10 domande per 10 anni di Vignettopoli Edizioni Damiano al Direttore (08/06/98)
di Roberto Borghesi
“Gentile Nicoletta”. Iniziano così le mie mail indirizzate a Nicoletta Damiano, l'”editrice”, che festeggia i dieci anni di attività e che ha accettato di farsi intervistare da me, lei che di solito le domande le fa agli altri. Mi sono chiesto perché mi sia venuto spontaneo rivolgermi a lei con questo aggettivo inconsueto. La gentilezza, in effetti, è un po’ fuori moda in questo tempo di “duri”. Credo di aver trovato, in particolare in due punti delle sue risposte una spiegazione. Nicoletta si definisce, devo dire con coraggio (e la gentilezza si coniuga certamente con il coraggio), una donna “imperfetta”. Certamente una persona piena di sé non può essere gentile; ma questa sua consapevolezza della imperfezione è la sua forza.
E’ ciò che la fa capace di ascoltare l’altro e di essere disponibile; dunque gentile. Attenzione: la gentilezza non è “bontà”, o meglio, buonismo. Magari è generosità, appunto di chi sa riconoscere i limiti, propri e degli altri. In questa sta la finezza psicologica della giornalista; sa cogliere i limiti dell’altro, ma “gentilmente” ne prende solo atto. Eppoi; l’altro aspetto della gentilezza di Nicoletta è ancora una volta un’affermazione coraggiosa, che chiude l’intervista. “sono felice”. E allora, ancora una volta capisco perché mi è venuto spontaneo scrivere a Nicoletta Damiano “gentile Nicoletta”; per esser gentili, bisogna essere felici. E, forse, la felicità è l’estrema forma di gentilezza, di “cortesia”(altra parola orma fuori uso). E qui mi fermo. Buona lettura .
Che senso ha per lei il verbo “comunicare”, alla luce della sua poliedrica attività di editore?
Il comunicare, per me è legato al concetto di vita. La lingua di conseguenza, diventa lo strumento necessario, affinché tutto quanto stia alla base delle nostre rappresentazioni mentali possa poi, essere veicolato al fine di produrre eleganti quadri d’autore da esporre nella grande galleria d’ARTE, dove: parola, suono, colore e movimento, sono in perfetta armonia, mi riferisco al palcoscenico della vita. Alla base del mio comunicare, c’è il piacere di mostrare con il mezzo più potente che posseggo, una comunicazione “viva” e rivitalizzante per chi legge, mai volgare. Io comunico me stessa. Lei è un’editrice, e nella sua attività da molto spazio alle presenze femminili. Ha creato un inserto specifico e spazio in my space: “voci di donne”. Esiste secondo lei un approccio diverso da parte delle donne nei confronti della produzione letteraria? C’è quello che si dice uno “specifico” femminile? —
C’e sempre uno specifico femminile! La donna è “creatrice” per antonomasia, ed il suo procedere non finirà mai di stupire. E’ un animale di razza, capace di adattarsi a mille cambiamenti, porta in se sentimenti che costruiscono, mai destinati alla distruzione. Sono capaci di occuparsi di tante cose insieme e riuscire a farle bene tutte. La produzione letteraria, è sempre più influenzata dalla loro presenza, generi letterari che prima erano solo ed esclusivamente territorio maschile, sono stati stravolti e rigenerati…ma nel caso di Vignettopoli, devo dire che le penne non sono scelte in base al sesso, ma alla somiglianza con il loro direttore. Mi piace chi è capace di trovare argomenti anche sotto i sassi… Chi riesce a adeguarsi ai continui cambiamenti della nostra testata e casa editrice, in evoluzione costante… Chi partecipa al progetto di lavoro con passione, credendoci. Ricevo un’infinità di curriculum ogni giorno, ed offro ad uomini e donne le stesse possibilità, non è il sesso che fa la differenza, ma i contenuti…le donne però sono costanti, se perseguono un progetto, e ci credono, lo realizzano sempre. Con “Voci di donne” ho voluto solo ringraziare il coraggio di un gruppo di amiche che ha saputo mettersi a nudo e in gioco, tra le pagine di un libro: vocididonne@italia.EU
“Vignettopoli” è la sua testata principale. Letteralmente significa: la città delle vignette. Vignetta a sua volta è termine che deriva da “vigna” e indica i tralci con cui venivano ornate una volte le prime pagine di un libro. Dunque “Vignettopoli” indica il fatto che lei ha in mente una città in cui giocano un grande ruolo l’ornamento e i quadri. Insomma, quale ruolo gioca in lei l’immagine, nel suo lavoro?
