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La Guerra dei Roses
La Guerra dei Roses, narra la nascita di una storia d’amore e la sua successiva totale autodistruzione. L’ambientazione di questo amore noir è Washington, in cui da ben diciotto anni, Barbara e Oliver Rose, vivono insieme ai due figli, in una sfarzosa villa arredata con eleganti oggetti di antiquariato e porcellane d’epoca.
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Oliver è un importante avvocato ed è riuscito a raggiungere questa posizione, grazie anche ai sacrifici di Barbara, la quale si è privata di una realizzazione professionale e personale, per sostenere il marito nella sua ascesa. Il legame fra Barbara e Oliver, sembra poggiare su basi solide, fino a quando lei stanca di fungere da ornamento di tappezzeria, decide di dare una svolta alla sua vita, diventando manager di una catena di catering alimentare. Il risveglio esistenziale di Barbara non è appoggiato dal marito, il quale solo in apparenza accetta la nuova attività della moglie. Un giorno Oliver si sente male durante una cena di lavoro, Barbara viene informata dall’ospedale del suo infarto, ma nell’atto di recarsi da lui, ha un momento di esitazione, come se il fatto che il marito sia in fin di vita, non le importi affatto. L’assenza di una reazione emotiva adeguata all’evento, la rende consapevole che il matrimonio con il marito è finito per sempre. Oliver ama ancora la moglie e non sembra disposto a rinunciare a lei facilmente, ma costretto dalla determinazione di Barbara, si rivolge all’amico divorzista, Gavin D’Amato.
Il film di De Vito è la metafora perfetta di come distruggere nel modo più doloroso possibile un matrimonio. Se siete in procinto di una rottura e avete voglia di vendicarvi del vostro partner, guardate la guerra dei Roses, ma non lasciatevi trasportare dalla rabbia e dal desiderio di rivalsa, perché come succede ai protagonisti, questa strategia non vi porterà da nessuna parte se non nell’altro mondo.
Le dinamiche comportamentali dei due coniugi sono caratterizzate da una crescente violenza , esercitata sull’altro per sottolineare il proprio potere. Così visto che nessuno dei due vuole abbandonare la sfarzosa dimora, Barbara e Oliver escogitano un compromesso, dividere la casa in due parti delimitate da una piantina a colori. La soluzione genera una situazione di sfida psicologica fra gli ex coniugi, con alcuni tratti sadomasochisti, visto che la coabitazione alimenta l’odio reciproco ed il bisogno inconscio di dimostrare, che la vita senza l’altro è meglio di quello che c’era prima. L’elemento masochista si colloca nella scelta di vivere ancora sotto lo stesso tetto, e di sottoporsi giorno dopo giorno, al confronto con l’astio negli occhi dell’altro. E’ logico che due persone che dicono di detestarsi difficilmente troveranno la serenità, sotto lo stesso tetto, poiché questa scelta riattiverà prima o dopo, un serbatoio di rancori e di frustrazioni destinato ad esplodere.
Così gradualmente Oliver e Barbara si avviano su questa strada, attivando dei meccanismi di difesa che li condurranno alla collisione. Oliver è ancora innamorato della moglie, quindi vive il divorzio come un tradimento che lacera profondamente la sua autostima. Barbara non è più la stessa donna che aveva sposato e che doveva crescere i suoi figli.Il cambiamento di Barbara destabilizza l’equilibrio psicologico di Oliver, eretto unicamente sulla famiglia e sul lavoro. Per questo motivo alterna, momenti di negazione, in cui cerca di riavvicinarsi a lei utilizzando la carta dell’affetto e dell’attrazione fisica (come se credesse di avere in mano la soluzione di tutto), a momenti in cui attraverso un meccanismo di proiezione paranoica del dolore, le affibbia tutte le colpe.
Barbara dal canto suo, presenta un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti di Oliver, cosa che lo fa imbestialire ancora di più, ma questo è solo un modo tipicamente femminile di mascherare una latente aggressività, vestendola con una buona dose di furbizia, infatti, le ripicche continue verbali e non a cui si sottopongono, ed il fatto che ciascuno sembra stare al gioco, incrementando la quantità dei dispetti, sottolineano l’azione dell’identificazione proiettiva, un potente meccanismo di difesa che fa la sua apparizione proprio nei rapporti al limite.
La donna agisce infiltrandosi nei rapporti interpersonali e causando una comunicazione persecutoria in cui la vittima si sente manipolata da uno o più carnefici. Per via di questo vissuto disturbante generato da una valutazione distorta della realtà, la vittima (Oliver), si sente giustificata a reagire con aggressività, nei confronti della carnefice (Barbara). In realtà le cose non stanno proprio così, poiché se la vittima percepisce un attacco, è probabile che l’aggressione provenga dal carnefice, solamente perché sollecitato a sua volta dalla vittima ad assumere quell’atteggiamento aggressivo e continue recriminazioni di Oliver, sollecitano Barbara ad assumere il ruolo di colei che abbandona la stabilità, si beffa dei tentativi maldestri del marito di riprendere un dialogo, e preferisce l’amore per se stessa a quello coniugale.
Le mancanze della vittima hanno spinto la carnefice a chiedere il divorzio, meglio camminare con le proprie gambe che restare sopra uno scaffale, come le belle porcellane del marito. Oliver, irrimediabilmente fagocitato dalla paura di rimanere solo, mostra comportamenti di tipo persecutorio verso Barbara, la quale a sua volta, risponde con altrettanta aggressività. La guerra dei Roses, è un acido ritratto di come due persone che si sono tanto amate, possono arrivare ad odiarsi fino a desiderare la morte dell’altro.
Il punto di rottura dell’amore, è da ricondurre ad alcuni mattoni fondamentali della vita di coppia, che se spostati con disattenzione sono capaci di far crollare tutta la struttura. Quindi, la stima e l’ammirazione verso il partner, il rispetto reciproco anche in presenza di forti divergenze caratteriali, la condivisione di obiettivi comuni, la partecipazione ai desideri e ai successi dell’altro, e non per ultimo, la comprensione. Ecco nella vicenda di Oliver e Barbara, tutti questi importanti ingredienti vengono progressivamente messi da parte dall’orgoglio di ciascun partner, in primis e dall’uso smodato dell’identificazione proiettiva, che il marito inconsciamente utilizza, identificando la moglie come la causa di tutti i mali, senza considerare il ruolo che lui stesso ha avuto nel determinare il crollo del matrimonio. Osservando le dinamiche comportamentali dei protagonisti, si evince che il rapporto fra Oliver e Barbara, passa da uno stato paranoide ad uno stato borderline.
I dubbi e la diffidenza di Oliver uniti ad una forte rabbia per il fallimento matrimoniale, vengono proiettati su Barbara, la quale è identificata come persecutrice, poi fra i due i rapporti diventano sempre più borderline, e la violenza (acting out) vissuta come spinta ad annientare l’altro, prende il sopravvento fino al tragico epilogo.
Dopo aver distrutto la loro splendida casa, precipitano nel vuoto aggrappati al gigantesco lampadario di cristallo. Schiacciati dall’enorme struttura, Oliver e Barbara giacciono a terra morenti. Oliver cerca di prendere la mano di Barbara, ma lei lo allontana.
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa
Per info e consulenze: nerinazarabara@gmail.com
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