Vignettopoli
QUANTO COSTA ALLE DONNE ESSERE BELLE?
Firenze. Intervista alla fashion designer Marina Mansanta. Essere belle. il sogno di tutte le donne. Le immagini che, ogni giorno, ci vengono offerte dalla televisione e da ogni mezzo mediatico sono quelle di esseri umani irreali: vere e proprie dee del ventesimo secolo.
L’estate ormai scoppiata, e bombardate da immagini che ritraggono glutei statuari: vere e proprie opere d’arte, senza un filo di cellulite e senza nemmeno una smagliatura, cominciamo a barcollare davanti allo specchio. Ma diventare bella si pu: piacere e piacersi qualcosa che alla portata di tutte noi. Allora, se veramente cos fosse, noi donne “normali” che corriamo tutto il giorno tra cucina, casa, figli e lavoro abbiamo una speranza, pur non avendo sposato il Conte Marzotto, o il Presidente francese o Flavio Briatore? Argomento ostico che solo chi conosce il mondo della moda come la nostra amica Marina Mansanta, fashion designer di grido, personal stylist, imprenditrice, moglie e mamma felice, ma, aggiungiamo noi, soprattutto una bella donna che nel mondo dell’immagine ha realizzato e fatto crescere la sua azienda. Chiediamo quindi a Marina Mansanta, che nel mondo dell’immagine si muove e lo conosce bene, cos’ “bello?”.
– Il bello, fin da tempi remoti, una categoria dell’estetica: rappresenta uno dei tre valori fondamentali insieme al bene e al vero. I Greci e i Romani definivano il bello visibile come “simmetria” e il bello udibile come “armonia”. Successivamente, “bello” consisteva nella proporzione appropriata tra le parti. Poi, ci si cominci a chiedere se ci che viene definito bello perch possiede, o meno, una certa caratteristica. Oggi, si passati ad una determinazione soggettivistica di ci che bello, abbandonando la ricerca di una definizione del termine estetico in senso stretto. Di fatto non esiste qualche cosa e/o qualcuno di “oggettivamente” bello. E neppure esistono canoni standardizzati che determinino la bellezza. Per me “bello” tutto ci che elegante e raffinato: qualit che si esprimono sotto voce. Qualcosa che si scopre lentamente. Secondo me, poi, in una persona non solo una questione di estetica: la persona in s. Il suo modo di parlare, il suo modo di pensare, la sua gestualit, il suo modo di muoversi e, sicuramente, il suo modo di abbigliarsi. Tutti noi, nella nostra unicit potremmo definirci belli. Certo non saremo considerati tali da tutti.-
– Signora Mansanta, a Lei, che oltre a creare abiti da sposa, vestiti da sogno, riuscita a riportare all’origine il vero significato all’espressione “Alta Moda”, chiediamo se possibile diventare belle anche se la natura non stata con noi generosa?-
– Il mio riferimento sempre stata Coco Chanel. Una donna che tutti definiscono una celebre stilista francese “capace di rivoluzionare il concetto di femminilit”. Madame Coco diceva sempre “la moda passa, lo stile resta”. Lei fu la prima ad indossare un abito unisex (un pigiama bianco di seta), lanci l’abbronzatura come moda, il suo stile per gli anni venti rivoluzionario. La sua attenzione non verso ci che era di moda, ma verso la donna: una donna che stava cambiando. Donne che si stavano evolvendo, signore che praticavano sport, donne che stavano scoprendo la loro indipendenza. Stavano, anche e soprattutto, prendendo consapevolezza del proprio corpo. Il vero significato di alta moda sta proprio in questo, creare per la donna, sulla scorta non solo della sua figura fisica, ma, soprattutto, in base alla sua personalit e alle sue esigenze. Ognuna di noi possiede qualche caratteristica, magari, inconsapevolmente, che la rende, in qualche modo, piacente. O se preferiamo bella. La cosa importante da fare realizzare quali sono i nostri pregi e i nostri difetti. Dovremmo porci davanti allo specchio ed analizzarci: valutare, con estrema sincerit, quali sono le nostre caratteristiche da esaltare e quali, di contro, i nostri difetti da nascondere. Una volta determinato ci, abbandonare ogni pigrizia e cominciare a lavorare su noi stesse. In altre parole dovremmo imparare a conoscerci e poi ad amarci per ci che siamo. Se riusciamo a piacere a noi stesse, incredibilmente, piaceremo anche agli altri. S perch il bello non esiste, abbiamo gi visto che qualcosa di soggettivo, l’essere piacenti potrebbe anche essere oggettivo.-
Spesso non ci si spiega come mai uomini affascinanti, ricchi, intelligenti e in carriera scelgono donne all’apparenza senza nessuna caratteristica particolare. L’80% dei matrimoni ci sembrano veri e propri misteri. Quante volte il nostro ancestrale spirito critico ci ha portato a domandarci “cosa mai ci avr trovato in quella l?”
