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SEQUENCE 1 e la rivolta della Pop Art
Venezia. E’ in questi giorni, ma ancora per poco, fino all’11 di novembre, che gli amanti dell’arte contemporanea possono ammirare la collezione di Francois Pinault, intitolata “Sequence 1” esposta all’interno di Palazzo Grassi, nella bellissima citt lagunare di Venezia. Le opere pregne di un’originalit non sense, sono state realizzate da alcuni grandi nomi del mercato di arte contemporanea, come Franz West, Url Fischer, Richard Prince, Laura Owens, solo per citarne alcuni, e acquistati dal grande mecenate d’arte Francois Pinault, il quale li ha inseriti nella sua collezione personale.
L’americana Kristin Baker, una delle esponenti principali dell’astrattismo della scuola di New York, ispirandosi al mondo delle corse automobilistiche, ha plasmato tutta l’intensit dello spettacolo, fumi di scarico, gomme che saltano, velocità e tragedia, nella sua ultima creazione esposta a Palazzo Grassi, e intitolata ” Flying Curve, Differential Manifold”; un’opera astratta su pannelli di plexiglas trasparenti, montati su un supporto libero a sbalzo lungo oltre nove metri.
Dall’astrattismo si passa al poliedrico Mike Kelly, nel secondo piano, in sale adiacenti l’artista ha presentato due periodi differenti della sua produzione. Dalla gigantesca raffigurazione di un presepe orientale, realizzato in cartapesta colorata, ad una parete riempita nella sua lunghezza da un quadro mosaico (memory ware flat) realizzato con perle, e paillette colorate, dal sapore vagamente indiano. Nella stanza adiacente, Kelly ha allestito la sua ultima scenografia (domestic scene), in cui riprodotto attraverso modalit video, il dramma psicologico di due omosessuali, dalle tinte oscure e tragiche. La capacit inventiva tale che da quanto ho constato, la definizione di pop art, e di arte contemporanea, sta stretta a molti degli artisti ospitati.
Visto che ero nei paraggi, ne ho approfittato per vedere cosa inventano gli artisti di oggi, e capire quali sono i linguaggi figurativi pi utilizzati. Sedici artisti emergenti, di eterogenea nazionalit, hanno dedicato a Palazzo Grassi e creato appositamente per l’esposizione, dipinti, sculture, scenografie e bizzarri marchingegni, che non si possono inquadrare in un unico stile, cos come avveniva negli anni Sessanta con la Pop Art, ma con tante analogie con quest’ultima e con le correnti di astrattismo moderno. A fianco ai dipinti coloratissimi eseguiti su tele di lino, da Laura Owens, ispirati alla battaglia di Hastings dell’arazzo di Bayeux, e al rotolo cinese dell’XI secolo in cui compaiono scimmie dal muso irsuto, ma dallo sguardo sognante; appaiono stranezze artistiche, di difficile comprensione intuitiva, come un pacchetto di sigarette abbandonato sul pavimento, e spinto in giro per la stanza da un braccio meccanico girevole, collocato nel soffitto. Oppure una gamba di gesso con peli umani. Fenomenale invece l’apporto dell’americano David Hammons, maestro indiscutibile dello stile “tragic magic”, dal potere evocativo, utilizza molti riferimenti alla cultura afroamericana, con assemblages di materiali poveri come ciocche di capelli, ossa di pollo, bottiglie di vino, eccetera