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My Blueberry nights
Elizabeth è un animo inquieto. Le prime scene del film, ci presentano questa giovane donna, dominata dalle sue insicurezze. Cerca di razionalizzare una rottura sentimentale, colpevolizza l’ex per sentirsi più libera, e lo fa chiacchierando con Jeremy, il proprietario di un bar affollato e rumoroso, il quale alla fine della serata si ritrova a confidarsi con questa sconosciuta, fra piatti sporchi e una fetta di torta ai mirtilli.
Anche Jeremy è solo e ingenuamente proiettato verso un domani che non esiste se non nella sua immaginazione. E’ uno che vive alla giornata, ne ha passate tante, e colleziona chiavi dimenticate nel suo locale. La raccolta dei mazzi di chiave è simbolica, descrive perfettamente il suo modo di essere, uno che non ama immischiarsi nelle vite degli altri, ma ne custodisce i segreti più inconfessabili senza chiedere nulla in cambio. Uno che si protegge dal coinvolgimento emotivo, e a livello inconscio usa il bancone del bar come se fosse un podio, che ama e odia allo stesso tempo. Inaspettatamente, Jeremy si lascia andare con Elizabeth, vede in lei un’anima compagna, se ne innamora. Fuori dallo schermo, è facile intuire che i due finiranno insieme, sebbene Jeremy appaia all’inizio del film per ritornare solo alla fine.Una sera, Elizabeth si addormenta al bancone del bar, e lui la bacia. Il “bacio rubato” è l’atto conscio che suggella nell’inconscio di Elizabeth la realtà dell’amore. Un amore che esiste per Jeremy, ma non per Elizabeth, la quale grazie alla rimozione, si difende dal ricordo del bacio e lo annulla. L’amata si sveglia grazie al bacio del principe, ma non ricorda che è stato lui a salvarla.
L’inconscio sa già ciò che il conscio sta cercando di reprimere. Qui ha inizio il viaggio della protagonista, compra una macchina e si sposta da una città all’altra dell’America. Elizabeth si allontana da New York, la città del passato e del suo futuro, per elaborare la perdita di un amore, insegue se stessa immergendosi con la dovuta distanza nelle vite di alcuni personaggi incontrati on the road. A Memphis dove fa la barista, conosce Arnie, un poliziotto alcolizzato che è stato appena lasciato dalla moglie, quest’ultima giovane e attraente si sente esasperata dalla sua gelosia paranoica e lo tradisce con altri uomini.
La giovane si affeziona all’uomo, si può definire un sostituto paterno, a livello inconscio, debole, triste e da accudire. Elizabeth cerca di aiutarlo, ma l’uomo scivola giorno dopo giorno nel tunnel della dipendenza. I mondi di Arnie ed Elizabeth sono distanti, la giovane attraverso l’empatia sviluppa un feeling con l’uomo, con il quale ha in comune la solitudine. Ma nient’altro. Elizabeth resta ancora trincerata dentro il suo mondo, caratterizzato da fughe, strade e cartoline. Così un altro viaggio la porta in Nevada, dove dentro un casinò viene raggirata da Leslie. Una giocatrice d’azzardo sfortunata quanto disperata. Leslie si comporta come una vincente, ma in realtà è una che fa delle perdite il suo motto di vita. Meglio perdere che trovare qualcosa, perché se hai qualcuno da amare o qualcosa per cui lottare, sei costretto a smettere di fuggire verso una libertà che non esiste. Il paradiso artificiale che si è cucita addosso, si scontra con l’ingenua razionalità di Elizabeth, la quale si è lasciata derubare di tutto ciò che aveva per aiutare una sconosciuta.
Arnie e Leslie, rappresentano i poli opposti dell’amore. Non si deve dimenticare, che la protagonista del film, sta elaborando il lutto, e anche se apparentemente non appare più di tanto coinvolta nella disperazione di Arnie e di Leslie, questi due personaggi, lasciano sulla strada qualche frammento di consapevolezza. Arnie ama in modo soffocante ed esasperato, non da spazio all’Altro perché teme di essere rifiutato, e così è annullato dal proprio desiderio. Leslie è arida, cinica, nessuno le ha insegnato ad amare. L’assenza di predisposizione all’amore, è accentuata da un rapporto conflittuale con il padre con il quale non riesce ad avere un dialogo. Elizabeth raccoglie i piccoli frammenti, depositati come sassolini sull’asfalto, e li porta con sé a New York. Non si è identificata con la disperazione di Arnie, e nemmeno è riuscita a condividere le drastiche scelte di Leslie, ha elaborato il lutto con gli strumenti che possedeva. La curiosità e la capacità di ascoltare. Elizabeth resta sempre qualche passo indietro, rispetto ad Arnie e Leslie, in ogni modo il suo andare avanti è un tornare indietro, aprire la strada all’inconscio e rammentare a se stessa, il bacio rubato di Jeremy. In questo film, surreale e cinico, il viaggio di Elizabeth la riporterà nel luogo da cui è partita: il cuore.
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa
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