Vignettopoli
Un anno dopo Thyssenkrupp
Un anno passato dalla gravissima vicenda della Thyssenkrupp di Torino, quando, molte persone si sono trasformate in torce umane e solo allora il salone politico e dell’informazione tornato ad occuparsi delle morti sul lavoro; ma nulla realmente cambiato fino ad oggi.
Il carrozzone della politica, con i suoi pi diversi esponenti, ripete, come un disco rotto, che esistono leggi ottimali per garantire la sicurezza sul lavoro delegando, in questo modo, la responsabilit della precariet nei luoghi di lavoro a chi non rispetta queste leggi. L’informazione non sembra essere a conoscenza di queste leggi tanto dichiarate dal mondo politico, per cui denuncia in continuazione la mancanza di una vera sicurezza sul lavoro con articoli e trasmissioni tv sempre con tono polemico e di sfida alla cosiddetta casta. Come al solito, qualsiasi vicenda venga fuori, su cui importante riflettere per cambiare la situazione, chi dispone dei grossi mezzi divulgativi cerca di accaparrarsi il primo posto sulla piramide del potere favorendo in modo esponenziale l’involuzione dell’individuo come tale e come cittadino. Tutti parlano di “lavoratori”; ma nessuno parla di “esseri umani”.
La reale responsabilit delle tragiche vicende nei luoghi di lavoro, della guerra che tutti i giorni milioni di esseri umani cercano di combattere per tentare di essere considerati tali. La ricerca della sopravvivenza economica, diviene il principale motivo che induce un essere umano a recarsi ogni mattina nel luogo di lavoro, dove molto spesso, i suoi diritti non sono assicurati. L’Eurispes elaborando dati Inail, evidenzia come ogni anno milletrecentosettantasei persone si infortunino sul lavoro, mentre su un altro articolo, si faceva riferimento da fonte certa, che erano ben cinquemiladuecento le morti bianche. A tal proposito, vorrei citare il pensiero di Silvano Agosti, profondo filosofo e regista contemporaneo che, in un’intervista, descrisse il vero cancro della nostra societ: “Far credere che sia l’unica cultura quando invece semplicemente la peggiore”. Il filosofo, per far comprendere il valore dell’essere umano fece l’esempio del lavoro: ” il fatto che la gente debba andare a lavoro sei giorni a settimana la cosa pi pezzente che si possa immaginare. Come si fa a rubare la vita degli esseri umani in cambio del cibo, del letto, della macchina?Mentre fino a ieri, credevo che mi avessero fatto un piacere a darmi un lavoro da oggi penso che mi stanno rubando l’unica vita che ho. Mi fanno andare a lavorare sei giorni a settimana e mi lasciano un miserabile giorno, per fare cosa? Non posso in un giorno costruire la mia vita. L’errore che non si deve fare quello di mettere i fiori alla cella della quale si prigionieri perch senn, se un giorno la porta sar aperta, non si vorr uscire. Bisogna pensare con una coscienza perfetta che ti stanno rubando la vita in cambio di pochi soldi al mese; mentre siamo esseri umani, un capolavoro inestimabile. Non capisco perch un quadro di Van Gogh debba valere sette miliardi ed un essere umano mille euro al mese. Oggi so che mi stanno rubando il bene pi prezioso che ho: la vita. Lo schiavo non tanto quello che ha la catena al piede ma quello che non pi capace di immaginarsi la libert” Il suo pensiero potrebbe sembrare estremamente utopico, ma lo percepiamo cos proprio perch ci riconosciamo in ci che ha scritto. Se per una volta ci sganciassimo dalla definizione di “lavoratore” e ci riappropriassimo del nostro principio, valore, essenza primordiale, di esseri umani, ci accorgeremmo che ci che lui afferma con grande sicurezza tristemente vero. Questa coscienza, non filosofia. Il ruolo che ci definisce all’interno di una societ, di un luogo di lavoro, nella politica, nel mondo in genere, non offerta la possibilit di essere considerati esseri umani, e quando si parla di diritti, lo si fa parlando di gruppi di persone che hanno lo stesso ruolo, che svolgono lo stesso lavoro: diritti dei ragionieri, diritti degli architetti, diritti degli operai etc., ma sono solo categorie di appartenenza, persone che dimenticano se stessi, ed agiscono per un bene comune da tutelare, ma che poi singolarmente, porter sempre grandi differenze che mal si sposano nel circuito societario “chiuso” in questi standard! Il denaro, il lavoro, la moda, non sono bisogni primordiali dell’essere umano ma sono costrizioni, condizionamenti verso i quali il potere individuale vacilla a discapito del ruolo sociale che ci viene imposto. L’essere umano non ha pi tempo da dedicare a se stesso, o, se ce l’ha stabilito da altri nell’unico giorno in cui non lavora. Credo che non sia il lavoro che nobiliti l’uomo, n credo che sia lo stesso a renderlo libero, ma solo l’essere umano capace di dare valore alle cose. Il valore dell’essere umano l’essere umano stesso, cos come il valore dei beni e servizi sono i beni e servizi stessi. Essi “sono”, e per questo hanno un “valore”. Tutti gli episodi di dominazione, oppressione, autoritarismo, imperialismo, sfruttamento, discriminazione, coercizione, ecc., sono chiari esempi di esseri umani al di sotto di altri esseri umani, tanto nella sfera sociale come in quella personale. Le pi orribili atrocit sono state fatte in nome della “difesa della fede”, della “sicurezza nazionale”, della “prosperit”, della “dittatura del proletariato”, della “libera impresa”, della “democrazia” ma la storia stata fatta dagli “uomini”, che possono cambiarla se ridiventeranno gli artefici della propria storia, del proprio destino, mettendo in pratica la sua libert d scelta e intenzione, senza demandarla ad una societ “chiusa” all’essere Umano!
*La foto di Laura De Leonardis ed stata gentilmente autorizzata per l’articolo *