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Io sono un Serial Killer
“Dall’inferno Mr. Lusk Sir. Vi ho mandato la met di un rene che ho preso a una donna e conservato per voi. L’atro pezzo l’ho fritto e mangiato era molto gustoso. Posso mandarvi il coltello insanguinato che lo ha tolto se solo voi attenderete ancora un momento. Firmato: prendetemi quando potete. Mr. Lusk”. un omicida plurimo che agisce mosso da atti compulsivi con una certa regolarit nel tempo, colpendo persone a lui completamente estranee, ma soprattutto colpendo senza un movente.
un soggetto che mosso ad uccidere solo per pulsioni verso il potere piuttosto che orientato a pulsioni sessuali con connotazioni sadiche. Vive in un senso di inadeguatezza interiore a cui si aggiunge un basso livello di autostima. Caratteristiche riconducibili o a traumi infantili (umiliazioni e abusi sessuali) oppure ad una condizione socio-economica deprimente. Il crimine, l’atto delittuoso efferato, diviene per lui una compensazione: il serial killer convinto di poter superare in astuzia la polizia e trova giovamento nel vedere soffrire le sue vittime. Infatti, non usa mai armi, ma violenza: le strangola, ne abusa sessualmente, le tortura, scatena sulle vittime ogni primordiale violenza. Dopo di che soddisfatto e, spaventosamente, si calma conducendo una vita normale. Molti serial killer della storia hanno una professione e una famiglia. Questa “apparente normalit” e la mancanza di un movente ha sempre portato gli inquirenti a porre maggiore attenzione ai casi di omicidi seriali, rispetto ad altri settori della criminalit. Anche perch il serial killer non si ferma dopo il primo omicidio la sua insoddisfazione placata temporaneamente, poi, necessariamente la sua inadeguatezza riemerge e con lei la sua necessit di colmarla, di compensazione psicologia. Ecco che ritorna, inesorabilmente a colpire. Gli inquirenti lo sanno bene e conoscono altrettanto bene i modi per fermarlo: arrestarlo. I serial killer infatti, non si fermano da soli, non ne hanno la forze, la capacit continuano a colpire finch non sopraggiunge una causa di forza maggiore: l’arresto o la morte improvvisa, ma mai per suicidio. L’omicida seriale non arriver mai a togliersi la vita, non ne ha bisogno: per “stare bene” deve toglierla a qualcun altro e, inesorabilmente, pi forza fisica impiega meglio si soddisfa. Di solito gli avvocati difensori di questi “mostri della porta accanto” tentano la via dell’incapacit di intendere e volere, ma ci non viene accettato dai magistrati poich il killer nella sua efferatezza organizzato, premedita nel minimo dettaglio gli omicidi e, soprattutto, ha piena consapevolezza di ci che fa. Quando interrogato lucido, emerge la “normalit” nelle sue azioni: come se uccidere sia prendere un’aspirina per il mal di testa: assolutamente necessario e normale. Il serial killer si muove secondo un disegno preciso curato nei minimi dettagli, se lo costruisce ben chiaro nella sua mente e poi, lo compie con rigore e meticolosamente: pianifica nei minimi dettagli l’agguato, studia le sue vittime che devono rispondere comunque a precisi requisiti e compie i suoi atti efferati come se fossero veri e propri rituali, senza sottovalutare nulla. Gli studiosi hanno tentato di capire se ci possano essere elementi gi presenti nell’infanzia, che potrebbero far presagire lo sviluppo di un possibile serial killer. Non stato dimostrato nulla di scientifico, ma attraverso una serie prolungata di esame di casi pi o meno famosi emerso che sono tre i tratti caratteristici nel bambino, tali da poter far scaturire la paura che diventi, da adulto, un collezionista di vittime: ENEURESI: ovvero bambini che urinano nel letto nelle ore notturne.
Un comportamento considerato “normale” ma che se presente anche nell’et puberale si ritiene possa essere sintomo di un forte scompenso emozionale. Il 60% dei serial killer interrogati hanno asserito di avere sofferto di tale problema. PIROMANIA: che non certo riferibile alla curiosit del bambino di appiccare un piccolo fuoco o di accendere un fiammifero. una vera e propria mania per le fiamme, una esplicita volont distruttiva senza, peraltro, precisa ragione. Viene manifestata cos una forte aggressivit e rabbia interiore che trovano pace nel fuoco. Il piromane, che potrebbe diventare il futuro serial killer, addirittura prova un’eccitazione sessuale nel vedere ardere. SADISMO VERSO GLI ANIMALI: anche in questo caso non si tratta delle manie dei bimbi di strappare le zampine ai ragni, perch durante la crescita avviene la razionalizzazione dell’atto che visto con disprezzo.
Il futuro serial killer sevizia gli animali e ne prova gioia eccitazione, sentimenti che fanno pensare che in et adulta possa evolversi nella situazione passando dagli animali alle persone. Il serial killer, di qualsiasi estrazione sociale l'”uomo della porta accanto”. difficilissimo da capire se il nostro vicino di casa che possa esserlo o meno, non l’immagine esteriore che pu mettere in allarme, ma la parte pi nascosta di ciascuno di noi, il lato oscuro della nostra mente e della nostra anima. Il serial killer un individuo che agisce indisturbato anche per anni interi, che potremmo anche conoscere, uguale identico a noi: lavora, mangia, beve, dorme, va al ristorante ma che in realt diventa il “lupo cattivo” della favola e noi tutti, potenzialmente diventiamo i “cappuccetto rosso” di una quotidianit che in numeri allarmante. I film di genere, spesso troppo realistici anche nel mostrare in immagini gli atti efferati di chi si macchia di tali crimini, potrebbero a lungo andare essere dei boomerang sulle menti pi assorbenti?… La domanda rimarr inevasa? Ebbene, noi, speriamo che il cacciatore della “favola” riesca ad impedire nuovi banchetti, e lasci Mr.Lusk con la bocca asciutta.
