noirbynoir
Marilyn Monroe: equazione di un delitto
L’indipendent, apre con “Marilyn: The case for ‘assisted suicide’ “, lancia la sua bomba e rimette tutto in moto mediatico, nella mente degli adoratori e appassionati di gialli, riapre il caso caso ‘Marilyn Monroe’.
Molte le variabili che hanno generato confusione in questo giallo infinito, variabili ricche di incognite che portavano sempre da qualche parte, ma poi, non riuscivano a mettere la parola fine, benchè, verosimilmente attendibili. Un panorama ricco di informazioni dove ogni giorno, la possibilità di trarne una soluzione, sembrava sempre dietro l’angolo. Un’equazione complessa possiamo definire questo “suicidio/assistito o finto” un vero omicidio? L’ F.B.I., a cinquantanni dalla scomparsa della sventurata attrice e con l’aiuto dell’apertura degli archivi del Federal Bureau of Investigation (F.B.I.) sulla base di documenti che fino a ieri erano considerati top segret, pare voler far ammenda e confermare quanto già si sapeva o ipotizzava sulla tragica morte dell’attrice.
Risolvere un’equazione, significa esplicitare l’insieme di tutte le soluzioni della stessa e che si sono fermate alla versione ‘ufficiale’ che vedevano la platinata attrice americana, vittima di se stessa, quindi, un suicidio. In questi anni, di soluzioni, scrittori e giornalisti, ne hanno pensate e scritte davvero tante, ma nessuno ha mai voluto credere alla versione che la polizia confezionò per l’opinione pubblica. Di lei, Norma Jeane Mortenson Baker, è praticamente inutile ritornare su ciò che è stata la sua vita nel cinema, sappiamo tutti chi era e chi sia stata e quanto la sua immagine sia diventata un’icona di bellezza nella memoria dei suoi ammiratori e non solo. L’interesse invece, si sposta sulla tragica fine che l’ha vista protagonista, inconsapevole, di un complotto stellare e che nella realtà, troverà particolare aderenza con i documenti conservati negli archivi dell’F.B.I.
Nata nel torpore di Nettuno, se nè andata con l’intervento dello stesso pianeta che, caratterizzandone la vita (barbiturici, storie illusorie, inganni subiti, sogni infranti, personaggi che vivevano la sua vita nell’ombra e di cui non poteva parlare, medici che si prendevano cura delle sue fragilità: psichiatra, medico personale, psicologo…) le han permesso di ritornare in quella ovatta tragica dalla quale non riusciva ad uscire che per pochi momenti della sua breve e sofferta vita dal libro ‘Questi nostri “Fantasmi”‘.
Certamente una chiave di lettura stravagante dei fantasmi che affollano la nostra vita e sono spesso ‘induzioni’ inconsapevoli, presenti nella nostra mente, ma fabbricati da altri; tra i tanti presi in esame, non poteva mancare Marilyn Monroe. Nel libro ‘Questi nostri “Fantasmi”‘, tra le tante ipotesi, che sono state fatte nel corso del tempo, ne viene fatta una che attira la nostra curiosità e potrebbe essere sufficientemente aderente alle informazioni che, guarda il caso, i media hanno sfornato per la gioia di chi ama il genere. Molto coincide con quanto scritto in ‘Questi nostri “Fantasmi”‘, le “indagini” fuori dall’ordinario dell’autrice che, grazie ad uno sguardo creativo ma attento alle geometrie planetarie del fatidico giorno della prematura scomparsa della star, ci mostra, sembrano confermare ciò che poi, è venuto fuori dagli archivi dell’F.B.I.
Aperti gli archivi della più famosa Agenzia investigativa del Mondo, l’ F.B.I, tutto sembrerebbe tornare ed allacciarsi al pianeta Nettuno.
E torniamo alla bomba dell’Indipendent. Un titolo che ha lasciato tutti senza parole, ed il seguito, ancora di più.
“Marilyn: The case for ‘assisted suicide’ ” The document, uncovered by an Australian film director, Philippe Mora, suggests Monroe was “induced” to make a suicide attempt, in the belief she would be found in time, and her stomach pumped. Instead, it suggests, she was left to die by staff and friends, including the actor Peter Lawford, who was married to Kennedy’s sister, Patricia.”
Il documento, scoperto da Philippe Mora, direttore cinematografico australiano, indicherebbe che la Monroe sia stata convinta da amici, a fare un falso tentativo di suicidio, con l’intento da parte di Marilyn di far muovere Bob Kennedy in modo costruttivo nei suoi confronti. La sicurezza dell’attrice era data dal fatto che l’avrebbero soccorsa in tempo. Un suicidio sempre rimasto ammantato di mistero, proprio per i personaggi che parteciparono alla vicenda finale della vita della diva. Secondo quando cita l’Indipendent, nel documento dell’F.B.I si parla del Senatore Robert Kennedy che all’epoca dei fatti subentra, come amante della Monroe, al fratello John Kennedy, Presidente degli Stati Uniti. Si dice, che egli chiama il cognato, l’attore Peter Lawford, da un Hotel di San Francisco, per sapere se fosse ancora viva Marilyn non avendone certezza, in quel frangente di telefonata intercorsa tra i due, si fece riferimento allo psichiatra della Monroe, Greenson. Voleva essere sicuro che tutto andasse secondo i suoi piani? Il titolo del tabloid Indipendent è chiaro.