– Anche a Lei, sar capitato di trovarsi davanti una “strana” coppia, dove il “lui” pare la reincarnazione dei sogni di ognuna di noi, e la “lei”, praticamente “normale”…Secondo la sua competenza, cos’hanno queste “donne” in pi, dal riuscire a far capitolare anche gli scapoli pi incalliti e ambiti?-
– Questa situazione la dimostrazione concreta che ci che stato detto prima una garanzia di successo. Questa donna, all’apparenza, non all’altezza del futuro consorte, fondamentalmente possiede una caratteristica: piace. Ma perch? Perch si vuole bene, si ama ed stata capace, primariamente, di piacere a se stessa. Si tratta comunque, di donne che al di l dell’estetica – che ripeto molto soggettiva – posseggono qualcosa di particolare, sempre: il modo di muoversi, il modo di esprimersi, come parlano, come gesticolano. Insomma hanno una serie di qualit che vanno oltre all’aspetto prettamente estetico. In poche parole sono donne che hanno uno stile, che le rendono uniche e soprattutto sono sicure di se stesse. Hanno in cuor loro la certezza di piacersi e quindi piacciono. Per dirla con una frase di un famoso film, tradotta al femminile: “non sono bella, ma piaccio”. Il segreto questo, la risoluzione al nostro problema sta nel convincersi che cos. Il modo come gi detto lavorare su noi stesse, sempre in modo oggettivo e sincero.
– Uno dei tarli, che, instancabilmente, lavora nel cervello di noi donne il fondo schiena “grosso” e non c’ nulla da fare, anche se siamo – oggettivamente – anoressiche, siamo affette – sempre e comunque – dalla sindrome del tafernario (ndr sinonimo dialettale di culone). Non si spiegherebbe altrimenti, il prolificare di ogni tipo di crema, snellente, drenante o dimagrante, atte a ridurlo “idealmente”. .. bench una delle donne pi affascinanti del mondo, sia particolarmente dotata in tal senso. Uno dei tanti crucci che si sommano alle caviglie grosse, al seno piccolo, al naso storto e chi pi ne ha pi ne metta…
– Ma i difetti possono, secondo lei, essere trasformati in pregi?-
– Premetto una cosa, importante: ricordiamoci che noi viviamo nel mondo reale. La cellulite brutta su chiunque. Ogni donna ne affetta, sin dai primi anni di vita e occorre porvi rimedio. Quindi dovrebbe farlo anche la Signora Stone. Dobbiamo renderci conto che il mondo, quello vero, non quello che ci fanno vedere i giornali o le televisioni. Siamo nell’era del Grande Fratello. Ma chi di noi sta chiuso in casa 3 mesi? Anzi, nella realt, si tende, appena possibile ad uscire dalle mura domestiche, alla televisione ci fanno credere il contrario. Ci arriva una realt deformata. Raramente fotografano la Bellucci appena alzata dal letto. Rischierebbero una denuncia. La Bellucci la si vedr sempre ritratta fresca di parrucchiere, appena uscita da una boutique di alta moda con l’ultimo vestito, creazione di quella maison, truccata nel minimo dettaglio. Ma quella non la “vera” Monica Bellucci l’attrice, la modella, la bellissima Monica che vediamo alla televisione o al cinema. La nostra vicina di casa non cos. Noi non siamo cos e incredibilmente non lo nemmeno la Bellucci. Allora se abbiamo la cellulite, per esempio, dobbiamo cercare di limitarla: bevendo 3 litri d’acqua al giorno e facendo palestra. Se abbiamo le gambe storte. Dobbiamo solo accettarle. Non viverle come un cruccio. Anche in questo caso, dobbiamo valutarci, accettarci e piacerci. Allora piaceremo anche agli altri, allora anche un nostro difetto – irrimediabile – diventer una nostra caratteristica.
