ASTROlogicando
IDENTIKIT DEL VERO MAESTRO
(OVVERO: COME NON DEVE ESSERE UN MAESTRO) Trascinato dall’enfasi con cui parlavo della necessità di riconoscere i maestri veri da quelli fasulli, la scorsa volta ho forse rischiato di scoraggiarvi affermando che il vero Maestro non esiste; al punto che se anche lo incontraste sul vostro cammino dovreste metaforicamente ucciderlo…
Addolcisco ora la pillola rassicurando sul fatto che di gente in grado di far del bene e guidare gli altri ne è esistita e ne esisterà, persino tra gli astrologi; e mi vengono alla mente le mirabili pagine che, in un suo libro di prossima pubblicazione, Grazia Bordoni dedica a quella incommensurabile maestra di astrologia e di vita che fu Rosita Cardano. Anche per riparare all’eventuale pessimismo che nel frattempo dovesse avervi colto, eccomi allora qui come promesso a cimentarmi nel difficile tentativo di tracciare una sorta di identikit del vero Maestro; o, se volete, un forse ancor più utile identikit del non-Maestro, ovvero una sorta di lista di tutto ciò che non deve fare e non deve essere colui che – psicanalista o sciamano, astrologo o guru – si proponga di costituire una guida per gli altri.
Tanto per cominciare, un vero Maestro lo si riconosce perché non se lo dice da sé: sembrerà banale, ma è così. Per chi deve illuminare l’altrui cammino la caratteristica di una sostanziale umiltà è tra le più salienti perché spia di numerose altre: i personaggi superbamente tronfi di una loro presunta sapienza ben di rado vedono albergare in sé la vera saggezza; essa invece gradisce accompagnarsi alla consapevolezza che anche il detenere qualche frammento di conoscenza lascia comunque enormemente lontani dalla conoscenza totale. Oltre che spia di un basso livello di evoluzione spirituale (ed indizio quasi certo di pesanti complessi di inferiorità mascherati) un atteggiamento di presunzione non predispone a quella sintonica empatia che una guida spirituale deve, con paziente accoglienza, saper instaurare col suo consultante; non è infrequente il caso in cui pochi contatti bastano per rivelare all’occhio più attento quali tristissime mediocrità si celino dietro una tanto ostentata sapienza.
Purtroppo chi sta male ha necessità assoluta di eleggere qualcuno o qualcosa a suo “Salvatore”, e difetta quindi di quella lucidità che in altra situazione consentirebbe facilmente di schivare le trappole; ecco allora che un atteggiamento da imporsi razionalmente deve essere quello di porre grande attenzione in quei piccoli e meno piccoli particolari che ci parlano di chi ci sta di fronte. Ad esempio, difficilmente avrà le credenziali giuste per mostrarvi la via della verità chi vi presenta la vita come un pericolo da cui stare in guardia, chi vi parla male di colleghi e parenti, chi mette manifestamente in mostra proprie fobie e paranoie. Una certa importanza va data anche al livello di cultura generale che chi vi parla dimostra: non che per far del bene agli altri sia necessariamente richiesta una laurea, o un documentato training psicanalitico, o una qualsivoglia specializzazione; un evidente basso grado di istruzione, però, difficilmente potrà aver favorito quel lavoro di autoanalisi indispensabile alla preparazione di chi dovrà poi riuscire a calarsi con misurata capacità nei complessi meccanismi di un’altra psiche per individuarne i moventi ed indicarne i correttivi. Saranno poi da rifuggire come la peste bubbonica quegli individui che vi lascino intendere per più o meno esplicita dichiarazione che il vostro è un caso grave, ma per fortuna che siete capitati lì perché lui solo saprà risolvervelo: atteggiamenti del genere sono la più chiara indicazione della volontà di indurre in voi uno stato di sottomissione e di dipendenza psicologica, che con ogni probabilità verrà poi utilizzato per fini tutt’altro che umanitari.
Un vero maestro non attua sul suo interlocutore alcun terrorismo psicologico, presentandoglisi in veste di compagno di cammino più che di guida illuminata, e facendogli capire che ciò che egli detiene non è privilegio di pochi eletti bensì qualcosa che tutti possono conquistare. Il linguaggio usato per comunicarvi sarà assolutamente piano e comprensibile, rifuggirà da qualunque ermetismo o astrusità lessicale, e soprattutto vedrà pressocché assente il pronome “Io”, sia esso esplicitato o sottinteso attraverso la magnificazione del proprio operato. Le parole di una vera guida spirituale non trasmettono nulla che rimandi a sensazioni di paura, o di scoramento, o di depressione, o comunque di negatività; di converso, devono infondere una carica di sano e attivo ottimismo. Un Maestro insegna che nessun successo è così fulgido e nessuna sconfitta così amara come appare, e inoltre che nessuna situazione è così pesante da non poter essere superata: anche la più grave contrarietà patita può rappresentare una scommessa da vincere, costituendo l’occasione di una fortificazione che ci servirà poi per continuare ad affrontare con più cosciente e lucida serenità il mistero dell’esistenza. Infine, pur non dispensandosi dal fornirvi quelle “dritte” che l’astrologia o altre discipline mettono a disposizione dei loro fruitori, un vero Maestro si adoprerà acché egli diventi assolutamente secondario e sostituibile nella vostra vita, insegnandovi che solo ciascuno di noi può essere l’unico vero maestro di sé stesso e deve quindi imparare a camminare con le proprie gambe. So che rischio di scatenare un putiferio, ma mi sentirei anche di dirvi che, come inevitabile conseguenza accessoria di ciò che ho detto, un vero Maestro si riconosce anche perché costa poco: richieste di denaro che eccedano vistosamente una giusta ricompensa del tempo, delle energie e, perché no, dei talenti messi a disposizione degli altri sono da ritenersi spia di un animo troppo attratto da cose materiali per potersi interessare con la dovuta autorevolezza di fatti spirituali. Chi è realmente giunto in possesso di qualche frammento di verità sa che non può farne oggetto di compravendita: possiamo vendere ciò che ci appartiene, e la verità non ha padroni ma solo fedeli dipendenti. Costretti a trasmetterla, talvolta anche loro malgrado.