e il riscatto femminile che non necessita sempre della presenza di un uomo. Sarebbe banale ridurre il senso del libro in un paio di concetti poiché leggendolo mi sono resa conto che le parole di Chico mi spingevano oltre il confine di ciò che è giusto o sbagliato.
Asia la protagonista cresce in un orfanatrofio, nessuno la vuole adottare perché morde e non è la classica brava bambina, dalle suore incontra Lillo un disadattato come lei, fin da subito prepotente nei suoi riguardi, eppure lei trasferisce sul giovane “delinquentello” un desiderio materno. Lillo diventa il suo bambino, attiva inconsapevolmente un coping di “accudimento” e sottomissione dal quale Asia non riuscirà a liberarsi per molto tempo. Una volta cresciuti, Asia e Lillo diventano una coppia.
I presupposti non sono dei migliori, visto che Lillo si comporta come uno sfruttatore con Asia, è prepotente e possessivo, la tratta come una merce di scambio e lei che ha un cuore di marzapane e pochissimo cervello, glielo permette. Che sia un amore malato oppure il trauma dell’abbandono che spinge la protagonista ad avere così poca stima di sé stessa, per ciascuna ipotesi psicologica che si possa sondare, di amore proprio tra Asia e Lillo non ce n’è l’ombra.
Lillo prima bambino- tiranno poi partner violento, convince Asia ad affittare il suo utero a una coppia di ricchi americani ( i Trump) per una grande somma di denaro. Esattamente come la Cecilia di Woody Allen (La rosa purpurea del Cairo) con la sua bontà ingenua e al limite dell’incredibile, la povera e credulona Asia crede che una volta eseguito il “lavoretto” del bambino, Lillo diventerà un altro, non sarà più il suo “pappone” e la tratterà come si deve. Asia chiede di essere amata, ma lo chiede alla persona sbagliata. Questa storia mi piace perché parla a tutti, ai bambini, alle donne ed anche agli uomini e l’escamotage narrativo ideato dall’autrice è veramente intrigante, mi riferisco a Chico, il bambino parlante, il Super io nascosto di Asia, la sua voce interiore, o come lo si voglia definire, l’unico in grado di farla ragionare.
Asia resta in cinta, il suo utero in affitto darà alla luce l’erede dei Trump, gli acquirenti americani, che apparentemente la trattano come una regina, promettendole di ricoprirla di gioielli. Per fortuna nella pancia gravida di Asia, il piccolo Chico, non sta a guardare, e bussando alla sua coscienza le dice “Mamma ma vuoi veramente darmi a quelli lì?”. Nel momento in cui Chico parla, il lettore si sentirà catapultato in un’altra dimensione, come Alice che attraversa lo specchio, anche Asia affronterà le sue paure, i dubbi, ingaggerà una vera e propria battaglia comunicativa contro il piccolo, quest’ultimo farà di tutto per convincerla che i Trump sono fasulli e disonesti, e le racconterà perfino quelle storie magiche e favolose che la sciocca Asia mai aveva sentito in vita sua. E cosa succede quando qualcuno ti apre finalmente gli occhi? Se pensate che sia surreale un feto parlante che conosce Marx e Charlot, il bambino che dalla pancia della mamma gravida le suggerisce come togliersi dai guai con i Trump, allora pensate a quanto sia irrazionale affittare corpi umani per creare bambini che in modo naturale non sarebbero mai nati?
Ci troverete tante chiavi di lettura leggendo questo racconto, ma di una cosa sono certa, il dialogo interno fra Chico e Asia, attiva quello spazio potenziale, dentro il quale madre e bambino costruiscono in modo creativo, emozionante il loro legame d’amore, la fiducia di Asia verso sé stessa come donna e come madre diventa qualcosa di reale, qualcosa in cui credere. E proprio come fa Charlot con il suo monello, che se lo abbraccia e lo tiene stretto per proteggerlo dai cattivi, Asia apre gli occhi e una volta nato, si prende il suo Chico e fugge lontano dai Trump, dagli uomini egoisti come Lillo e ricomincia.
Non mi vendere mamma! Lo consiglio vivamente ai sognatori incompresi, a chi crede che si può ancora volare sopra una scopa come in” Miracolo a Milano”, lasciandosi dietro i “guai” ma questo racconto originale ricco di metafore, paesaggi e personaggi alla Tim Burton, sussurra al cuore e alla mente delle donne, quelle che sono mamme e quelle che non lo sono mai state, perché dentro ognuna di noi c’è un Chico, un sapere, un grande contenitore di saggezza e amore che possiamo attivare in qualsiasi momento, la forza motrice che ci darà la voglia di cambiare, di dire basta, ai tanti Lillo nascosti nella nostra società, camuffati e non per questo meno pericolosi, e se una come Asia ce l’ha fatta, potete farlo anche voi!
- VIA
- Nerina Elena
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