Questo articolo nasce dall’esigenza di guardare ad un problema, molto marcato a livello cinematografico, e per farlo, la visione di una pellicola del 1999: “Il Collezionista di ossa” rende in pieno l’analisi di un aberrante filone che non teme crisi, e verso cui il pubblico si rivolge, riempiendo le sale, sempre numeroso. Il film in questione di Philip Noyce, e vede come protagonisti due “bellissimi di Hollywood”: Danzel Washington e Angelina Jolie. La storia tratta dal romanzo dell’autore Jeffrey Deaver – “The Bone Collector” – e ruota intorno al macabro ritrovamento di un dito scuoiato fino all’osso, sotto un binario abbandonato del West Side di New York. Cominciano, cos, le indagini efficacemente svolte da Lyncoln Rhyme (Danzel Washington) e da Amelia Donaghy (Angelina Jolie). Rhyme un detective della polizia di New York, specializzato in medicina legale e considerato il miglior criminologo del paese, ma, impossibilitato a muoversi a seguito di un incidente che gli ha definitivamente compromesso l’uso delle gambe e delle braccia. La “mente” delle indagini, costretto in un corpo allettato, senza che ci sia pi nulla per cui valga la pena vivere. Rhyme “osserva” l’opera del killer: cerca di crearne, con gli indizi raccolti il profilo. Come fosse dinnanzi a un quadro e cercasse di comprendere l’artista, sulla scorta della sola – attenta – analisi del suo lavoro. Amelia, di contro, una giovane poliziotta, bellissima e molto grintosa che avr la funzione di “parte attiva” sulle scene del crimine, dietro scrupolosa guida dell’eccelso criminologo. I protagonisti ben presto si rendono conto che il caso su cui sono stati chiamati ad indagare non isolato, bens opera di un serial killer da fermare prima che compia altri efferati delitti. Leggendo la trama, senza mai avere visto la pellicola, il film ci rimanda alla memoria del grande capolavoro di Alfred Hitchcock: “La finestra sul cortile”. Danzel Washington ricorda il Jaffries che da una finestra spia la vita del condominio. Rhyme fa la stessa cosa, ma dal letto, lo spettatore di orrende e macabre scene criminali. Il “Collezionista di ossa” caratterizzato da una buona dose di suspance che, inevitabilmente, ricorda altri film sul genere quali “Seven” o “Il Silenzio degli innocenti”. Pellicole, queste ultime, con un comune denominatore. Tutte comprensive di modalit pi o meno differenti, che per narrano delle atroci uccisioni per mano di un serial killer. Chi in realt l’omicida seriale? Che cosa trasforma una persona normale in un efferato assassino? Cosa scatta nella mente umana in quei momenti?
La violenza una caratteristica insita nella nostra natura e alle volte rimane latente, altre, invece, si scatena in modi indicibili tanto da diventare “la” caratteristica di un individuo. Il Rapporto sulla violenza stilato dall’Organizzazione mondiale della Sanit sconcertante oltre che spaventoso: nel mondo ogni anno 16 milioni di persone vengono uccise, statisticamente 1424 ogni giorno, questo significa che ogni minuto si commette un omicidio. Quante volte i giornali o i telegiornali riportano narrazioni, pi o meno dettagliate, di sempre pi numerosi fatti di cronaca, alcuni di essi “talmente ben organizzati” da essere rimasti ancora, irrisolti: pensiamo all'”omicidio di via Poma”, al “delitto di Cogne”, al “delitto di Garlasco”: tutti episodi tremendi, ma isolati e compiuti secondo modalit che vengono definite in gergo “ordinarie”. Altra questione , invece, l’efferatezza e la ripetitivit che caratterizza gli omicidi seriali. Tecnicamente, si definisce serial killer colui che commette tre o pi omicidi, in tre o pi localit distinte, intervallati da un periodo di raffreddamento emozionale.Il termine “serial killer” viene usato a partire dal 1970: decennio in cui sotto i riflettori americani vengono portati a conoscenza casi di cronaca come quelli di Ted Bundy e di David Berkovitz. La “paternit” del termine di Robert Ressler, un agente del FBI, uno dei fondatori della Behavioral Science Unit (unit di scienze comportamentali): ci non deve, per indurci nell’errore di credere che prima di allora non esistessero casi di omicidi seriali. Mancava la tecnologia necessaria per collegare episodi che avvenivano a distanza – anche – di molto tempo o in posti diversi – anche – lontani tra loro. Negli ultimi anni le cronache ne parlano sempre pi di frequente anche perch il nostro modo di vivere completamente cambiato e la moderna tecnologia ci bombarda di immagini, visioni e modelli di ogni tipo, mettendo in risalto proprio quelli pi pericolosi, ignorando il rischio che ci comporta. Ma chi il serial killer?
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- Silvia Vimercati