ASTROlogicando
Maestri fasulli, discepoli folli
Tra le tante raccapriccianti notizie alle quali la moderna informazione ci ha purtroppo abituati, insolitamente numerose vengono alla luce da qualche tempo quelle relative ad un fenomeno particolarmente impressionante: alludo alla agghiacciante pratica dei suicidi/omicidi di massa cui un numero di persone sempre più alto si va sottoponendo in alcune zone del nostro pianeta.
La questione mi sembra particolarmente inquietante perché, oltre alla oggettiva gravità del fatto in sé, impone all’attenzione il problema della particolare vulnerabilità che in determinate condizioni alcuni individui mostrano nei confronti di quel terribile crimine che è il plagio psicologico. Sto insomma pensando alla relativa facilità con la quale, montando un opportuno apparato scenografico-pubblicistico attorno al suo presunto operato, un sedicente “Maestro” possa, per scopi assolutamente dolosi, indurre nelle menti altrui convincimenti tali da generare comportamenti autolesivi al limite della follia: il fatto che centinaia di persone attratte dall’improbabile miraggio di una veloce conquista della beatitudine eterna si lascino convincere a togliersi la vita dopo essersi spogliate dei loro beni a vantaggio del santone di turno costituisce un’ realtà di fatto che, per quanto allucinante, non può non indurci a riflettere su ciò che la determina.
Una disamina approfondita di tali problematiche, quand’anche alla mia portata, ci porterebbe molto lontano dal target di un articolo come quello che sto scrivendo (oltre che, probabilmente, anche dall’interesse di chi mi legge); però, convinto come sono che si possa fare filosofia anche chiacchierando bonariamente tra amici, io non rinuncerò alla possibilità di condurre alcune considerazioni anche su un argomento così complesso. La più immediata riguarda la situazione di oggettiva instabilità indotta dal modello di vita instauratosi nell’ultimo quarto di secolo: un modello sicuramente sempre meno a misura d’uomo che, agendo congiuntamente all’implacabile progressione della tecnologia, ha procurato ampie mutilazioni al bisogno di sentimenti insito nell’essere umano: una sorta di silenzioso terremoto ha prodotto macerie forse poco visibili ma non per questo meno rovinose, ed è proprio tra esse che – travestiti da “salvatori” – si aggirano i vari sciacalli dell’Era Nuova che, protetti dalla loro insensibilità, sono quanto mai lesti a predare i tanti rimasti confusi da un così forte impatto.
Che il problema dei falsi maestri sia di non poco conto lo dimostra d’altra parte il fatto stesso che alcuni di essi – forse particolarmente dotati della spregevole capacità di infiltrarsi tra le pieghe dell’altrui debolezza, ma che onestamente fatichiamo ad immaginarci come dei gèni – siano riusciti ad annientare la volontà e la ragione di manager, professori, casalinghe e sacerdoti; ed è inutile nasconderci che tale problema tocca molto da vicino quel “mondo dell’insolito” cui di diritto appartiene anche la mia amata astrologia: un mondo al quale, per definizione, si rivolge chi è alla ricerca di “risposte”, ma le cui insidie anche chi scrive ebbe a suo tempo modo di conoscere.
Che fare, dunque? Mi rendo conto che, come ho già scritto altrove, trovare rimedi efficaci a questa piaga non è né semplice né immediato. Tanto per cominciare si potrebbe giustamente obbiettare che il mondo è pieno di esaltati o lestofanti che – al di là di chirologi, sciamani, astrologi o cartomanti sciagurati – arrivano a ricoprire ruoli politici o religiosi tali da produrre devastazioni e vittime ben maggiori. L’esperienza passata insegna poi che i vari tentativi di attribuire delle più o meno istituzionalizzate “patenti” di operatore hanno causato solo l’ancor più virulenta autoriproduzione di una certa categoria di individui: a parte l’eterno problema del quis custodit custodem, tutti i maestri sono in un certo senso “falsi”, e – come qualcuno ha detto – prima si arriva a “ucciderli” (metaforicamente, per carità!) meglio è. L’unica soluzione efficace, per quanto forse utopistica, alla quale la ragione sembra allora rimandare è quella di un sistema politico ed educativo che lavori molto sul senso di libertà e di responsabilità dell’individuo, allenandolo a quella sublime virtù umana che è l’autodeterminazione. Ciò non toglie che si possa comunque tentare intanto di organizzare una difesa: ad esempio tracciando, a mo’ di vademecum pro-ingenui o pro-deboli, un identikit del vero Maestro.
È di questo che mi occuperò prossimamente, da queste pagine.