Il nostro modo di abbigliarci, sicuramente, ci potr offrire un valido aiuto. Coco Chanel aveva inventato le scarpe bicolore. Erano state appositamente studiate, affinch le bande snellissero le gambe con un effetto ottico. Per per acquistare quel genere di accessorio occorre realizzare e accettare di avere quel difetto, per poi adombrarlo con qualche trucco o, soprattutto, esaltando i nostri pregi. Le attrici, piuttosto che le “stars” in generale si avvalgono di professionisti che, come me, studiano la persona e ne creano il look: siamo personal stylist. Adattiamo alla persona il giusto insieme assecondando non solo l’estetica, ma rispettandone la personalit. Il look cambia, qualcosa di variabile, ma non solo a seconda di ci che propone la moda: dipende dall’et, dal carattere, dal momento storico che sta vivendo un determinato soggetto. Soprattutto, deve rispettare il “gusto” di quella determinata persona. come fosse un puzzle. Ogni pezzetto deve andare al suo posto per avere il risultato finale. Tutto deve essere combinato alla perfezione. Anche questo “aiuta” le Sharone Stone dei giornali a essere bellissime. Non crediamo sia tutto merito loro o di Madre Natura. Come ho detto prima, cerchiamo di vivere nel mondo reale non in quello patinato delle riviste.- Quante volte, ci capitato di incontrare per la strada (e qui siamo nel “mondo reale”) donne semplici, senza nulla di particolare indosso che attirano maree di occhiate? Di contro, capita anche di incontrare donne che si credono delle bombe sexy, e che invece sono soltanto caricature di se stesse.
– Cos’hanno secondo Lei, le donne che incontriamo per strada, in pi di noi?-
– Nulla, assolutamente, nulla. Hanno solo imparato ad amarsi per ci che sono e si valorizzano per ci che hanno. La prima categoria attraverso un’oggettiva e realistica analisi di s la seconda in base a un’autoconvinzione che del tutto opinabile, perch le rende ridicole.
– Signora Mansanta, quanto conta un abito per realizzare al massimo la bellezza in una donna, farla diventare pi piacente?-
-Nel contesto del nostro discorso l’abito ha una fondamentale importanza. Ma occorre scegliere quello giusto per noi, al fine di entrare nella categoria delle donne che si vedono per la strada e che ci piacciono al punto da chiedere dove hanno acquistato quel pantalone o quella camicetta. L’abito necessario per esaltare ci che siamo. una scatola di risonanza verso il mondo. ci che vede chi ci incontra. Il modo per comunicare agli altri che siamo belle. Lo strumento per piacere e per piacersi. S perch quando indossiamo qualche cosa di nostro gusto, vero. Ci piacciamo. Chi di noi non ha qualche cosa, nell’armadio, che indossa pi volentieri di altri capi? Indipendentemente dall’occasione quel vestito, quel pantalone, quella maglia che finir logorata dall’uso, perch con quel capo ci sentiamo a nostro agio. inutile avere centinaia di vestiti, che poi rimangono appesi ancora con il cartellino: solo uno spreco di soldi. Dobbiamo comprare ci che ci fa sentire bene, per sfruttarlo. Cos l’abito, il capo di abbigliamento in generale, diventa qualcosa di fondamentale. Altrimenti uno come tanti, che magari nemmeno ci sta bene indosso e per quello rimane dimenticato in fondo all’armadio. –
– Ogni donna (chi pi chi meno) possiede un guardaroba da fare invidia alla moglie di Marchos. Si narra che la ricca consorte dell’ultramiliardario possedesse pi di 1000 paia di scarpe. Noi non arriviamo a tanto, ma ci non toglie che il “vizio” delle donne siano proprio: scarpe e borse. Fino a che punto contano e completano gli accessori nell’abbigliamento di una donna?-
