Vignettopoli
Festa della Donna, le origini ed i significati
Qualche tabù da sfatare: la data ed il simbolo della festa affondano le radici nella storia politica dell’Europa, ma conta il significato: le donne sono creature da amare e rispettare. Con buona pace della valenza commerciale dell’evento.
L’incendio della fabbrica tessile “Triangle” fu il più grave incidente industriale della storia di New York. Nel rogo divampato al suo interno, persero la vita ben 146 persone, per la maggior parte operaie di origine italiana o provenienti dall’Est Europa. L’accadimento ebbe una gigantesca eco sociale e politica: al suo seguito, furono varate nuove leggi di sicurezza sul lavoro e crebbero in maniera esponenziale le adesioni all’International Ladies Garment Workers’ Union, al giorno d’oggi ancora uno dei più grandi sindacati degli Stati Uniti.
Da quell’incendio, l’8 marzo 1908, la dolorosa perdita di molte vite umane, dal sacrificio involontario di tante donne, la decisione: quel giorno, da allora in poi, sarebbe stato ricordato come la Giornata Internazionale della Donna. Il giusto tributo alla memoria.
Ecco, sfatiamo subito il primo tabù. In questo, non c’è niente di più falso. L’incendio della fabbrica “Triangle”, infatti, è assolutamente reale, concreto: avvenimento accaduto, però, il 25 marzo 1911. In un periodo nel quale, la Giornata Internazionale della Donna, era già stata “fissata” in calendario, ma per ben altri motivi.
Un po’ come provare a spiegare ai fedeli che il Santo Natale si festeggia il 25 dicembre perchè, illo tempore, era la data indicata dai culti pagani per la celebrazione del dio del sole, Mitra, culto al quale quello del Salvatore Gesù Cristo si “legò” per non turbare e modificare di troppo le abitudini dei freschi convertiti al cristianesimo.
In realtà, la Giornata Internazionale della Donna affonda le sue radici nel VII Congresso dell’Internazionale Socialista, tenutosi a Stoccarda, in Germania, tra il 18 ed il 24 agosto 1907. In quell’occasione, oltre a discutere degli atteggiamenti da tenere in caso fosse scoppiata una guerra europea (profetici presagi, n.d.r.), il dibattito infuriò attorno la questione femminile ed il diritto di voto alle donne. Il Congresso votò una risoluzione nel quale si impegnavano i partiti socialisti a , ma senza allearsi con le . Due giorni dopo, il 26 agosto 1907, fu tenuta una Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, nel quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste: Clara Zetkin fu eletta segretaria, e la rivista da lei redatta, Die Gleichheit (L’uguaglianza), divenne l’organo ufficiale delle donne socialiste. Non tutte, però, condivisero il fatto di doversi distanziare, in qualche modo, dalle donne borghesi: negli Stati Uniti, Corinne Brown, sulla rivista The Socialist Woman (La donna socialista), scrisse che , ed il 3 maggio 1908, presiedendo alla conferenza del Partito Socialista di Chicago (IL – USA), indisse il Woman’s Day, il giorno della donna. Si discusse di discriminazione sociale, bassi salari, e diritto di voto.
Quell’iniziativa non ebbe grande seguito, ma, alla fine dell’anno, il Partito Socialista si raccomandò di indire una manifestazione in favore del voto alle donne. Fu così, quindi, che, il 28 febbraio 1909, negli Stati Uniti, si festeggiava la prima ed ufficiale Giornata della Donna.
Ora, i lettori più accorti diranno: cosa c’entra con la ricorrenza dell’8 marzo? Dopo aver smentito i luoghi comuni sull’origine della festività, vogliamo smantellare anche la certezza di una data cerchiata in rosso sul calendario? Non precisamente. La ricorrenza nata negli States, infatti, prese piano piano piede nelle abitudini di tutti i principali paesi europei, ma fu interrotta bruscamente a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale. Finchè, a San Pietroburgo, in Unione Sovietica, l’8 marzo 1917, le donne guidarono una grande manifestazione per rivendicare la fine della guerra: i cosacchi, inviata a reprimere la protesta, reagirono fiaccamente, alimentarono i focolari di rivolta, e successive manifestazioni di protesta che provocarono, tra l’altro, il crollo dello zarismo. Stiamo parlando di un avvenimento rimasto nella storia come l’inizio della “Rivoluzione russa di febbraio”, ma che, in un secondo momento, riporta a quell’8 marzo 1917 anche come la “Giornata Internazionale dell’Operaia”, come deciso dal III Congresso dell’Internazionale Comunista. In Italia, la ricorrenza fu festeggiata la prima volta solo nel 1922…per altro, il 12 marzo.
