Vignettopoli
Noi siam come le lucciole…
Nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2007 si spento, a seguito di un attacco cardiaco, Oreste Benzi, sacerdote che ha raggiunto la notoriet per le sue idee repressive contro la prostituzione. Don Benzi stato un benefattore che riuscito a togliere dalla strada tante donne che vendevano il loro corpo, a suo dire, schiavizzate.
Schiavismo e sfruttamento, vessilli alzati in modo forte e convincente tra l’opinione pubblica, che ancora oggi prova un profondo rispetto e ammirazione, per l’impegno svolto dall’Associazione Papa Giovanni XXIII. Noi, invece, abbiamo cercato di analizzare pi obiettivamente l’argomento maturando una riflessione che si discosta a quello che il pensiero promulgato dal Sacerdote di Rimini, seppur apprezzandone l’impegno con il quale si distinse, sollecitando la societ a “guardare” con pi attenzione al fenomeno prostituzione. La societ italiana, contrariamente ad altre europee (pur cattoliche) quali ad esempio la Spagna, profondamente bigotta.
Ci troviamo a vivere in Italia, patria che ospita la Citt del Vaticano, che, politicamente parlando, attraverso i suoi Ministri, influenza scelte di ogni genere, tra cui anche quelle relative alla prostituzione. Negli altri Stati europei assistiamo ad una razionale gestione delle problematiche inerenti l’eros a pagamento, nel nostro Paese, invece, risaputo, le questioni relative alla sessualit vengono sempre trattate in modo mistico, come un tab, e, quindi, non con l’obbiettivit richieste per trovare soluzioni concrete, senza cadere in quel moralismo intollerante e, alle volte, deviante i dati di fatto. Il preservativo aborrito sulla scorta dell’ “unitevi e procreate”. La legge sull’aborto entrata in vigore dopo lungo tempo, e innumerevoli polemiche perch occorre rispettare la vita. Sul divorzio, troppe se ne sono sentite. Sulla prostituzione? Pensiamo solo che nel 1958 la Signora Angelina Merlin ha abolito le “case chiuse” – “bordelli” forse fa pi effetto – preferendo sbattere le donne di facili costumi, sulla strada. Il 65%, infatti, lavora sui marciapiedi, il 29,1% in albergo, il resto in case private.
Abolire le “case di appuntamento” non certo servito ad abolire la prostituzione, n tanto meno servito a scoraggiare le professioniste del sesso: infatti, secondo un’indagine della Commissione Affari sociali della Camera del 2003 “le prostitute in Italia si stimano dalle 50 mila alle 70 mila. Almeno 25 mila immigrate, 2 mila minorenni e pi di due mila le donne e le ragazze ridotte in schiavit e costrette a prostituirsi”. Il rapporto della Commissione affari sociali sottolinea proprio ci che Don Benzi con enfasi e perseveranza ha gridato all’opinione pubblica pi sensibile e moralista: pi di 2 mila le donne e ragazze ridotte in schiavit e costrette a prostituirsi.
Cari Lettori, ci rendiamo conto che su una media di 60 mila prostitute, solamente 2 mila vengono costrette! Una percentuale irrisoria, che se gridata da personaggi di grande spessore morale, diventa la differenza, che influenza inevitabilmente, le scelte politiche relative alla gestione dell’affair prostituzione. Per chiarire meglio il nostro pensiero, ricordiamo che le prostitute straniere operanti sul territorio italiano (25 mila!). Oramai si radicato in noi, contrariamente ai precetti vaticani, il sinonimo “straniero-delinquente.”.
Assistiamo, purtroppo, a sempre pi numerosi e sconcertanti avvenimenti di stampo xenofobo, che successivamente ai gravi eventi di cronaca accaduti, non sono altro che un’estensione naturale di inevitabile allontanamento intellettuale dal precetto “siamo tutti fratelli”. Perseveriamo nel “dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati”, pur non avendone abbastanza per noi, continuiamo a dare alloggio a ondate di scafisti, offrendo, inevitabilmente, sempre pi strade a a nuove lucciole arrivate con i gommoni, accogliendole con la solita bont d’animo che ci contraddistingue da sempre.
La percentuale di queste donne tutt’altro che irrilevante (25 mila-contro le 2 mila di cui ci preoccupiamo tanto), per, nessuno ne d la dovuta importanza e ha mai valutato, la possibilit concreta, ma meno moralista, che se la prostituzione fosse concepita come un lavoro e regolamentata, queste donne potrebbero entrare nel nostro Paese dietro concessione di un regolare “permesso di soggiorno per lavoro”.
