Cinema & Spettacolo
PFM e il racconto della Storia della Musica
De Andrè, PFM e La Buona Novella: il racconto della Storia della Musica Intervista a Franz Di Cioccio PFM Ma non tutti sanno che ci fu un incontro precedente, nel 1970, quando la Premiata Forneria Marconi ancora portava il nome di “I Quelli ” e da cui nacque un altro capolavoro assoluto, “La Buona Novella”. Come e’ andata?
Quando ci ritrovammo insieme a lavorare sul disco lui rimase molto colpito –tanto da dedicarci la copertina dell’album- soprattutto per il nostro coinvolgimento e interesse per l’argomento, un concept album basato sui Vangeli Apocrifi, sul racconto orale dei vangeli e su una figura di Gesù’ completamente rivoluzionaria, un Gesù uomo, che vive da uomo.In un momento di rivoluzione culturale, spesso gridata, lui fece un disco assolutamente al di fuori del contesto volendo porre l’accento sulla figura di Gesù uomo, Gesù rivoluzionario. Noi rimanemmo colpiti e così scoppiò la scintilla che poi ci fece incontrare di nuovo per il famoso tour del 1979.
Ora siete in tour proprio con La Buona Novella, portando questa esperienza forte insieme ad altri vostri brani, in diversi luoghi d’Italia. E’ stato emozionante notare un pubblico di tutte le età, pronto a cantare e ad ascoltare… perché secondo voi La Buona Novella, che nel 2010 compie 40 anni e’ ancora così vissuta?
Innanzitutto perché ne abbiamo fatto una lettura completamente diversa; la prima volta che la suonammo avevamo ancora “i pantaloni corti”, eravamo giovani e la vivevamo in maniera diversa, oggi sono passati 40 anni, i pantaloni corti non li portiamo più e abbiamo sentito la necessità di proporre La Buona Novella in maniera diversa.
Riascoltando l’opera a 40 anni di distanza ci interessava viverla in modo diverso, approfondendo stati d’animo diversi, in fondo si tratta della storia della storia del mondo e se volevamo far vivere la cosa avvicinandoci più al mondo terreno e meno che al sacro, ci dovevamo rimettere le mani e riarrangiare per fare veramente un omaggio all’amico e chiudere il cerchio carmico che ci legava a lui. Abbiamo aggiunto così 20 minuti strumentali e di assoli, e il testo ora vive anche di musica e di parole, con momenti musicali forti e molto coinvolgenti. I live finora sono stati partecipati e caldi, come se fosse un’opera rock, siamo molto fieri, è stato un lavoro emozionante che riesce ad aggiungere qualcosa a un album che rimane e rimarrà nella storia.
L’incontro tra la PFM e De Andrè è storico anche perché è riuscito a conciliare tutti, unendo la più grande formazione musicale progressive italiana al più grande cantautore italiano, mantenendo le specificità di entrambi e dando così vita a un prodotto artistico di altissimo livello. Come è dopo tanti anni confrontarsi ancora con brani che hanno fatto la storia della musica?
L’approccio è come quello di un regista a un testo. Noi gli diamo dopo 40 anni un nuovo punto di vista rimane l’anima del testo, ma si adatta alla nostra esperienza. Mettiamo la nostra firma su un lavoro concettuale e completo, facendolo passare attraverso la musica e la sua carnalità. Cerchiamo di fare con la musica ciò che si fa a teatro con l’opera come Zeffirelli che mette in scena Puccini, le parole, e le linee rimangono quelle di Puccini ma il carattere è quello di Zeffirelli. Lavoriamo come degli artigiani.
Sicuramente un omaggio a Fabrizio De Andrè, ma anche a un’Italia che cambia e che e’ giusto che possa ancora scoprire e stupirsi grazie alla musica. Sarebbe possibile oggi una Nuova Buona Novella?
Sì, è quella che stiamo facendo noi! Abbiamo preso una base forte di identità e oggi la riproponiamo in maniera moderna e nuova riattualizzando, questo è più di un omaggio…
Oggi nessuno ha più il coraggio di portare avanti una rivoluzione, una presa di coscienza e noi lo vogliamo fare con la musica. La società degli anni Settanta pensava che la rivoluzione partisse dalle teste, invece La Buona Novella racconta di una rivoluzione che parte dall’uomo e dalla semplicità. Questo oggi manca, non si può vivere solo di PIL e telefonini, per questo i testi ridiventano attuali.
Quando dici che Gesù é il più grande rivoluzionario, lo dici in assoluto, se lo si considera un Dio non lo si può imitare, ma se lo si considera come un uomo sì, e allora ecco a voi La Buona Novella.
Un incontro storico quello avvenuto nel 1979 fra il rock della PFM e la poesia di De André, che ha portato a un tour e a due album indimenticabili. Pietre miliari della discografia italiana di qualità. (foto_Alfredo Caprio)
Noi all’epoca eravam session man (quelli che collaborano agli arrangiamenti dei lavori altrui), volevamo fare musica per la vita e cercavamo quindi esperienze sul campo, per avere un confronto diretto. Così facendo abbiamo collaborato con Battisti, Mina, Adriano Celentano e un giorno ci arrivò da Fabrizio De Andrè la proposta di curare un suo lavoro, La Buona Novella. Non si trattava del De Andrè che tutti oggi conoscono, all’epoca era ancora una persona un po’ chiusa, schiva e introversa che si faceva vedere poco, era abbastanza invisibile nel mondo della musica, poche interviste, poche dichiarazioni…era agli inzi insomma.