Quindi, ricapitolando: leggende contorte sull’origine della festa, una data indicata arbitrariamente per motivazioni politiche. E, per non farci mancare proprio niente, anche il suo simbolo per eccellenza, la mimosa, un gentil cadeau per le donne di ogni età, è di origine politica!!! L’8 marzo 1945, infatti, da un’idea dell’U.D.I. (Unione Donne Italiane), nacque l’idea di festeggiare le prime giornate della donna nelle zone libere d’Italia; mentre, a Londra, veniva approvata la Carta della Donna contenente richiesta di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, esattamente un anno dopo, l’8 marzo 1946, la comparsa della mimosa per la celebrazione di quell’avvenimento. La mimosa perchè fiorisce in questo periodo, e perchè è gialla. Il giallo esprime vitalità, forza e gioia; il giallo poi rappresenta il passaggio dalla morte alla vita e ricorda le donne che si sono battute per la nascita di un mondo giusto.
A distanza di un secolo da quegli eventi, ciò che resta, oggi, della Festa della Donna, è una connotazione di carattere commerciale. Così come il 31 ottobre di ogni anno, anche in Europa, è sbarcata la festa di Halloween, un turbinio di zucche illuminate e bambini mascherati, anche per la Festa della Donna è caccia al regalo per le amiche, party fino all’alba nei locali più “in” delle maggiori città…magari con pregiato spogliarello maschile annesso!
Viene intesa come la giornata dove alla donna è concesso tutto ed il contrario di tutto, dove potersi liberare delle tensioni accumulate a casa, sul lavoro, nei rapporti interpersonali. Una giornata da dedicarsi appieno, nella sua interezza, senza “ingerenze maschili” di alcun tipo. Questo perchè, in realtà, non ci sarebbe niente da festeggiare. Mentre le donne di un secolo fa lottavano veramente contro il maschilismo imperante, cercavano di far sentire la propria voce, e rivendicavano una parità dei sessi, e dei diritti, in natura abbastanza scontato ma non per la mentalità ottusa dell’epoca, le donne di adesso non hanno poi molto per il quale lottare.
Perchè sono decisamente superiori a noi uomini. Sarà il potere degli ormoni, saranno gli effetti della globalizzazione, sarà perchè quel vecchio detto popolare non aveva poi tutti i torti, resta il fatto che la donna del nuovo millennio è una donna forte, pratica, decisa, determinata. E’ una madre di famiglia, è una donna in carriera, una donna che svolge tutte le attività un tempo riservate agli uomini, e le svolge nettamente meglio. E’ una donna con idee illuminanti, una donna di potere ma molto sensibile, una donna dall’immenso raziocinio e dal cuore grande così. Anche un po’ stronza, talvolta. Ma fa tutto parte del suo splendido universo. E la sua superiorità è riconosciuta da tutti! Come non pensare alle miriadi di canzoni a lei dedicate! “Woman”, del compianto John Lennon, o “She’s always a woman” di Billy Joel…per passare alle italiche melodie dei Raf, piuttosto che ai Ligabue o ai Ramazzotti di turno. Una donna che con un solo sbattito di ciglia ci porta in mondi inesplorati, laddove mai avremmo pensato di trovarci. Là, dove tutto è bello, variopinto, ed ineguagliabile.
Al giorno d’oggi, finalmente, la definitiva presa di coscienza. Come faremmo senza le donne? Se davvero, come affermano le Sacre Scritture, fu sacrificata una nostra costola per ottenere questa creatura, quale sacrificio fu più indovinato? Onore a quelle donne che hanno donato tutte sé stesse per conseguire quanto auspicato sin dai primordi; ed onore alle donne per quello che, oggi, ci dimostrano ogni giorno.
Piuttosto, è ora di sottoporci, noi uomini, ad un critico esame di coscienza. Qual è l’atteggiamento che teniamo nei confronti della donna? Davvero siamo così ipocriti e bigotti di ricordarci di avere un tenero pensiero per loro solamente in occasione dell’8 marzo? Una donna dovrebbe essere festeggiata sempre e dovunque. In tanti paesi, ancora oggi, non viene considerata neanche una persona ma viene trattata come un oggetto o come “attrazione sessuale” per i maschietti. Prima che giubilarle con festeggiamenti, le donne dovrebbero essere rispettate. E’ inutile regalar loro la mimosa per un giorno, portarle a cena fuori, farle sentire “regine per una notte”, e poi, ripiombati nella realtà quotidiana, assistere imperterriti ad episodi di violenza domestica, di stupri ed abusi. “E’ molto più bello tornare a casa e ricevere tutti i giorni un abbraccio dal proprio uomo e un sorriso, che ricevere la mimosa!!!”, il femminile pensiero comune. E vale sempre la pena di ricordare che siamo sempre importanti, uomini e donne, ogni giorno della nostra vita e che un sorriso e un abbraccio vale più di cento regali o di mille parole. Poi, che sia 28 febbraio, 8 marzo, poco importa: forse è questo il miglior modo, il giusto messaggio, per ricordare ed apprezzare le dure lotte del passato.