La situazione non sfuggirebbe pi al controllo delle Autorit e non andrebbe pi a vantaggio della criminalit. Esiste la tratta delle prostitute, soprattutto nigeriane ed albanesi, un fenomeno numericamente molto ridotto rispetto a quello che i media, hanno sempre mostrato. In Italia l’impostazione moralistica ed intollerante obnubila la realt in cui vivono donne e uomini che “lavorano” con il proprio corpo, che diviene lo strumento da cui trarre profitto. Pur riconoscendo che esistono donne costrette alla prostituzione, se anche fosse possibile eliminare lo “schiavista” ci chiediamo quante di queste donne tornerebbero al loro paese e quante, invece, comincerebbero a prostituirsi in modo autonomo?
Non dimentichiamo che “il mestiere vecchio come il mondo” d la possibilit a chi lo pratica, di introiti notevoli senza che gli stessi, generalmente, vengano tassati.
A dimostrazione di quello che stiamo sostenendo una notizia proprio di questi giorni: la Commissione Tributaria della Lombardia (facendo scalpore) ha condannato il 22 novembre 2007 una prostituta che non riuscita a documentare il suo alto tenore di vita (risultava proprietaria di 6 appartamenti a Milano e di due auto) a pagare una multa di 70 mila euro per avere presentato una dichiarazione dei redditi non veritiera. Quante “lucciole”, persino quando maltrattate, preferiscono continuare a stare sulla strada piuttosto che cercarsi un lavoro “normale” ma molto meno remunerativo? Don Benzi sosteneva che sono tutte schiave e che nessuna donna si prostituisce per scelta. Secondo noi, invece, la realt e ben diversa e la nostra opinione suffragata da dati che provengono da una ricerca scientifica da cui emerso che la maggior parte di coloro che scelgono di fare questo mestiere, lo scelgono. Gli stessi “operatori” hanno prontamente smentito di essere costretti. Questa la realt ed da questa volont espressa, anche se lontana dalla morale bigotta, che occorre agire per prendere seri provvedimenti che oramai sono diventati indispensabili secondo il malcontento espresso dalla gente costretta a convivere con un fenomeno troppo esibito anche alla luce del giorno nelle grandio citt. Altro dato che ci interessa sottolineare che le prostitute non sono necessariamente “donne”. Oggi, infatti, sulle strade troviamo sempre pi numerosi transessuali che vengono preferiti alla classica e storica “lucciola”. La convenzionale prostituta non pi sufficiente per creare l’emozione di una serata diversa.
accontentano pi della donnina a pagamento per allontanarsi dalla solita routine. Vogliono qualcosa di diverso, emozioni nuove: cercano la trasgressione, in qualunque modo e a qualsiasi prezzo. Platone diceva: “l’uomo che vive inseguendo il benessere, il piacere, o la soddisfazione del bisogno, come un otre bucato: inutilmente continui a metterci acqua perch non sar mai pieno”. Chi di noi non ricorda la vicenda di Lapo Elkann: rampollo di casa FIAT che ha cominciato a diventare il “pi paparazzato” d’Italia, il “meglio vestito al mondo”, il business man degli occhiali e di ogni prodotto “very fashionable” e non perch nipote di Gianni Agnelli, o perch esempio di imprenditoria, ma per l’esser stato in coma per giorni interi dopo l’uso di un coktail di droghe con al fianco Patrizia, quest’ultima per un transessuale, il suo, un nome nome d’arte ed insieme ad altri tre trans allietava le serate del rampollo degli Agnelli. In una recente e nota trasmissione televisiva ha lasciato senza parole l’intervista ad uno spavaldo “trans” che si vantava di guadagnare 200 euro l’ora (!). 200 Euro l’ora. Altri suoi “colleghi” ascoltati per l’occasione, vantavano le medesime tariffe orarie. Questa la realt, con cui conviviamo nelle grandi e piccole citt. I ricchi, con i soldi, vogliono le prostitute e le prostitute vogliono continuare a lavorare. La prostituzione un business. Crediamo che con una regolamentazione seria, potrebbe diventare una vera e propria attivit professionale a tutti gli effetti. Necessiteranno licenze, luoghi adatti, occorrerebbe fornire alloggio a chi decide di prostituirsi a fronte, per di un regolare canone di locazione, occorrerebbe pagare le tasse, ma non perch si proprietari di immobili o di auto ma perch si svolge una professione, come altre. Di contro, avremmo strade libere di certe scene notturne e non solo, citt vivibili by day, by night. Si abolirebbero gli “schiavisti” che tanto ha combattuto Don Benzi, che diventerebbero imprenditori controllati, tassati con dei dipendenti che hanno doveri e diritti, al pari dei metalmeccanici, nel pieno rispetto di tutti quei soggetti che scelgono di prostituirsi, per volont o per necessit, senza che chi “batte” diventi “schiavo” di nessuno. La lucciola? Un lavoro come un altro.
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