– Premetto che io non amo i gioielli, pur avendoli inseriti nelle mie collezioni. Pertanto per “accessorio” io intendo il vizio delle donne: borse e scarpe. Essi giocano un ruolo determinante per completare il nostro look. Un jeans e una maglietta – essenziali e semplici – si trasformano in un irrinunciabile abbinamento se accostati alla borsa o alla scarpa giusta per l’occasione. Sono casual, se abbinati a una scarpa sportiva e una borsa a tracolla; un look comodo e informale, giusto per uscire la mattina a fare la spesa. Se gli stessi jeans e la medesima maglietta li abbinassimo a una scarpa con il tacco e una pochette, si trasformano in un abbinamento chic, adatto per una serata al ristorante con gli amici. Oppure se li indossassimo con una ballerina e ci accostassimo una borsa da ufficio saremo perfette per un appuntamento di lavoro. Da ci capiamo come 2 pezzi che esistono nel guardaroba di ciascuna di noi diventano 3 look diversi grazie a due accessori, che ritengo, sia pi che giusto che siano il nostro “vizio”. Le donne, prima o poi, sopperiscono alla carenza di autostima con lo shopping, dilaniando somme indicibili per acquistare questo o quel vestito, che, miracolosamente, ci fa sentire belle. L’effetto placebo dura poco, ma aggiunge il classico “senso di colpa” per aver speso troppo per qualcosa che forse dimenticheremo proprio in quell’armadio che, non conterr 1000 paia di scarpe, ma certamente si avvia al collasso.
– Come si deve scegliere un abito signora Mansanta? –
– Non esiste un modo univoco e universalmente valido nella scelta di ci che indossiamo. Non esiste una regola. Occorre, innanzitutto, scegliere il negozio dove acquistare, in base a ci che esso propone. Ovvero scegliere quel tipo di negozio che vende capi di abbigliamento che rispondono al nostro gusto. In esso, dovremmo, selezionare chi ci deve aiutare nella scelta. Una persona di cui possiamo fidarci e che capisce ci che vogliamo. Una persona che rinuncia alla vendita, piuttosto che propinarci qualcosa non adatto a noi. Una specie di “personal stylist”. controproducente andare in un negozio dove ogni commessa, a chiunque, ripete la solita frase ” stai benissimo, sei bellissima”. Dobbiamo sempre diffidare di questi soggetti e preferire chi ci dice “toglilo non ti sta”, anche se magari in quel momento a noi piace. Cos facendo l’acquisto risulta essere azzeccato e diventa l’abito che sar usato fino a ridurlo un cencio immettibile. Poi, come gi detto prima, con l’accessorio giusto possiamo renderlo versatile: quindi non necessario fare uno shopping compulsivo. Non dobbiamo necessariamente comprare 10 capi, ne bastano 2 da giocare con gli accessori che abbiamo oppure da creare con accessori che andremo ad abbinare. un modo per essere soddisfatte e che ci permette anche di risparmiare.-
– Il diffondersi di mercatini in ogni dove e di outlets, di luoghi in cui abbigliarsi a costi sicuramente minori rispetto al negozio o alla boutique e il diffondersi dei grandi magazzini della moda, dove si pu acquistare capi griffati, magari di stagioni precedenti, diffonde nella collettivit che il concetto di griffato ad ogni costo e ben esibito.
Chiediamo quindi a Marina Mansanta cosa ne pensi di questa ricerca ossessiva della griffe? E se la qualit si sposa davvero con la “griffe”.
