ASTROlogicando
LA COPPIA AGLI ESORDI DEL SECOLO XXI
Con una panoramica a volo d’uccello dalle origini delle civiltà sino ai giorni nostri, e soffermandoci in particolare su una veloce analisi di quanto avvenuto nel secolo che va a concludersi, abbiamo la scorsa volta parlato dell’imprescindibile esigenza di socializzazione insita nell’essere umano.
La cosa è peraltro nota anche agli astrologi, anche se piuttosto che da analisi archeo-psico-sociologiche essi ne traggono lettura dal quadro natale e in particolare dall’opposizione dialettica che si sviluppa tra due elementi che insieme alle case a essi associate costituiscono un po’ il fulcro di un oroscopo, ovvero l’angolo orientale-ascendente-casa prima (rappresentante l’“Io”) e quello occidentale-discendente-casa settima (cosignificante della complessa tematica dell’“Altro”): quest’asse è una sorta di impalcatura portante di tutto l’oroscopo e definisce automaticamente una dialettica che potremmo battezzare “di coppia”. Tale dialettica, lo abbiamo visto, ha una sua evoluzione, o potremmo meglio dire dei suoi cicli, rapportabili alle posizioni assunte nel corso degli anni dai pianeti cosiddetti lenti: è da ciò che possiamo trarre indizi per formulare delle ipotesi circa l’assetto cui tenderanno le coppie del tempo a venire.
Guardando alla situazione attuale, possiamo dire che, pur resistendo per certi versi quella tendenza isolazionista che ha un po’ permeato gli ultimi vent’anni della storia delle relazioni interpersonali, si riconoscono dei chiari segni di un’inversione di tendenza che cercheremo ora di analizzare. Tra gli elementi astrologicamente più significanti del millennio che va a iniziare vi è la contemporanea presenza di Urano e Nettuno nel segno dell’Aquario, evenienza che sommata all’imminente (si fa per dire!) posizionamento del punto vernale nel medesimo segno ha già da tempo scatenato le fantasie collettive sulla tanto attesa Era dell’Aquario. Ma, al di là delle abusate profezie sulla nuova era, quel che intanto è già palesemente visibile è il processo di totale “riadattamento” cui già da qualche tempo si assiste a diversi livelli: dal settore della politica a quello degli assetti produttivi impera incontrastato lo slogan della “flessibilità”, parola con la quale si identifica una pronta e progressiva capacità di riconversione di regole, ruoli, abitudini e – ahimè – persino di ideali in funzione di condizioni al contorno rapidamente cangianti. Anche la coppia non sfugge a questo trend generazionale e l’intelligente ridistribuzione di compiti nella gestione della res familiaris cui migliaia di giovani sono stati costretti dai mutati assetti lavorativi ne è una testimonianza inequivocabile. Flessibilità opportunistica e progressivo mescolamento delle parti rappresentano due fondamentali caratteristiche urano-nettuniane dell’Aquario e spiegano esaustivamente quelle nuove abitudini che, figlie di una rinnovata elasticità psicologica, si vanno instaurando nelle coppie di più recente formazione; cito per tutte quell’accettazione responsabile del ruolo della paternità (caratteristica da sempre sconosciuta alla società patriarcale, ma presente oggi in un numero crescente di giovani padri) che potremmo in qualche modo considerare un prodromo della nuova consapevolezza spirituale da tempo profetizzata.
Ho accennato la scorsa volta ai danni che, come indesiderato effetto collaterale di una ritrovata dignità, la rivoluzione femminile ha arrecato ai fondamenti psicologici del legame affettivo; tra i più gravi di essi potremmo individuare la subentrata incapacità di aprirsi all’altro per una sorta di sfiducia nella sua fedeltà ai principi morali, ovvero il conseguente rifiuto di ammettere qualsiasi reciproca dipendenza. Ebbene, a tal riguardo è mia opinione che l’attuale insorgente “aquarianizzazione” dei rapporti possa in qualche modo costituire il primo importante passo verso una ricucitura: il bisogno di trovare nel partner un aiuto comprensivo per la realizzazione dei propri progetti, ovvero l’efficiente appoggio di un “compagno di squadra” con cui affiatarsi nella difficile partita della vita, se da un lato potrà forse sterilizzare la coppia da quei germi di pathos così cari alla nostra cultura, alla lunga non potrà che favorirne un rinnovato funzionamento, sia pur a un’ottava inferiore quanto a passionalità dell’unione stessa. Collegandomi idealmente con quanto ho scritto altrove a proposito della collocazione dell’amore rispetto alle case astrologiche, potrei in certo senso dire che, abbandonato il terreno passionale della quinta e quello istituzionale della settima, il baricentro del legame sembra spostarsi verso il terreno “amicale” dell’undicesima. Come dire che, dichiarata decaduta per abusi la vecchia coppia formata da coniugi, la nuova coppia formata da trasgressivi e passionali amanti si converte lentamente in una meno pericolosa coppia formata da collaborativi amici. Ne perderà l’amore puro? Non saprei dirlo: la vita è però cosa diversa da una telenovela, e la ricostituzione di un nucleo di autentico calore umano passa necessariamente attraverso il ritrovamento di un equilibrio personale prima ancora che di coppia. La drammaticità di un’unione è cosa del tutto indipendente dalle effettive garanzie di durata, e soprattutto di qualità, che essa offre: l’umanità potrebbe adesso aver bisogno di una fase “calma”, per addivenire domani ad un sentimentalismo più sano, permeato da una visione dell’altro autenticamente oblativa e responsabilmente cosciente della maturità richiesta per la costruzione di una “felicità a due”. Mi piace immaginare sia questo il rimedio che ci libererà definitivamente dagli oscurantismi del passato, contemporaneamente preservandoci dal rischio di trasformare la collettività in una moltitudine di monadi e la coppia in una vicinanza di solitudini.