Janeleggedinotte
Chi ha paura del fantasma …di Canterville
Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde (1887)
L’ossessione del nostro secolo si chiama Paura, tutti ci affanniamo a non averne, genitori, insegnati, educatori, psicologi, gente comune, tutti insomma si sciacquano la bocca con una strana filosofia che consiste nel ripetere in modo quasi ossessivo che non bisogna avere paura, la paura si combatte, si vince e occorre sfidare la paura per superarla. E se la questione fosse un’altra? E’ un po’ come un cane che si morde la coda, se pensi sempre a sfidare la paura, quest’ultima dominerà i tuoi pensieri, le tue azioni e sarai vittima della paura per paura di non farcela. E’ importante combattere le proprie paure ma dovrebbe esserlo di più accettare che le emozioni negative fanno parte della nostra vita, ci saranno sempre e non si possono sradicare alla radice in modo totalitario.
Mi piace Il fantasma di Canterville, perché parla di paura, in modo ironico e convincente meglio di tanti libri di psicologia in circolazione, il grande e saggio poeta ci insegna come familiarizzare con ciò che ci terrorizza, e le peripezie della famiglia Otis trasferitasi in un castello stregato sono davvero divertenti. La famiglia Otis insieme ai quattro figli varca la soglia del Castello di Canterville che un tempo fu di Sir Simon Canterville e di sua moglie Lady Eleanor, uccisa proprio dal marito nella antica biblioteca della sontuosa dimora.
Una maledizione incombe sul castello, infatti il fantasma di Simon Canterville si aggirerebbe indisturbato fra le stanze, un comportamento molesto che fino all’arrivo degli Otis aveva funzionato nel tenere alla larga eventuali inquilini. Il capo famiglia non si perde d’animo e fin dalle prime battute con la governante, accetta la presenza del fantasma come se fosse una cosa naturale, il primo passo per superare ciò che ci spaventa è infatti comprendere con chi o cosa abbiamo a che fare.
Così nel bel mezzo della notte, non appena il fantasma Simon comincia la sua rumorosa passeggiata notturna a suon di catene, il signor Otis scende dal letto e si reca nel corridoio ove vi trova il vecchio fantasma, per nulla scosso si presenta e porgendogli un flacone di olio lo invita a fare meno rumore. I gemelli invece prendono di mira il fantasma e innescano una serie di scherzi e trovate a suo danno, tanto che il papà Otis suggerisce loro di essere meno screanzati. Quindi Oscar Wilde ci presenta un paradosso della paura, colui che doveva essere carnefice, cioè il fantasma e terrorizzare gli inquilini del castello diventa la vittima degli scherzi di tutta la famiglia, così facendo la paura si trasforma in una cosa vulnerabile, triste, quindi umana. Il fantasma di Canterville scivola in uno stato di malinconia, si sente inutile e disorientato.
Occorre prendere in giro la paura, farsi beffa di lei, dirle che non è così importante come crede di essere, che è soltanto una emozione come ce ne sono tante nel repertorio umano e nemmeno la più pregevole. Tutta la famiglia infligge una bella lezione a sir Simon e non è solo questione di gioco e ironia.
La paura non deve essere ostacolata ma aiutata, infatti gli scherzi dei gemelli servono a mostrare a sir Simon che esiste un altro modo di avere paura, insegnando a questa emozione che se vuole esistere non si deve prendere troppo sul serio. Mentre la sensibilità e il coraggio di Virginia trovano la modalità per mandarlo via dal castello.
Consigliato a chi non ha mai letto questo libro, per i bambini che temono le loro paure, per i piccini che hanno paura del buio e dei fantasmi, e per gli adulti quelli convinti di sapere che cosa è la paura, di avere la soluzione in tasca.
- VIA
- Nerina Elena
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