– Direi proprio di no. Anzi oggi le grandi marche producono tutto o quasi in Cina. Importando il capo con etichetta “Made in Italy”. Le grandi case di moda hanno costi troppo alti, in termini, ad esempio, di pubblicit, che inevitabilmente devono “caricare” su ci che producono. E, quello che producono viene fatto in centinaia di esemplari. Viene, cio prodotto in serie, perch si d maggiore importanza alla quantit rispetto alla qualit. Nel mio atelier questo non accade. Noi produciamo tutto a mano, e soprattutto tutto in Italia. Non puntiamo sulla quantit, ma sulla qualit sia dei tessuti che della fattura di un abito. Per noi un vestito una creazione e la nostra cliente una persona con qualit ed esigenze proprie che la grande distribuzione non potr mai assecondare. un po’ il concetto di “alta -moda”. Quello che faceva Coco Chanel, unito alla convinzione che non occorre possedere centinaia di abiti, ma ne bastano pochi e “su misura” per noi.-
Oggi tutto sembra essere tornato di moda: dal Panama al foulard portato al modo di Grace Kelly. La gonna si porta lunga, piuttosto che cortissima; il pantalone a zampa, di taglio maschile oppure a sigaretta. Le camice o ampie come premaman o piccoli e stretti lembi di tessuto. Insomma, oggi tutto ” di moda”. Come mai, secondo la sua vasta esperienza, non arrivano pi precise direttive dal mondo della moda?
– In realt noi stilisti non abbiamo pi nulla da inventare. Dobbiamo solo fare rivisitazioni di ci che esiste gi. Ecco perch questo “ritorno”. un ciclo, quello della moda, che si chiuso; occorre quindi ripescare le invenzioni delle grandi maison storiche attualizzandole con i tempi moderni. La moda non d pi precise direttive? Non esiste pi il detto “non si usa” e questo positivo: ognuno di noi ha la libert di scegliere ci che pi adatto per s, senza vincoli di nessun genere e tipo. Finalmente la moda vissuta come qualcosa di personale che non viene standardizzata dai gusti dei suoi creatori.-
– Siamo nel periodo estivo. Sentiamo il profumo delle vacanze. Partire il sogno che si coltiva ogni anno ma insieme al sogno arriva l’incubo: preparare le valige. Cosa consiglierebbe per una vacanza all’insegna del bagaglio leggero? –
– Io personalmente andr al mare. Quindi chi come me, sceglier questa meta di villeggiatura dovr portare innanzitutto la giusta quantit di capi di abbigliamento, in base alla durata delle vacanze. Faccio un esempio, se mi accingo a fare una vacanza di una settimana inutile portarsi dietro 25 abiti per la sera. Potremmo decidere di portarne un paio, qualora ipotizzassimo qualche serata particolare o elegante. Il resto, porterei jeans, magliette, gonne e camice che con l’accessorio giusto posso trasformarle per ogni occasione. Oltretutto una cosa anche divertente: trovarsi ad inventare il look per il giorno e per la sera ci trasforma in stilisti di noi stesse e sono sicura, che facendo, cos non temeremo rivali. Ci piaceremo. Nella certezza che oggi tutto trandy. Con qualsiasi capo saremo alla moda. Sta alla nostra fantasia valorizzarlo e farlo diventare unico. Vorrei concludere con alcuni consigli pratici che raccomando sempre: Mai andare a fare shopping in “crisi depressiva”. Aspettate il giorno dopo premiandovi di essere riuscite ad attendere la fine del momento. Vi sar capitato di azzeccare il modo di abbigliarvi e abbinare i vostri abiti per sentirvi assolutamente “giuste”. Allora tenete un notes dove segnarvi quell’abbinamento – spesso ci dimentichiamo – scoprirete che il vostro armadio una miniera. Identificate tra le vostre conoscenze la persona che, insieme a fare spese, ha consigliato, in pi di un’occasione l’acquisto giusto, se non l’avete io sono qui e sar un piacere aiutarvi. Essere belle si pu. Buone vacanze a tutte.-
E con questi preziosi consigli che le donne non mancheremo di seguire, ci congediamo da Marina Mansanta,con la speranza di poter riuscire a metterne in pratica almeno uno.
* Le foto ci sono state gentilmente fornite dalla Signora Marina Mansanta per Edizioni Damiano*