Vignettopoli
Ooh un Povia tutto da riscoprire in grande stile musicale!
Firenze. Povia ritorna e ritorna in grande stile. In questo caso, parafrasando una delle sue canzoni pi famose, i bambini dopo aver fatto “ooh” ed essersi meravigliati della bellezza del mondo vista attraverso la purezza dei loro occhi, adesso stanno crescendo e stanno cominciando ad alzare la voce e, in questo caso, Povia la voce la sta alzando per una giusta causa: il riconoscimento del valore della musica italiana contro lo strapotere della musica estera.
Firenze. Povia ritorna e ritorna in grande stile. In questo caso, parafrasando una delle sue canzoni pi famose, i bambini dopo aver fatto “ooh” ed essersi meravigliati della bellezza del mondo vista attraverso la purezza dei loro occhi, adesso stanno crescendo e stanno cominciando ad alzare la voce e, in questo caso, Povia la voce la sta alzando per una giusta causa: il riconoscimento del valore della musica italiana contro lo strapotere della musica estera. L’appuntamento con lui in un tardo pomeriggio di una caldissima giornata di fine Giugno. Di Povia sappiamo che ha colpito il grande pubblico proprio con “I Bambini fanno ooh”che gli valso il Disco di Platino con oltre 180 mila copie vendute, che l’album “I bambini fanno ooh la storia continua” ha vinto il disco d’oro con ben 45 mila copie vendute, che ha all’attivo un altro disco d’oro nel 2005 con l’album “Evviva i pazzi che hanno capito cos’ l’amore” e che ha vinto la 56.ma edizione del Festival di Sanremo con la canzone “Vorrei avere il becco” nel 2006. Ma nella sua voce avvertiamo un po’ di amarezza quando ci confida: “I pi mi conoscono solo ed esclusivamente per queste due canzoni “I bambini fanno ooh” e per “Vorrei avere il becco” e ignorano una grandissima parte del mio repertorio, se non tutta”.
Il velo di amarezza lo abbandona quando comincia a parlare del suo pubblico: “Ho circa 30 mila persone che mi seguono e che sanno tutto di me e che anche se non ci conosciamo personalmente le sento vicine e mi supportano moltissimo. Sai io non sono quel tipo di artista che una volta finito il concerto abbandona il suo pubblico e se ne va a festeggiare in qualche locale la serata. A me piace intrattenermi con loro, parlare un po’ delle loro e delle mie emozioni, confrontarci su alcune canzoni. In molti si riconoscono e mi raccontano aneddoti su alcuni temi che scrivo e canto. Anche il termine fan non mi piace riferito al mio pubblico, il nostro tipo di rapporto molto pi amichevole che di star e i suoi fans. Tanto che proprio per uscire dall’ottica precostituita di questo termine, il mio pubblico sono cavalieri e dame ed proprio a loro che ho dedicato il mio ultimo disco “la storia continua La Tavola Rotonda”. E’ un mio modo personale per dir loro grazie”.
Entriamo nel vivo della nostra chiacchierata. Gli chiediamo perch sta alzando la voce e cosa vuole ottenere.
Giuseppe Povia, si scalda e comincia a raccontarci tutto il rancore e la rabbia nei confronti del mondo musicale italiano: “Cerco di far sapere alla gente che non sono loro a scegliere la musica da ascoltare per radio ma che dietro a tutto vige la legge della “rendicontocrazia”. Le radio trasmettano quasi un 85% di musica straniera e solamente un 15% di musica italiana. E la musica italiana che ascoltiamo attentamente selezionata, si sentono sempre e solo i soliti artisti, fatta eccezione per qualche meteora che solo cos si pu chiamare. Sta diventando tutto un mercato in cui non si guarda al merito o alla bravura ma si guarda solamente al tornaconto economico che si ha. La gente quando richiede una determinata canzone, non sceglie quello che veramente vorrebbe ma sceglie ci che il mercato gli ha fatto entrare in testa. E’ assurdo che molti cantanti anche famosi non si sentono in radio. Ti ripeto viviamo nella rendicontocrazia!”. Gli chiediamo se solo un problema italiano o se cos che va ovunque: “No, no qui si parla solo dell’Italia. In Francia, ad esempio la proporzione inversa e l’85% della musica passata nelle radio francese! E poi c’ un giro assurdo di soldi per farsi fare pubblicit o per farsi passare un disco “. C’ decisamente molta rabbia nelle sue parole. Si interrompe un attimo, giusto il tempo di riprendere fiato e poi ricomincia dicendoci: “ti racconto una cosa. Un giorno mi chiama una radio ( nostra decisione quella di non dire di preciso il nome della radio ndr) e mi propone tre giorni a Sharm ‘el Sheik durante i quali io avrei dovuto cantare a cach zero. Io dico di no e loro adesso non passano pi nessuna delle mie canzoni!”. Gli domandiamo se cos per tutti e lui ci risponde: “Certamente si, ci sono tantissimi gruppi o cantanti che non riescono ad emergere proprio per questi motivi e restano relegati o ad una canzone oppure rimangono in un giro molto piccolo. Poi una cosa assurda il sentirsi chiedere “tu che lavori fai?” e quando gli rispondi “Cantante o musicista” ti senti ridomandare “Si ma per vivere che lavoro fai?” perch qui in Italia la nostra professione non assolutamente riconosciuta!”. Si rilassa un secondo e poi aggiunge: “Ci tengo a precisare che questa esclusivamente una mia battaglia personale e che la sto portando avanti autonomamente e che non coinvolge in nessun modo la mia casa discografica al fine di non lederne l’immagine”. A questa iniziativa ha aderito anche Francesco Baccini, gli chiediamo allora di raccontarci come nata la loro amicizia e collaborazione: “apparteniamo alla stessa casa discografica e ci siamo conosciuti tre anni fa. Francesco una persona magnifica, disponibile ed umana. E’ famoso ma non si di certo montato la testa e cos un giorno abbiamo deciso di fare qualcosa insieme ed nato il cd/dvd “UNITI – duemilacinqueduemilaotto” che uscito il 15 Maggio scorso. Mentre per quanto riguarda questa battaglia sia Francesco che io siamo promotori dell’Indipendet Music Day,e a Benevento il 9 Luglio si terr la seconda edizione.” Se volete maggiori informazioni su questo evento vi consigliamo di andare a consultare il sito della manifestazione all’indirizzo www.independentmusicday.com.
