noirbynoir
Make up in noir: il trucco, da giallo diviene nero.
Nel ventunesimo secolo i grandi generi letterari sono caratterizzati da notevoli cambiamenti rispetto al passato. Le avanguardie hanno esplorato angoli mai immaginati prima mettendo in luce anche alcune sottocategorie che a loro volta sono divenute autonome e hanno formato, di conseguenza, nuove strade interpretative e narrative. Il romanzo (e racconto) “giallo” contemporaneo ha una data convenzionale di nascita, il 1841, che coincide con la pubblicazione di un racconto di un grandissimo autore statunitense, Edgar Allan Poe, il cui titolo “I delitti della via Morgue” (titolo originale “The Murders in the Rue Morgue”) sarà il monito per molti autori seguenti. Primo fra tutti, per importanza, Arthur Conan Doyle che s’ispirò al protagonista di Poe, Auguste Dupin, per scrivere del suo celebre investigatore Sherlock Holmes.
Ma Sherlock Holmes opera nel 1887. Oggi le regole sono cambiate e continuano a mutare velocemente. La giallistica si divide in quattro grandi recipienti: poliziesco, letteratura di spionaggio, noir e thriller. Non è semplice individuare le varie manovre semantiche che intervengono quando si deve catalogare un testo, ogni testo ha una propria collocazione ed una percentuale maggiore o minore d’appartenenza ad un genere.
Prendiamo in considerazione una raccolta del 2010 edita presso le Edizioni Damiano, che a grandi linee si può inserire nel genere giallo, intitolata “Make up in noir”. Basterebbe soltanto quest’appellativo per far capire ad un qualsiasi lettore “x” che non si trova davanti a dei semplici racconti gialli sviluppati secondo la logica dell’omicidio o furto, indagine poliziesca, finale con colpevole e gloria per l’investigatore.
In “Make up in noir” i protagonisti non sono gli investigatori. Le due autrici del libro Nida pseudonimo usato dalla giornalista milanese Nicoletta Damiano e Nez, Nerina Elena Zarabara psicologa nonché figlia di Nida, non intendono colpevolizzare i loro personaggi ma creare un rapporto stabile e concreto fra loro ed il lettore. La storia può, quindi, essere raccontata dal criminale o da chi è coinvolto con il misfatto. Questo fattore è di primaria importanza. La trasposizione dell’io narrante struttura il personaggio in modo tale da destare maggiormente interesse nel lettore, riesce a rispondere alle domande psicologiche in modo istantaneo e concreto a differenza della giallistica classica che verte soltanto sui ragionamenti dell’investigatore.
Un esempio si può trovare nel racconto “Storia di Whisky andati” di Nida (NicDam), nel quale il personaggio principale non è colpevole dell’omicidio ma comunque arrestato per delle prove accidentali ma schiaccianti. Noi conosciamo i fatti dal protagonista che ci illustra in modo più o meno stabile, a causa dell’alcool ingerito, le sue ultime ore. Il ritmo del racconto si pone in situazioni di flash back nelle quali la descrizione, pian piano, crea una serie d’immagini che palesano la realtà degli eventi.
“Sul suo volto, la smorfia di repulsione che provava nel guardare quello che era diventato. Sventolò del denaro, glielo strappai. Le sue grida s’amplificarono…Schiaffi e graffi, mi colpirono in un rapido susseguirsi, poi il sangue……………”
Il rapporto causa – effetto, considerando la nozione di causa e causalità propria della filosofia antica, interferisce con la storia per mettere alla prova il bevitore di bourbon che trascinato dai fumi dell’alcool cerca di ricostruire la verità vedendosi innocente del delitto per il quale è stato accusato ma, sottraendosi nel medesimo istante perché colpevole di un altro reato.
“Storia di Whisky andati” scava all’interno di una raffinata crescita psicologica del personaggio. Si giunge alla verità attraverso un reale bisogno del criminale piuttosto che degli agenti in divisa. Le parti sono ribaltate e le forze dell’ordine non riescono a guardare oltre il loro naso.
L’autrice è riuscita a creare un’ambientazione odierna di contenuti etici che prevalgono sul racconto di fantasia. Oggi il lettore non riesce a dare un senso logico alle ingiustizie ed ai fin troppi delitti impuniti che continuano a svilupparsi nelle nostre società moderne e democratiche, il bisogno di verità è una forte esigenza per il lettore quanto lo è per il nostro anti-eroe.
L’intenzionale interesse introspettivo per la psicologia del personaggio muove dal sottogenere noir per entrare nell’hard-boiled che vede come precursori gli scrittori Raymond Chandler, Cornell Woolrich e James M. Cain.
Lo scopo dell’autrice, in questo particolare racconto, è trascinare il lettore nella riflessione. Il lettore deve analizzare il Mondo in base alle nuove informazioni ricevute con un brillante riflesso di realtà e di causalità. La soluzione del crimine cade in secondo piano per andare al di là dell’ordine e, soprattutto, del ristabilizzarsi dell’ordine.
La sovrapposizione di giallo, mistero ed esoterismo è un altro grande tema sviluppato all’interno de “Make up in noir”. Infatti, considerando un altro racconto della raccolta, “La bambola”, di Nez, ci troviamo in un’abile fusione tra un’ambientazione meno convenzionale e la risoluzione con lieto fine a sorpresa che, tuttavia, lascia un alito di terrore.
Mariella, la protagonista, precipita in una condizione di morboso interesse nei riguardi di una bambola trovata in spiaggia. Rispetto a “Storia di Whisky andati” la variazione temporale si muove in modo maggiormente statico, non c’è interesse per il flash back, per il passato; la vicenda si svolge nel presente e nell’onirico:
“Mi sono vista dentro una grande casa, stavo discutendo con una donna vestita da cameriera ed io mi guardavo allo specchio ed indossavo abiti eleganti e una parure di gioielli piuttosto vistosa. La domestica si stava scusando per aver rovesciato per terra un vaso di ceramica, e due bambine giocavano per terra con le bambole.”.
La sottigliezza della staticità si scorge a causa dell’incubo associato alla bambola che lascia, nel lettore, il dubbio di un flash foward e non, quindi, di semplice sogno angoscioso provocato da energie negative della bambola . Le due ipotesi non sono sviluppate e concretizzate, l’erba dell’incertezza trova terreno coltivabile nella nostra mente per vagliare tutte le soluzioni possibili ma, ancora una volta, il trucco, inteso come possibile soluzione, non è di primaria importanza.
“La bambola” e “Storia di Whisky andati” sono due esempi di racconto giallo contemporaneo che presentano, come abbiamo velocemente individuato, evoluzioni stilistiche e concettuali di notevole struttura che si plasmano al recipiente del noir quanto a quello del thriller per individuare al meglio problematiche attuali di substrato intellettuale e non solo.
- VIA
- Velia Viti