Vignettopoli
Nei panni di una donna
Il primo passo per affrontare la consulenza con il film, è quello di identificare l’area di disagio che il soggetto lamenta, e sulla base del focus sollecitato dalla domanda di aiuto, scegliere il film più adatto.
La cinematografia ha affrontato i più svariati temi psicologici, ci sono film che parlano del difficile rapporto fra madre e figlia (September,1987); matrimoni in crisi (La guerra dei Roses ); e pellicole che trattano il problema dell’ansia e delle fobie in modo ironico e originale (Tutte le manie di Bob,.); la depressione e la difficoltà di relazione interpersonale (Qualcosa è cambiato,..); gli esempi sono infiniti e non credo che questa sia la sede per elencarli tutti, piuttosto mi interessa illustrare le fasi principali della cinematerapia, prendendo come spunto una pellicola americana del 2000 intitolata “Quello che le donne vogliono” di Nancy Meyers. Il film narra la storia di un pubblicitario maschilista e cinico, che un giorno in seguito ad un incidente domestico sviluppa la capacità di sentire i pensieri delle donne. Una commedia brillante e ricca di spunti di riflessione, sulla difficoltà di comunicazione fra uomini e donne. I focus principali sviluppati nella vicenda sono: come interviene la cinematerapia nello specifico?
La cinematerapia è un modo per guardare se stessi attraverso la visione di un film. La storia narrata può aiutare il soggetto ad avvicinarsi in modo più autentico e originale al nucleo della sua personalità. Quel nucleo dolente, che si fa voce, utilizzando il sintomo, e il malessere interiore che ne deriva.
-la capacità di provare empatia verso il sesso opposto;
-la presunzione che guida i giudizi e i comportamenti degli uomini e delle donne;
-la scoperta della fragilità femminile;
-la scoperta della fragilità maschile;
La storia di Nick, l’affascinante pubblicitario, senza scrupoli, risveglia (o almeno dovrebbe) l’attenzione dello spettatore su uno degli scogli emotivi che affliggono la maggior parte degli uomini e delle donne, e che si potrebbe riassumere provocatoriamente con una frase: .
Il film in questione indaga i problemi che hanno gli uomini, quando affermano di non capire le donne e provano ad immergersi a tentoni nel loro mondo. Ma il focus si può benissimo rovesciare, poiché Nick interagisce con delle donne e nel momento in cui si rende conto di non conoscerle affatto come credeva, a loro volta i personaggi femminili realizzano di avere davanti un Nick diverso. Nick scopre in Darsy la manager raffinata e dal carattere spigoloso, una donna romantica e fragile; si avvicina alla psiche femminile, e riesce a capire i veri sentimenti di Lola, l’ex fidanzata, evitando così di ferirla per l’ennesima volta. E tra una ceretta e la prova di un collant, con autoironia l’uomo prende in giro se stesso, e lentamente distrugge le sue certezze, costruite su un ego ipertrofico. Dopo la visione del film, propongo alla persona che richiede la consulenza di cinematerapia, le seguenti riflessioni:
1)Come giudica il comportamento del protagonista Nick?
2)Cosa proverebbe se possedesse la capacità di leggere i pensieri delle donne/ degli uomini?
3)Da bambino si è mai sentito messo da parte dai genitori?
4)Quando parla, prova piacere nel sentire la sua voce?
5)Ascolta abbastanza il/la partner?
6)Cosa significa mettere a nudo il proprio Io?
Le domande hanno un orientamento flessibile, e possono essere modificate a seconda dell’input (domanda di aiuto) presentato dal cliente. La discussione sul film, è centrale in questo caso, per tentare di potenziare il suo atteggiamento empatico e fiducioso verso gli altri, partner compreso. Di solito in seguito a un film come questo, è facile che il soggetto senta inconsciamente il bisogno di lamentarsi del partner, di esprimere giudizi repressi, per giustificare la propria incapacità di entrare in sintonia con lei/lui. Mediante la selezione di alcune scene del film, si possono suggerire al soggetto delle soluzioni alternative ed indagare le motivazioni che lo spingono a ritenere la sua modalità di giudizio superiore rispetto a quella del partner. Il film è uno strumento creativo in grado, proprio in virtù della usa elasticità e degli spunti narrativi che offre, di rinforzare il dialogo con se stessi, aiutando la persona a guardare con occhi diversi l’input che crea disagio, e a verbalizzare gli ostacoli che avverte nella comunicazione con il/la partner.
Dr.ssa Nerina Zarabara Psicologa – Per info e consulenze: nerinazarabara@gmail.com