BUSKER Festival ON THE ROAD 2002
Tutto ha avuto inizio, quando inavvertitamente sono approdata nel sito dei buskers http://www.ferrarabuskers.com Lo ammetto, non conoscevo il Busker Festival. La presentazione dell’evento mi apparve subito accattivante: una rassegna non competitiva dei più bravi musicisti di strada del mondo. Era già mercoledì e considerando la durata del festival, dal 19/08 al 25/08, mi ero già persa quasi il 50% dello spettacolo.
Per farla breve, sfoderai dalla tasca interna del mio “cervello”, un pizzico di ottimismo, qualche residuo di capacità organizzativa, ed in men che non si dica, ero riuscita a liberarmi dai miei impegni di redazione, almeno per il week-end.
Il fotografo delle Edizioni Damiano, disse che aveva già sentito parlare del Busker Festival di Ferrara, ma che non aveva nessuna voglia di buttarsi in fretta e furia in una tale “baraonda”. Ha cambiato idea.
Così Ferrara ci ha visto arrivare armati di microfoni, macchine fotografiche, e tutto il necessaire per registrare e narrare sulle pagine virtuali di Vignettopoli i colori del festival più eclettico degli ultimi tempi. Condizioni meteorologiche di sabato 24/08/02 ? Fortunatamente, sole. 28 gradi all’ombra e un gustoso piatto di tortellini alla zucca ad aspettarci in un’accogliente e caratteristica trattoria a Via Boccaleone. Nelle prime ore di quel caldo pomeriggio Ferrara si presentava ancora svestita dei suoi giullari, cantastorie, suonatori di strada. Nei pressi di Piazza Trento Trieste, ogni tanto, qualcuno sbucava timidamente, con l’abito semplice e colorato dell’artista, sistemando, da un marciapiede all’altro, la custodia chiusa di uno strumento.
ORE 18:00
Ore18.00: Qualcosa nell’aria stava cambiando, l’apparente quiete che aveva accompagnato il nostro pomeriggio, tant’è che il fotografo era arrivato a dubitare che ci potesse essere uno spettacolo. All’improvviso il suono delle campane, le urla di gioia, l’allegro caos che difficilmente è identificabile in un preciso rumore ma la collezione di un formicolio di movimenti fatto da persone che sempre più numerose cominciavano a sbucare per ogni dove. Tutto faceva pensare che la metamorfosi buskeriana di Ferrara fosse appena iniziata. Via Cavour davanti a Castello Estense, era chiusa al traffico, già dalle 1600 del pomeriggio. Nella piazzetta, situata di fronte alla medesima strada, i Metatarse con i loro strumenti folk popolari avevano cominciato a scaldare gli strumenti e cominciavano ad allietare la folla che gremiva gli spazi a loro dedicati, mentre altre persone festose, o solo curiose, si radunava a cornice per ascoltarli. Una grossa valigia nera, aperta, circondata ai lati da due grossi stivali, conteneva le generose offerte dei passanti. Pochi minuti a piedi e si arrivava nel viale della Luna. Una jazz band, proponeva brani swing degli anni 40, intervallati dagli applausi e dallo scintillio negli occhi dei jazzofili o di chi si appassionava al genere. Chi arrivava a raccolta a piedi e chi con la bicicletta, ma tutti, si fermavano ad apprezzare le performance dei musicisti.
A poche centinaia di metri, l’energia chiassosa, contagiosa ed esuberante della musica etno folk rock si diffondeva, grazie ad un altro gruppo, i Marmaja. Arrivati in Piazza della Repubblica, inciampando tra pittori di strada e giovani giocolieri provenienti, come per i musicisti, da tutto il mondo, ci si imbatteva nella Fabbrica dei Clown, che con divertenti gag comiche, intratteneva, fra gioco e realtà , chiunque passasse di là , anche se per caso. Non sfuggivi alle loro abilità di gioco. Dopo aver scavalcato il numeroso pubblico, non nego con una certa difficoltà , l’attenzione del fotografo si era concentrata su un’altra delle tante curiosità del festival: il taxi teatro. Al suo interno, era proiettato un comic show della durata di otto minuti, purtroppo, la coda di persone nell’attesa di entrare, era davvero lunghissima. Perso!
ORE 22:00
Il cielo stellato s’immergeva in una cornice di frenesia caledoscopica in Piazza Trento Trieste, dove palloncini multicolore, libravano leggeri nell’aria, agganciati ad un carillon a manovella, portato da un signore che per via della bombetta e dei neri baffi sembrava Charlot. A pochi passi, il comico e giocoliere Peter Weil scatenava in chiassose risate la folla.
DOMENICA 25/08/02
Il grande Festival dei musicisti di strada avrebbe chiuso i battenti presentandosi con l’ultimo spettacolo in programma tra le 17.00 e le 20.00. Prima di alzare i tacchi per Rimini, davanti a noi avevamo ancora un intero pomeriggio da raccontare con le nostre full immersion tra gli artisti di strada. Il cielo prometteva pioggia a ”˜go-go’. Nell’attesa del probabile acquazzone, eravamo rimasti catturati dal country blues della Las Vegas and the Gloves, tre elementi, chitarre e contrabbasso, quando uno strano personaggio vestito di luce bianca, sussurra al mio orecchio qualcosa. Chi era direte voi? Era Pit, poeta futurista che in cima ad un piccolo sgabello distribuiva versi di poesia in pillole e, arrotolato dentro ad un maccherone, ecco quello che ho pescato. “Servitevelo, voi che lo potete, Buffoni su un piatto d’oro verderame condito con succo di toste bacche e rosse farfalle scheletriche” Dopo quest’assaggio di poesia “on the road”, la calamita di un meraviglioso e irresistibilmente sound, catturava, una dopo l’altro, gli astanti. Le accattivante note di quattro abilissime sassofoniste conosciute come Lilly Horn is born. A piedi scalzi sulla nuda e cruda pavimentazione di Viale Mazzini si stavano esibendo in una brillante jam session, improvvisando brani di jazz e pop, come solo delle brave jazziste sanno fare. Visto le improvvisazioni jazzistiche, che trapuntavano il cuore della città degli Estensi, cercammo le Roaring Emily Band: cinque signori che nel look e nella musica interpretavano lo stile jazz di New Orleans, il dixieland. La moltitudine eterogenea di persone accorsa ad applaudirli ci ha impedito di scattare le foto che avremmo voluto.
Tornando verso il Castello Estense, la buona notizia: il fotografo era riuscito ad immortalare l’audace esibizione del Signor Roberto Corradini, un ometto in abiti cinquecenteschi che, caricando sulle sue spalle una struttura con ali meccaniche, tra gli occhi esterrefatti e divertiti del pubblico, improvvisava il volo di Leonardo. Attrazioni, artisti e suonatori di strada, ci hanno catapultato in un’atmosfera bohemienne. Ho provato a tracciare il profilo del meraviglioso spettacolo offerto dalla città di Ferrara, con la consapevolezza che la prossima volta, non perderಠdi certo le performance che hanno dato inizio alla grande Kermesse.
“Onde di canti e refrains / E cuscini di gigli di qualsiasi cosa/ Come tappeti volanti che non si trovano da nessuna parte / E tutto è infilato nella scena” /44ma strofa di Mexico City Blues (J. Kerouac)