Vignettopoli
Attrazione fatale
“Tu devi avere un grande senso di colpa nei miei confronti che probabilmente ti fa leggere con il sistema rovesciato tutto ciò che ti arriva da me. Credi io sia Glenn Close di Attrazione fatale che attenta al marito fedifrago che si è permesso di fare danni di cui ritiene di non esserne la causa?
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Perché travisare sempre il mio modo di essere e di pormi nei tuoi confronti, pensando che ogni volta, i miei contatti, siano il tentativo bieco di una donnetta da quattro soldi che ha bisogno di comprarsi un uomo perché non può averlo con altre modalità. Temi, così tanto, che la tua privacy possa essere disturbata? Era solo un regalo? Bastava una parola: grazie… con la tua voce.” Questa è solo una delle tante voci che rappresentano il vissuto sentimentale, spesso inespresso di molte donne, parole che si vorrebbero dire, o sono fraintese. Donne che fanno fatica a trovare la strada del chiarimento attraverso la comunicazione, allorquando il partner: presunto, ideale o reale, decide di non continuare la strada comune e la interrompe senza motivazioni. L’abbiamo riportata giacché prende spunto dal celeberrimo film Attrazione fatale di Adryan Lyn.
Dopo l’uscita della pellicola, gli uomini di tutto il mondo, hanno avuto come la rivelazione di cosa possa fare una donna rifiutata, o usata dall’uomo, e temendo che dietro ognuna di loro, si potesse nascondere proprio la protagonista del film, adottarono, a prescindere, la strategia del ” Ferradini”, che non è il prosciutto, ma una canzone di un recente passato, che invitava gli uomini a trattar male le donne, se volevano ottenere la loro dedizione assoluta. Il film di Adryan Lyn ha agito nello stesso modo, solo che in questo caso, oltre ad aver istruito negativamente gli uomini, di conseguenza le donne hanno registrato uno strano messaggio che, se esistono poi altre problematiche nel vissuto individuale, può ipoteticamente far scattare il disagio della protagonista e cominciare a temere di sentirsi come la protagonista. Purtroppo, modi e mode, sul pianeta vanno a braccetto e si assimilano subito, si comunica troppo, ma non si dice nulla di quello che realmente si vorrebbe dire o si ha nel cuore. Una comunicazione basata su copia incolla, sul nascondersi dietro a nickname che rappresentano le nostre paure più profonde, rivestono le nostre frustrazioni del presente e ci permettono di essere individui veri nel falso virtuale, affossando la nostra vera Identità in una confusione che rende tutti più insicuri e infelici.
Purtroppo la degenerazione dei rapporti è sempre dietro l’angolo, il film torna alla ribalta prepotentemente ogni qualvolta che un uomo non ha il coraggio di dire chiaramente alla partner “è finita”, o fa diecimila passi indietro inaspettatamente, trovando più comodo eclissarsi nei suoi silenzi, in fughe ipocrite fondate su strani malesseri da malato immaginario, nelle assurde crisi esistenziali cui fanno riferimento per evitare di mettere in piazza il vero se stesso, o nelle bugie che lasciano il tempo che trovano, offendendo l’intelligenza dell’altro con frasi tipo: sono partito per lo Zambia … ho perso il cellulare… impossibilitato a chiamare, sono nel bel mezzo di una riunione…ho perso tempo in aeroporto, hanno smarrito le mie valigie…sai quante volte avrei voluto passare a trovarti, ero nei pressi, ma poi …
Ma quest’uomo che non deve chiedere mai… soffre di strane paure? Ha solo un vizio di procedura o mancata affettività adolescenziale?
L’effetto disastro è causato da omissis a catena, da bugie male arrangiate e lo porta inevitabilmente a vedere in ogni azione o tentativo di contatto, una strategia a delinquere, atta a mortificarlo o vendicarsi per aver disatteso la donna non più oggetto dei suoi desideri.
Così, le ignare Glenn Close, che l’uomo per la paura di affrontare, se le prefigura nel suo immaginario, prendono sembianze sempre più vere e che sposano le fantasie dell’uomo, finendo con lo scadere in comportamenti che richiamano q quelli tenuti dalla bionda Glenn Close di Attrazione fatale.
