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CIO’ CHE APPARE, NON E’!
CIO’ CHE APPARE, NON E’! Un’esclamazione che titola il pezzo ed è dovuta, considerando il lavoro che procuriamo ai tanti social sparsi nel Web e che non restituiscono l’uno per cento di quanto produciamo in chiacchiere; doveroso scriverne, da parte del giornale che dirigo e che si regge da vent’anni con orgogliose graffette e senza i favori di nessuno. Ciò che appare, non è! Si, è tutta scena, quella che facciamo noi, per far gradire i pezzi dei nostri grandi giornalisti; quella degli altri, che fanno grazie ai titoli che sforna la nostra casa editrice, Edizioni Damiano, che sono editati con la speranza nel cuore di chi li realizza, nella difficoltà di un mare di bugie di gente a noi estranea e che fa l’affare con il nostro lavoro ma etichettandolo: “non disponibile“.
Una concorrenza che pare voglia accarezzarti ed intanto, ti crocefigge col sorriso. Squalo mangia “sardina”…
A cosa serve attivarsi e dire la propria opinione, con l’intento di far valere quei “diritti” di cui tutti ci riempiamo la bocca?
Crediamo sia tutto a cielo aperto, con la convinzione che l’impossibile non esista e che il nostro dissenso possa essere scritto e letto, almeno nei social di cui siamo, noi giornalisti, assidui frequentatori (nella forma verbale corretta e senza turpiloquio), non è così. Il post non è disponibile.
Pare sia diventata una frase ricorrente ed un caso per noi, che ci si sia imbattuti nello spazio vuoto appartenuto al nostro post. Gli argomenti per cui valga la pena di parlare languono e, diciamocelo, i politici stanno creando un clima così pesante, tutti, nessuno escluso, dove niente si muove e niente si vede ma le chiacchiere, volano alla velocità della luce.
Stanno ammazzando l’editoria, tutti sono in sofferenza, non solo i conti dell’italiano medio; di questo passo, ci si dovrà lodare e imbrodare da soli, scrivere per mamma e papà, marito e figli per garantirci un piccolo pubblico che chiameremo, d’élite.
Ci siamo catapultati in una realtà virtuale che sta cesellando le nostre vite ad immagine e somiglianza di chi muove i soldoni. Ci stanno risucchiando alla velocità della luce e continuano a litigare, a chi si tiene meglio la poltrona. Da “carnefici” (dominatori dei mercati con il nostro Made in Italy), siamo diventati le vittime sacrificali di chi dell’immagine parlata, ne ha fatto il suo cavallo di battaglia e di quella visiva, uno schifo che si rinnova con selfie targati: labbra a canotto per tutti.
Crediamo di essere in un società libera e liberata, ma di fatto, siamo ancora prigionieri di gente che ritiene di avere il verbo nelle mani, proprio perché le tasche piene, parlano un linguaggio universale, quello dei “soldi” e che sia più produttivo e gratificante, inseguirli che filosofeggiare.
Oggi, entriamo nelle chat di un qualsiasi giornale o trasmissione televisiva, credendo di poter dire la nostra, fare ciò che ci pare, esprimere un proprio pensiero, lucido e costruttivo e che non è mai, quello del proprietario della bacheca su cui scrivi. Gli eccessi fino a ieri, non si contavano, oggi cominciano a sparire- ed è un bene per certi versi- ma i canditi interventi di chi è intellettualmente onesto o semplicemente non in malafede, nemmeno quelli si possono sopportare? No. Cancellati. Tre nostri interventi educatissimi, sono spariti da un grande social. Che dire!? Niente di che. Non avevamo chiesto di scegliere tra Gesù e Barabba ma solo di smettere di utilizzare la gente come fenomeni da baraccone, anche se poi, i discorsi erano seri e le proteste su Whirpool reali e drammatiche. Abbiamo invitato ad andare a dormire davanti alle case dei politici, così che non “dimenticassero” il problema.
Commento non disponibile. Pare una frase ricorrente, in voga nei grandi e-commerce e social (quando un vestito ti arriva realizzato con materiale misterioso/ taglia incredibile/ articolo sbagliato) non puoi certo mettere 5 Stelle. Se non lo fai, non te lo passano o lo cancellano. Quindi, è tutto un falso.
La verità fa male a chi non la dice (forse!), a chi non la conosce (chissà!?), a chi crede di saperla (cioè “me”(?)), a chi preferisce che le trasmissioni contenitori, continuino a fomentare i cattivi comportamenti dei telespettatori che alla velocità della luce si trasformano da Dott. Jekyll in Mr.Hyde, gli stessi che i Social, alimentano a suon di fake che passano indisturbate, perché nessuno verifica. Ma l’articolo 21, chi lo conosce? Spesso ne abusiamo, oggi più di ieri e meno di domani grazie ai giganti americani che sfornano idee che a noi non finanzierebbe nemmeno un cieco Paperone.
Nessuno si straccerà le vesti per questo ma in fondo, a qualcuno interessa condividere i pensieri di qualche testa vuota che porta avanti programmi che tutto hanno, tranne la (s)personalità di chi conduce le danze? Se è questa l’aria che tira… … e sebbene nel “falso d’autore, ci stiamo tutti camminando, credendo di informarci meglio nel peggio, “Io, speriamo che me la cavo!”
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure….”
- VIA
- nicdamiano
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