Nel disco “La Storia continua La Tavola Rotonda” troviamo un Povia decisamente maturo e pronto ad affrontare grandi tematiche senza aver alcuna paura di dire chiaramente quello che pensa. Affronta vari argomenti a 360 gradi spaziando su moltissimi temi e valori che i giovani di oggi sembrano aver dimenticato. Gli chiediamo quali sono i suoi valori: “Se dovessi fare una gerarchia delle cose importanti, penso che nella vita siano tre le cose che meritano e devono essere sostenute, la famiglia, la ricerca e la sanit e mi rammarica moltissimo che soprattutto l’ideale della famiglia stia perdendo sempre pi importanza e valore rispetto ad esempio agli anni ’50 quando davvero si stava cercando di ricostruire l’Italia e si ritrovava nella famiglia la tranquillit e il valore per tenere unite le generazioni. Adesso sembra che tutto passi in secondo piano. Sono bravi a parlare, a farci credere tante cose, sono bravi a sensibilizzarci ma poi chi dovrebbe essere sensibilizzato, alla resa dei conti, scompare. Ti dico una cosa, qualche tempo fa ero a Strasburgo per una conferenza su I Diritti dei Minori, sai quanti giornalisti erano in aula? Due!”.
Nel tuo disco affronti anche il tema della spiritualit, tu da che parte stai? “diciamo che dopo i miei primi 15 anni di vita durante i quali sono andato in chiesa e ho praticato adesso mi sento di dire basta e di coltivare la mia spiritualit a modo mio e di crescere in un credo che non quello imposto dalla Chiesa intesa come lo adesso. Anche perch il credere e il valorizzare la propria spiritualit non necessariamente devono essere intesi come l’andare in chiesa di domenica”.
Incuriositi dalla sua personalit e dal suo ridere e scherzare gli chiediamo quanto cambiata la sua vita da quando diventato famoso: “Ma sai, poche cose sono cambiate, io sono rimasto sempre lo stesso. Certo bello andare in giro e vedere che la gente ti riconosce e ti apprezza anche, per dentro di me non sono cambiato e non ho nessuna intenzione di farlo. Dopotutto mi sembra anche di non aver mai cambiato lavoro – ride dicendocelo – prima facevo il cameriere e, quindi, in un certo senso consigliavo le cose da mangiare, adesso faccio il cantante e consiglio la musica da ascoltare”.
Gli domandiamo se esiste un viaggio che non ha ancora fatto e perch e lui ci risponde: “Mi piacerebbe andare in Siria, visitare i paesini, le piccole comunit, sentire e vivere quella terra nel profondo. Non so bene nemmeno io il perch, forse perch qualcuno me ne ha parlato e forse perch credo che esplorando quel paese ci si possa trovare davvero molta spiritualit ed umanit”.
Parlando di viaggi gli chiediamo i suoi progetti futuri: “sto investendo tutto nel web sia sul mio sito personale www.povia.net sia su my space con la mia pagina ufficiale www.myspace.com/poviaofficial e nel live. Sia sul mio sito che su my space potrete trovare tutte le informazioni che cercate aggiornate e anche le relative date dei miei concerti. A gennaio poi partir con un grande progetto live!”
Si sta facendo tardi ed arrivato il momento di congedarci, per c’ ancora una cosa che vogliamo sapere, ha ancora Giuseppe Povia un sogno nel cassetto da realizzare? Sorride rispondendoci: “Credimi li ho realizzati davvero tutti, c’ solamente una cosa che mi auguro ed quella che la mia famiglia stia sempre bene e che se un giorno dovesse mai succedere qualcosa spero che loro mi sopravvivano perch mia moglie e le mie figlie sono tutto il mio mondo e, spesso, quando sono in tour mi sento in colpa per essere lontano da loro”.
Ci congediamo davvero adesso da un Povia che non avremmo mai creduto cos dolce e profondo e lo lasciamo ai migliaia di “ooh” che le sue bambine hanno ancora da esclamare, anche perch gi da un po’ che lo stanno reclamando tutto per loro!.