Quando ipocrisia e ambiguità prendono il sopravvento, al fine di evitare di rivelare una nuova presenza che ha preso il posto della donna lasciata, essa diventa la “vittima” che presto o tardi potrebbe diventare un “carnefice” inconsapevole, aumentando il popolo delle killer dell’amore negato. Per alcune di loro il vissuto familiare che le ha precedute nel percorso evolutivo di donne, può dare sicuramente un minimo di patentino in stile Close, ma non è sempre così, c’è chi riesce ad arretrare prima di aver compiuto il misfatto…ma “Close, si nasce… e si può diventare”.
Spesso l’umiliazione di essere trattate con prevenzione, come la negativa protagonista che nell’ascensore ha catturato l’uomo con le armi della più navigata delle messaline, e dato sfoggio ad un comportamento seduttivo che trova l’uomo impotente, indifeso, è un ruolo che può essere risvegliato in ogni donna.
Ma quale donna accetta di essere utilizzata come un semplice oggetto sessuale per soddisfare il piacere dell’uomo? Tutte ma nessuna.
Il film racconta e ben sposa, seppur rivestito da tinte noir, il concetto di sessuofobia che se era riconoscibile negli anni 90 nella società americana, oggi è ben visibile anche in tutti i paesi del mondo. Una ricerca compulsiva dell’altro, attraverso il solo canale del desiderio e del piacere fine a se stesso. La società trova sempre maggior soddisfazione in incontri virtuali in sesso espresso attraverso video cam, non partecipando più con il corpo, ma quando hai spento la cam, i giochi sono fatti, ed ognuno a casa sua. “Attrazione fatale” ha fissato un importante impronta nel vissuto di molti uomini e donne, diventando lo spunto di partenza per approfondimenti e discussioni sui comportamenti sessuali del periodo in oggetto, quasi a voler rendere dissacrante un moralismo di fondo che imperversava negli anni in cui la pellicola fu presentata in America.
Un successo insperato, considerando il genere che sapientemente elaborato dal regista americano, è riuscito ad attirare nelle sale il pubblico di tutto il mondo e a diventare il secondo successo per incassi di quegli anni.
Non possiamo certamente dimenticare che il cast formato dai grandi attori come Michael Douglas, nel ruolo dell’affascinante avvocato tiranneggiato dalla donna in carriera e Anne Archer, la moglie ignara, ma sempre pronta a perdonare la scappatella del marito reo confesso, che se il film ha riscosso il successo che ha contribuito a riconoscerlo come il “capolavoro” che tutti conosciamo, è stato proprio per la bravura della perfida protagonista per la quale nelle sale si faceva il tifo, e impersonata dall’attrice Glenn Close.
La bionda del peccato alla fine lancia un messaggio da questo thriller che ha terrorizzato gli uomini, perché in cuor loro sanno che la sensuale e vendicativa donna, è una delle tante vittime predestinate… nel cammin di loro vita!
Gli uomini dovrebbero guardarlo più spesso questo film e con il senno di poi, non solo le patologie possono risvegliarsi e mostrare antiche ferite a produrre un effetto Glenn Close, ma anche l’uso e consumo del corpo e del cuore di una donna, possono dar vita a comportamenti di tipo compulsivo ossessivo. L’usa e getta, puoi farlo con una coca cola, ma quando sono le persone che diventano l’”oggetto”, le cose si complicano. Effetti speciali… o collaterali?Il film presenta situazioni estreme, ma non così improbabili nella realtà.
Un film che restituisce tutto il malessere in cui ci stiamo rotolando, dove il web è diventata la nostra porta in un mondo dove tutto è possibile e la parola “ti amo” è la moneta di scambio del virtual world, dove nel gioco delle parti, vince l’immagine esibita, non è importante che sia la foto di un attore sconosciuto che mostra pettorali che non si avranno mai, o di un’attrice del porno con seni esibiti per meglio far crescere il desiderio nel tuo interlocutore, indossiamo magicamente le loro vite, ma siamo noi, e il nostro malessere di “vivere!”all’insegna di una sessuofobia, il vero killer dei sentimenti.