Io sono una donna imperfetta, “qualcuno” un giorno di me disse che “avevo mille e uno difetti”, verissimo; per me “immagine” significa “perfezione dell’imperfezione”. Il mostrare quando si è grandi anche con i propri difetti che ci rendono così terribilmente “veri”. Io lo trovo stupendo! “Vignettopoli” esula dall’edonismo sfrenato cui oggi la nostra società fa riferimento in ogni cosa, ma lo utilizza, visualizzandolo a propria immagine e somiglianza…c’è sempre del buono se uno sa guardare, anche in ciò che non ci piace. L’unicità per me è importante, non deve essere emarginata dal contesto in cui si vive, ma valorizzata, esibita.
Lei nasce inizialmente come editore “classico”, che si muove nel mondo della carta. Poi ha spostato la sua attività nell’ambito del “web”. Tuttavia non ha rinunciato alla pubblicazione a stampa. Come si conciliano nel suo lavoro questi due “mondi”. Quali sono le differenze?-
– Nessuna differenza, io comunico, e la tecnologia permette una maggiore diffusione del mio messaggio a costi più accessibili, poi il discorso si sposta sul sapere fare le cose o non saperle fare. Io non copio nulla, sono capace di fare il ritratto ad una persona o inventarmi in 5 minuti una vignetta, la copertina di un libro, o illustrare un articolo per il quale non sono riuscita a trovare una foto. Devo essere sempre pronta per ogni evenienza. Per i libri il discorso è diverso: “non riesco a leggere un libro direttamente da internet, non mi piace scaricarlo, devo sentirlo tra le mani e, centellinarlo pagina dopo pagina, al fine di immergermi nella magia della trama. Sono innamorata dei libri, del loro contenuto. Un libro è un’opera della mente, e per questo necessita di attenzione, cura e rispetto. Sono una lettrice nottambula, di notte ho l’atmosfera giusta per dedicarmi alla lettura. Non è la stessa cosa avere il portatile sulle ginocchia, si perde il contatto con l’autore, con la storia, non riesco a farmi coinvolgere. Il portatile serve per lavoro, per scorrere testi o articoli, scaricare velocemente la posta, ma non racconti, romanzi, poesie. Leggere un libro per me, è un vero e proprio atto d’amore, ecco perché rimarrà come l’ho conosciuto, in carta.-
– Tornando alla “vignetta”; questo fratello minore del quadro, rimanda all’idea di un rapportarsi al mondo in modo caricaturale, magari satirico, comunque “critico”, non necessariamente moralistico. La vignetta lascia intendere che dopo tutto c’è dell’ironia, che non ci si prende troppo sul serio, che si è “modesti”; minori! Ma non si può dimenticare che Federico Fellini, per fare un solo nome, nasce e rimane sempre come “vignettista”. Dalla sua rubrica sul cinema traspare un forte amore per questo regista e per il cinema, cioè alla immagine in movimento. Al punto da avere dato vita alla sua ultima creatura; un canale televisivo. Ce ne vuole parlare? –
-Ho voluto tra le mie iscrizioni la voce: satira di costume. Una vignetta se fatta bene, ha molto più peso del contenuto di un articolo. Ho disegnato per diversi anni, vignette di costume e politiche, oltre che a scrivere articoli, per un quotidiano e devo dire che la forza di impatto era notevole. L’ironia fa parte di me, mi prendo in giro continuamente, e meno male! Questo il bello della vita, trovare sempre il lato comico anche nella tragedia… incredibilmente, mi creda, c’è quasi sempre! Fellini è il mio più grande amore, e punto di riferimento nel mio lavoro. Persona flessibile mentalmente e creativa, magica per me. L’occhio attento sulle favole che si raccontano gli italiani. Un italiano medio, e per questo di una grandezza impossibile da quantificare. Ha saputo farsi amare e osannare da tutto il mondo, proprio per questa sua capacità di accorgersi dei tanti limiti che tutti abbiamo e confezionarli come se dipingesse ogni volta il suo più bel quadro d’autore in movimento. Essere persone normali, per Fellini era un pregio, non un difetto. Avere dei difetti è un valore aggiunto per me, e non sto parlando dell’IVA. Se io ne ho “mille e uno” devo essere per forza speciale! Si, mi rivedo in Fellini, ma non perché mi ritenga un genio, ma perché plaudo alle persone che hanno il coraggio di credere nei loro sogni fantastici e fare di tutto per realizzarli, arrivando poi, come il Maestro a traguardi magnifici. Damiano Channel è nato invece, per dare immagine dinamica alla notizia, un proseguimento naturale di ciò che presentiamo in Vignettopoli e nella casa editrice, ma per questo, se ne riparlerà in seguito. www.edizionidamiano.com è il portale dell’altra informazione ed il canale che stiamo già realizzando, sarà un’estensione naturale dei miei autori e giornalisti. Chi oggi fa televisione, si muove su logiche di marketing spietate, io vorrei farla in modo amatoriale, con una sua anima. Spero di riuscire anche da Damiano Channel a trasmettere lo stesso messaggio che da 10 anni Vignettopoli comunica.-