Mora, da Los Angeles, scrive sul Sydney Morning Herald, affermando di aver trovato informazioni importanti tra i documenti dall’F.B.I , grazie alla libertà di informazione che li rende ormai accessibili essendo trascorsi i termini di legge per i quali non potevano essere consultati. Nei documenti si legge di Robert Kennedy, e lo scritto, compilato da un ex agente speciale dell’Agenzia. L’informazione fu ricevuta il 19 ottobre del 1964 e si parla a chiare lettere della Monroe e della simulazione del suo suicidio in accordo con lo stesso cognato dei Kennedy, Peter Lawford, lo psichiatra Ralph Greenson, la governante dell’attrice Eunice Murray e il suo press agenta, Pat Newcomb. Mora, dichiara che pur non potendo valutare l’autenticità degli scritti trovati, non può che prendere atto che gli stessi sono arrivati nelle mani di cinque importanti ufficiali dell’F.B.I incluso Clyde Tolson, braccio destro di J. Edgar Hoover. Il rapporto in questione, indicherebbe a chiare lettere anche il motivo per il quale bisognava far tacere l’attrice americana, che voleva rendere pubblica la sua storia con Robert Kennedy non avendo il Senatore mantenuto la promessa fatta e cioè, quella di divorziare dalla moglie Ethel e sposare lei. L’attore Peter Lawford saputo, da confidenze ricevute da amici comuni, che l’attrice era già stata protagonista di vari tentativi di suicidio e quindi predisposta psichicamente verso il gesto insano, mise a parte di queste confidenze il cognato, Robert. Da questo, risulterebbe anche l’insolita dose somministrata quella notte. Greenson, curava l’attrice affinché uscisse dalla dipendenza dei barbiturici. Ufficialmente, la governante Murray trovಠMarilyn Monroe senza vita, e nel giro di 48 ore, il rapporto cita che Newcomb e Lawford volarono a Hyannisport, Massachusetts, dai Kennedy. Forse a far rapporto? O a raccontare come stavano procedendo le cose o, ricevere nuove istruzioni? Si prese visione dei documenti che oggi escono dalle cartelle un po’ ingiallite dell’F.B.I. ? Un fantomatico suicidio ma che nessuno si è mai preso la briga di pensare che non lo fosse, tranne la stampa- ma è diceria comune che serve poco a far baldoria ai giornali per venderli, così il mistero si è infittito negli anni, a nessuno ha mai pensato che non lo fosse essendo stata la tesi più accreditata. Da chi? Già ! C’è da chiedersi, fino a che punto questa donna non fosse plagiabile, considerando la fragilità dei suoi ultimi anni e la perdita del contratto con gli studi cinematografici, che guarda caso, pare fosse stata causata, oltre che dalla sua inaffidabilità professionale, anche dall’alto. Ma non c’era solo quello. Si stava parlando di una grande artista dai trascorsi sentimentali e dall’background familiare pesantissimo, quindi, come non cedere alla tentazione di credere che, potesse aver davvero fatto l’insano gesto? Era una vittima predestinata ma inconsapevole. Eccedeva nel consumo di barbiturici dai quali aveva una forte dipendenza e da cui voleva uscire.
La possibilità che abbia ceduto alle lusinghe di una mera possibilità a lei ventilata per ricondurre il Senatore Bob Kennedy, a sé, ma che non avrebbe potuto valutare con lucidità , ci sta tutta. Decidere di ascoltare chi ne sapeva di più, fingere un gesto disperato con l’intento di intenerire Bob, e portarlo a decidere di fare una scelta importante ma che avrebbe contribuito a creare delle difficoltà enormi a livello politico, anche. I documenti ritrovati nell’archivio dell’F.B.I, mettono in luce questa trama che al momento parrebbe essere tra le più veritiere e aderenti al personaggio cinematografico ma anche a quell’ambiente dove, uno dopo l’altro, gli uomini più importanti del mondo e fratelli, erano stati da lei, ammaliati.
Che sia questo il vero epilogo di un suicidio “annunciato?”…
Certo , che il signore degli abissi, Nettuno, nel cielo della diva, lavoro alacremente, finendo col distruggere gli ultimi scampoli di lucidità che non permisero le permisero di riconoscere, proprio in quegli amici (secondo Nettuno) l’inganno, il pericolo nascosto e profondamente radicato nella sua vita, tant’è che era difficile per lei, accorgersene. Alcool e barbiturici, amici di “amici”, che, anziché aiutarla a realizzare un sogno, la intrappolarono in un sonno senza senza sogno e ritorno.
L’equazione del delitto ben esplicitata da un pianeta che esprime inganno, illusione e sogno, le variabili vincenti che hanno permesso agli “amici” di completare il ragionamento delittuoso ai danni della diva che era diventata “un’incognita” per la quale si doveva trovare la “soluzione” definitiva.
Marilyn illustrata da Nida per Edizioni Damiano, copertina del libro QUESTI NOSTRI… FANTASMI di Nicoletta Damiano.