Vignettopoli
S.O.S CLAUSTROFOBIA
Il sogno di E. ha come nucleo centrale la sensazione di sentirsi intrappolati dentro un ambiente che non presenta vie di fuga. Nello scenario narrato, il luogo in cui si scatena la paura è la cantina. Un ambiente conosciuto e amico si trasforma oniricamente parlando, nel simbolo chiave del conflitto inconscio che affligge la sognatrice.
Ad un certo punto il mio compagno si alza in piedi per fare un brindisi, ma il vino è finito. Scendo in cantina per prendere una bottiglia, la porta si chiude violentemente dietro di me e sento girare la chiave nella toppa. Afferro da uno scaffale una bottiglia di rosso e con il cuore in gola mi avvicino alla porta. Faccio per aprirla, ma è chiusa. Comincio ad agitarmi e chiedo aiuto, nessuno mi apre. Fuori soltanto il silenzio. Mi guardo intorno e le pareti della cantina diventano sempre più strette e si avvicinano a me. Fisicamente ho la sensazione che un macigno stia premendo contro il mio corpo e mi manca il respiro. Poi mi sveglio in un lago di sudore….>> (E.)
La cantina assume un significato drammaticamente claustrofobico in virtù di alcuni elementi che la precedono. In un sogno di questo tipo, è importante analizzare cosa accade prima dell’esperienza di soffocamento nella cantina. La prima scena onirica descrive la tipica riunione familiare natalizia, in cui il cibo e un’atmosfera di allegria fanno da padrone. Eppure se è vero che l’inconscio trasforma mediante i meccanismi di condensazione e spostamento il contenuto inaccettabile in qualcosa di digeribile per la psiche, qui accade la stessa cosa. E si intuisce dal momento in cui la porta si chiude violentemente dietro Elfina senza alcun preavviso. La chiusura della porta, simbolicamente è il crollo del Reale, tutto ciò che c’era prima, rappresentato dall’apparente felicità familiare, ora non esiste più. Quando E. chiede aiuto, nessuno le risponde perché?Ha perso il contatto con il suo mondo interpersonale, le persone che prima aveva identificato in determinati ruoli hanno disatteso le sue aspettative, la porta suggerisce il conflitto che parte da una difficile comunicazione con l’altro familiare. E. non si sente compresa dalla sua famiglia, attraversa una crisi di identità con se stessa e tutto ciò che è intorno a lei sembra difficile da gestire. La sua richiesta di aiuto non è accolta, perché inconsciamente non vuole essere ascoltata da chi non è in grado di entrare in sintonia con lei, da chi risponde ad ogni sua richiesta di soccorso emotivo sempre con i soliti “cliché”. Ecco il motivo per cui la cantina diventa troppo piccola per lei, metafora del suo Io che vorrebbe ribellarsi, ma sente di non aver spazio per esprimersi, il luogo o meglio, l’ambiente relazionale con cui interagisce è poco “empatico”, scarsamente stimolante e il senso di pressione che avverte contro il suo corpo, non è altro che la voce della sua anima che spinge per liberarsi.